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SAN TOMASO Come per l’incontro di fine gennaio, il fagiolo è stato ancora protagonista di un approfondimento. Questa volta, l’argomento era la conferenza “Anno Domini 1532: il lungo viaggio dei fagioli dall’America alle Dolomiti” che si è svolta secondo il programma previsto, presso il “Centro Orti Rupestri” di San Tomaso e nella mattinata di sabato 29 giugno, con relatore lo storico e giornalista Marco Perale, intervistato da Radio Più pochi giorni fa. A maggio, Perale, aveva presentato l’argomento all’Increase Meeting annuale della FAO a Roma con l’agrotecnico agordino Renato Da Ronch che aveva condiviso l’esperienza degli “Orti Rupestri” di San Tomaso, associazione di cui è presidente. L’evento, patrocinato dal Comune e sostenuto da Banca Prealpi SanBiagio, è stato introdotto dal sindaco Moreno De Val e da Renato Da Ronch. Perale ha spiegato che i fagioli, originari delle Americhe, sono arrivati in Europa dopo la conquista spagnola. Nel 1530, l’imperatore Carlo V regalò un carico di questi “strani” semi al papa Clemente VII. Pierio Valeriano, presente nell’entourage del pontefice, diede inizio alla coltivazione di questi legumi nella Val Belluna rivoluzionando in questo modo l’agricoltura e la dieta europea del XVI secolo che in seguito avrebbe visto l’introduzione di altri alimenti americani come il mais e le patate. Il relatore ha discusso del suo libro “Milacis cultus aperire paramus”, basato sul manoscritto di Valeriano “De milacis cultura”, il primo testo analitico sulla coltivazione dei fagioli. Valeriano fu un precursore della “citizen science”, distribuendo i semi a vari umanisti per sperimentarne la coltivazione e raccogliendo i loro rapporti per creare un manuale. La storia della loro diffusione offre insegnamenti per affrontare la fame e la sostenibilità agricola oggi. Le università, in collaborazione con la FAO e ricercatori italiani, stanno tracciando geneticamente i fagioli originari per riportarli nelle regioni del sud del mondo, come esempio di economia circolare e scienza partecipativa. Marco Perale, laureato in lettere antiche a Padova con un diploma di archivistica paleografia e diplomatica a Venezia, scrive di storia con una particolare attenzione all’Alto Medioevo e al Rinascimento nel Veneto. Tra le sue numerose pubblicazioni figura appunto anche il “Milacis cultus aperire paramus – De milacis cultura di Pierio Valeriano”. Presidente dell’Associazione Internazionale “Dino Buzzati” e Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, in Agordino, negli ultimi due anni è stato ospite a Vallada, dove ha esposto una tesi relativa al nome del Monte Celentone e a Cencenighe, dove ha parlato di storie e luoghi dell’Agordino.
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