Si è riunito in Prefettura il tavolo tecnico per il monitoraggio del fenomeno.
BELLUNO Il ritorno del lupo nelle montagne bellunesi non rappresenta un pericolo per la pubblica incolumità ma è un fenomeno che occorre continuare a monitorare con attenzione per i danni che esso provoca alle attività zootecniche, fondamentali per la tutela dell’ambiente montano, e per la preoccupazione che essa ingenera in alcune comunità locali. E’ questo l’esito del tavolo tecnico tenutosi oggi in Prefettura, alla presenza della Provincia di Belluno, dei Carabinieri Forestali e dei rappresentanti dei Comuni di Alano di Piave, Alleghe, Alpago, Arsiè, Belluno, Borgo Valbelluna, Cesiomaggiore Chies d’Alpago, Colle S. Lucia, Cortina d’Ampezzo, Falcade, Feltre, Fonzaso, Lamon, Limana, Livinallongo del Col di Lana, Ponte nelle Alpi, Quero Vas, Rocca Pietore, Selva di Cadore, Seren del Grappa, Sovramonte, Tambre. Durante l’incontro la Polizia Provinciale ed i Carabinieri Forestali hanno fornito un aggiornamento della situazione che fa registrare un aumento della presenza di lupi nel territorio provinciale. A fronte di ciò, è stato confermato che il ritorno del predatore non costituisce un pericolo per la pubblica incolumità, sebbene alcuni degli amministratori presenti abbiano sottolineato la preoccupazione delle rispettive comunità, specie quelle residenti nelle zone più isolate. Difatti, dal secondo dopoguerra ad oggi, non si registrano casi documentati di aggressione o uccisione di persone da parte del lupo. Sotto la lente d’ingrandimento anche il fenomeno della c.d. ibridazione (dovuta all’incrocio tra il lupo ed il cane). Sebbene gli studi scientifici sull’argomento siano tuttora in corso, il rappresentante dei Carabinieri Forestali ha evidenziato che non vi sono, ad oggi, elementi per affermare che l’animale “ibrido” possa avere, nel proprio patrimonio genetico, caratteristiche tali da renderlo più pericoloso per l’uomo. Al contrario, tale incrocio potrebbe incidere negativamente sulla preservazione del lupo. I rappresentanti della Provincia e delle amministrazioni comunali hanno poi illustrato le molteplici iniziative di comunicazione che si sono svolte sul tema, molte delle quali dedicate agli allevatori, categoria maggiormente danneggiata dal ritorno del predatore. Al riguardo, è emerso che le iniziative assunte grazie ai contributi regionali, tra le quali l’installazione di recinti elettrici ed acquisto di cani da guardiania, si sono dimostrate efficaci. Infatti, a fronte del maggior numero di lupi, nei primi due quadrimestri dell’anno si è registrato un calo delle predazioni segnalate di circa il 50% (63 capi predati nel periodo gennaio – agosto 2019 a fronte dei 114 dell’analogo periodo del 2018 e dei 96 del 2017). Ciononostante, tutte le istituzioni presenti hanno ribadito l’esigenza e l’impegno a proseguire e rafforzare le iniziative di prevenzione a tutela del settore zootecnico e di corretta informazione alla popolazione con un approccio finalizzato ad assicurare un supporto informativo diretto al singolo interessato, in stretto raccordo con la Regione del Veneto e le associazioni di categoria.