Il mercato del lavoro in provincia di Belluno chiude il secondo trimestre del 2018 con un saldo positivo per 410 posizioni: una crescita inferiore rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando il saldo era pari a 1.595. Il recupero di posti di lavoro dal momento peggiore della crisi, l’aprile 2014, prosegue: da allora, sono stati recuperati 6.800 posti di lavoro. Confermato anche l’incremento del numero dei contratti a tempo indeterminato registrato nei primi mesi dell’anno. È quanto emerge dal report sull’andamento del mercato del lavoro nel secondo trimestre del 2018 realizzato dall’Ufficio Studi della Cisl Belluno Treviso e presentato oggi a Belluno dal Segretario generale aggiunto Rudy Roffarè e dal Segretario Gianni Pasian.
Per raggiungere i livelli pre-crisi in provincia di Belluno a giugno del 2018 mancavano 2.250 posizioni; nello stesso mese del 2017 mancavano 2.695 posti di lavoro all’appello. Il secondo trimestre, con un andamento tipicamente stagionale (calo ad aprile e recupero in giugno), è aumentato di 410 posizioni, valore peggiore rispetto al 2017 (+1.595 unità). “Quest’anno – spiega Roffarè – il meteo, con piogge persistenti fino a giugno, ha inciso negativamente sulla stagione turistica del secondo trimestre, con ricadute anche sull’occupazione”.
I risultati sono la diretta conseguenza di un saldo negativo di -245 posizioni per le donne (nel 2017 era +365) e di uno positivo per gli uomini per 655 unità (nello stesso periodo dell’anno prima erano +1.225). Il calo ha interessato soprattutto i lavoratori over 54, che scendono di 135 unità (erano +85 nel 2017), e i dipendenti tra i 30 e i 54 anni, passati da un saldo di +635 del 2017 a -95 del 2018. I dipendenti con meno di 30 anni sono aumentati di 640 unità (il saldo del 2017 era 870).
In termini settoriali, l’industria regge ma cresce meno dello stesso periodo dell’anno scorso, passando da un saldo a +455 del secondo trimestre 2017, a +305 del 2018. Mostrano una buona espansione il metalmeccanico (saldo di 200 unità, come il 2017), le costruzioni (370 posizioni, 350 nel 2017) e l’agricoltura con un saldo di 185 (poco meno dei 210 del 2017). Nei servizi, oltre al periodico calo nell’istruzione legato alla scadenza dei contratti degli insegnanti (-915 posizioni, erano 990 nello stesso periodo del 2017), anche i trasporti e magazzinaggio decrescono di -265 posizioni (-160 nel 2017) e i servizi di pulizia scendono di -85 unità (era in crescita di 65 nel 2017); i servizi turistici aumentano di appena 565 unità, molto meno dei 1.145 posti di lavoro del secondo trimestre del 2017.
Sul piano territoriale cala l’area di Agordo di -110 posizioni da lavoro dipendente (nel 2017 era positivo per 175), stabili Feltre e Belluno (quando un anno prima crescevano rispettivamente di 330 e 60 unità), mentre Pieve di Cadore aumenta di 500 lavoratori (ma erano 1.030 nel 2017).
Osservando le forme contrattuali il saldo positivo è spinto da una crescita dei contratti a tempo indeterminato (150 la variazione al secondo trimestre 2018, nel 2017 era -20). Il numero dipendenti a tempo determinato segna un + 145, valore nettamente inferiore al +925 dell’anno precedente e connesso ad un aumento delle cessazioni e delle trasformazioni. 75 il saldo dell’apprendistato (come nel 2017), mentre crolla a 40 quello dei lavoratori in somministrazione: nel 2017 era 620.
Con riguardo alle altre forme contrattuali scendono nel secondo trimestre le assunzioni con contratto a chiamata (-16% rispetto allo stesso periodo del 2017) e con saldi modesti: -35 nel 2018 (465 per il 2017). Negativo il saldo dei contratti parasubordinati (-65, poco meno del 2017).
“Questo trimestre – afferma il segretario generale aggiunto della Cisl Belluno Treviso Rudy Roffarè -sconta da un lato gli effetti del brutto tempo sul comparto turistico e dei servizi, dall’altro il calo dell’export sul settore manifatturiero: l’occhialeria ha dimezzato il saldo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e in generale l’industria, pur chiudendo il trimestre con segno più, arretra rispetto allo stesso periodo del 2017. Risentono del rallentamento soprattutto le forme contrattuali atipiche, i contratti in somministrazione, il lavoro a chiamata, che nei momenti di minor crescita, sono ovviamente i primi a saltare. I contratti a tempo indeterminato invece aumentano, anche grazie agli sgravi contributivi previsti dalla Legge di Bilancio 2018 per le imprese che assumono giovani lavoratori”.
“Va sottolineato anche il buon utilizzo dei contratti di apprendistato – aggiunge il segretario Gianni Pasian -, un leggero aumento, rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso, che va sostenuto e che deve rappresentare un punto di partenza per una crescita di questi contratti che offrono ai giovani ottime opportunità di inserimento. Ci preoccupa molto invece l’uscita massiccia dal mercato del lavoro degli over 54, per i quali sono urgenti politiche attive per la riqualificazione e il ricollocamento, e risorse e strategie per la formazione continua ed eventuali incentivi di fine carriera per chi è vicino alla pensione”.