RADIO PIU’ Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera del MUSLA in seguito alle osservazioni di Luigi Guglielmi e Luisa Manfroi.
LA LETTERA
A seguito dell’articolo pubblicato sul Corriere delle Alpi il 12 novembre 2020 e delle rispettive reazioni dei giorni successivi all’intervista di Gianni Santomaso, il MUSLA desidera rispondere pubblicamente alle gradite osservazioni di Luigi Guglielmi e Luisa Manfroi. Per ovvie esigenze giornalistiche, premettiamo, l’articolo si era, in tale sede, dovuto attenere a lunghezze prestabilite e, visto che siamo desiderosi di non lasciar spazio a fraintendimenti, proviamo a chiarire quanto ci sembra esser stato poco chiaro. L’intervista completa può comunque essere rivista e riascoltata nella sua interezza sul sito di Radio Più. Vorremmo esordire ricordando come il dialogo sia uno dei capisaldi del nostro movimento, motivo per cui abbiamo davvero apprezzato i tempestivi interventi di quanti ci hanno risposto. Uno sguardo alle realtà preesistenti e l’integrazione di tali conoscenze nella nostra visione sono prerequisiti che davamo addirittura per scontati. In questo senso, il MUSLA è estremamente attento alle proprie iniziative di sensibilizzazione, vedendo la grafia e la scuola come punta di un iceberg, il quale necessita di una base solida di consapevolezze e progetti legati in modo diretto alla gente. Proprio per questo, in questi mesi, abbiamo curato la comunicazione con persone impegnate culturalmente, con le Unioni ladine e gli istituti, non solo della vallata agordina, ma anche delle vallate limitrofe (Gardena, Fassa, Ampezzo). Abbiamo seguito con passione i lavori svolti nel passato e “fatto nostra” la letteratura relativa alle tematiche linguistico-culturali grazie ai lavori di Giovan Battista Pellegrini, Vito Pallabazzer, Gianbattista Rossi. Tentiamo, nel nostro lavoro, di integrare tali conoscenze con quelle più prettamente accademiche e “moderne” che sono proprie del nostro approccio, quali la ricerca scientifica concernente le questioni di politica e pianificazione linguistica, la didattica delle lingue minoritarie, gli studi socio-linguistici e via discorrendo. Diciamo questo perché forse Guglielmi è stato portato fuori strada dal titolo della nostra intervista, la quale per motivi strettamente giornalistici, affermava che il MUSLA avesse “un solo obiettivo” e che questo puntasse a una grafia unificata. In realtà l’idea di insegnare la linguistica dei dialetti nelle scuole e creare un sussidiario formale è perfettamente affine alla nostra posizione. Già abbiamo lavorato a progetti di sensibilizzazione e di divulgazione scientifica della linguistica dei dialetti ladino-veneti, prima ancora di pensare ad una grafia. A tal proposito, si vedano le nostre pagine Facebook e Instagram (dove si trovano contenuti della tipologia che Guglielmi proponeva, etimologie, confronti dialettali e così via), una presentazione fatta a scuola che proponiamo e i nostri studi pubblicati. Ne consegue che le due attività vadano dunque di pari passo: grafia e scuola sono l’obiettivo finale passando per una politica bottom-up (cioè che parte dal basso, dall’ascolto e dalle competenze dei parlanti). Precisiamo inoltre che il manuale “Scrivere in Ladino” dell’Istituto Ladin de la Dolomites, citato da Guglielmi, rappresenta una serie di regole ortografiche atte a risolvere i principali dubbi fonetici del ladino bellunese, ma di fatto poi ad esempio un Alleghese scriverà diversamente da un Lavallese, come un Comelicano da un Auronzano. Una grafia polinomica come la nostra GLAC (Grafia Ladina Agordina Comune) invece, che peraltro utilizza proprio quelle regole formali ideate dall’Istituto, ambisce a scrivere ogni singolo dialetto agordino nello stesso modo e lasciare libertà di lettura secondo la propria variante di paese, eliminando il superfluo e chiedendosi “come è possibile rappresentare tutte le varianti esistenti in un’unica grafia che sia comoda, coerente e intuitiva?” È peraltro l’iter seguito dalle valli di Fassa e Badia, dal basco, dal catalano e moltissime altre realtà (con molti dialetti ma uno standard scritto rappresentativo e ufficiale), la cui efficacia è palpabile nella stabilità linguistica e la competenza che hanno oggi quelle comunità, un tempo in difficoltà, nonché confermata dai dati scientifici e sociologici (vd. Survey Ladins, 2006). Alla domanda dunque “che senso ha andare in cerca di una grafia unica per l’Agordino?” rispondiamo con le parole dell’Institut d’Estudis Catalans: “L’unificazione ortografica è un fattore essenziale per il riconoscimento di una lingua come lingua della cultura”. Dove le nostre posizioni probabilmente divergono è l’ideologia di base. Il MUSLA non si propone di “salvare il nostro bel dialetto dalla morte” o di ritagliarsi un’ora alla settimana per insegnare ai ragazzi un’entità linguistica folkloristica. Il MUSLA lavora per garantire il diritto dei cittadini alla lingua, per concretizzare un accesso democratico e moderno agli strumenti, a internet, a scritti ufficiali e mettere i parlanti di fronte alla possibilità di essere informati e poter scegliere, cosa che finora non è successa. Il MUSLA vuol far vedere cosa si può fare con una lingua, far aprire gli orizzonti, dare motivi di orgoglio, pensare in grande. Stimiamo i lavori proposti in passato dalla professoressa Manfroi e siamo consapevoli di come il CLIL, con il suo utilizzo trasversale e funzionale della lingua, sia la metodologia primaria di questo grande progetto. È vero, sì, che l’amore per la propria cultura e un forte sentimento identitario partono proprio dal nucleo famigliare (come MUSLA insisteremo nel far capire ai genitori l’importanza vitale di parlare ai propri figli in agordino), ma siamo convinti che questo non sia sufficiente. Genitori che non sono stati scolarizzati a stretto contatto con la lingua locale raramente saranno in grado di trasmettere non solo un sapere linguistico ampio (la competenza di una parlata), ma anche il saper riflettere sulla lingua (la coscienza linguistica). Questo punto è fondamentale anche per la scoperta e la trasmissione del lessico, per le quali non basta l’educazione famigliare, ma è fondamentale quella formale inserita nell’ambiente scolastico. Crediamo infine che guardare all’erba del vicino sia in questo caso più che mai un buono spunto, imparare dagli errori passati, impegnarsi per trasmettere un prodotto culturale non solo come elemento di curiosità per chi viene da fuori, ma soprattutto a chi lo vive nella vita di ogni giorno costruendo gli strumenti necessari per una riflessione sulla realtà linguistico-culturale dell’Agordino. In questo senso, auspichiamo ulteriori proficue e serene discussioni con chi gradirà. L’attività del MUSLA non vuole essere una “passione di singoli”, ma “patrimonio di tutti”.
Nicola Cassisi
Beatrice Colcuc
Davide Conedera