di LUISA MANFROI
Sono trascorsi quarant’anni da quando, il 20 settembre 1981, in una domenica grigia e piovigginosa che preannunciava l’arrivo dell’autunno, il Nof Filò ebbe il suo battesimo ufficiale.
Se tanti cominciano ad essere gli anni di questa struttura, altrettanto numerosi sono quelli che hanno varcato le sue porte per partecipare alle svariate manifestazioni che si sono svolte nella sala che più lo rappresenta. Un lungo elenco che sarebbe difficile riassumere in poche righe ma che in genere ha come denominatore comune la cultura. Non a caso, il Nof Filò nasce come “centro turistico culturale” anche se, in molti anni, non sono mancate le manifestazioni ricreative, di svago, di divertimento e di socialità. E proprio questo ultimo aspetto giustifica la sua costruzione. Facciamo un passo indietro nel tempo. Negli anni Settanta erano diverse le associazioni attive sul territorio e altre si stavano costituendo. Mancava tuttavia un luogo che fungesse loro da sede e dove i volontari potessero riunirsi in occasione di assemblee o di incontri periodici. A questo si rimediava ricorrendo a sale private come quella della Trattoria al Sole, quella della Cooperativa di Consumo entrambe in via Roma o all’Asilo Vecio, a Coi. Tutto questo, comunque, dava la parvenza di una certa frammentarietà e l’idea di costituire una sede, un unico punto di riferimento per tutte le associazioni del paese si fece sempre più concreta e impellente. Un luogo dove ritrovarsi per stare insieme, dibattere, far festa. In una parola, un centro di aggregazione per i paesani e non solo. E per le manifestazioni di più ampio richiamo come il ballo? Per questo c’era la sala dello “Spaccio”, la sede del dopolavoro Enal a Veronetta, quella della Trattoria al Sole o quella più capiente del cinema di Palù. Per gli amanti del liscio, però, il punto di riferimento in Agordino era pur sempre l’Albergo Centrale dei “Meni”, a Canale d’Agordo. D’estate era diverso perché il bel tempo dava una mano, permetteva di stare all’aperto e di organizzare le feste campestri in quota, a Colàz, Malòs e nell’area della Pineta luogo in cui la Pro Loco e i sodalizi di volontariato avevano ricavato la scenografia dove ospitare feste estive e altre iniziative per i locali e per quanti trascorrevano l’estate in zona. Esisteva un ufficio informazioni in Piazeta Vecia, dietro l’albergo Stella, ma si poteva fare di più. L’ amministrazione comunale dell’allora sindaco Benito Orzes pensò che una struttura che fungesse da luogo di ritrovo dei volontari e una sala per organizzare mostre, convegni e ciò che la fantasia suggeriva, fosse utile. La scelta cadde su Veronetta. La proposta venne condivisa con gli assessori e poi discussa in Consiglio. Porta la data del 24 febbraio 1979 la delibera con la quale la Giunta Comunale decideva di dare incarico allo studio tecnico Beniamino Manfroi di progettare un fabbricato per uffici ed attività turistiche pur con il voto contrario della minoranza. Ottenuto il finanziamento e scelta l’area, confermata in quella di Veronetta che mostrava ancora i segni dell’alluvione del novembre 1966, si diede inizio all’iter che in tempi relativamente brevi condusse alla costruzione del fabbricato che già nel giugno 1981 poteva dirsi quasi ultimato. Mancava soltanto il nome. Come conferma lo stesso Benito Orzes: «Non si sapeva quale appellativo dare a questa struttura, ma dopo averne parlato a lungo, emerse l’idea di “filò”, termine che indicava il luogo di incontro di una famiglia o di un gruppo nella stalla o nella “stua”». E questo fu il nome: “Nof Filò”, letteralmente “nuovo ritrovo”. Si dice che fosse stato il glottologo Giovan Battista Pellegrini a suggerirlo. A fine giugno, la rassegna dei cori agordini fu la prima manifestazione in assoluto ma per l’inaugurazione si dovette attendere la mattinata di domenica 20 settembre 1981. Un programma ricco che vide lo spettacolo delle majorettes, il discorso del sindaco, delle autorità politiche e amministrative dell’epoca pure di un certo peso, la benedizione da parte del parroco don Costantino De Martin, il pranzo, l’esibizione della fanfara e, in serata, grande festeggiamento con il ballo. Il centro era sede dell’ufficio informazioni turistiche della Pro loco, di alcune associazioni e disponeva di un’ampia sala, la stessa che in quarant’anni ha permesso di organizzare mostre (tra tutte quella dedicata ad Antonio Ligabue, nell’estate 1984, storica per numero di visitatori), conferenze, serate con personaggi famosi, spettacoli, manifestazioni musicali, canore e quelle meno “culturali” come feste e balli. Il Nof Filò ha risposto in pieno al criterio della socialità e dello stare insieme e anche nel periodo dell’emergenza pandemica, malgrado il numero delle iniziative che hanno trovato svolgimento in questi ultimi due anni siano state più ridotte, è servito come luogo per la somministrazione del vaccino contro il Covid-19. Sempre facendo riferimento alla storia, nel maggio 2006, dopo annose vicissitudini, al Nof Filò si è aggiunta l’inaugurazione della nuova ala del municipio preceduta, qualche anno prima dalla sistemazione della superficie limitrofa, ex area cimiteriale, con la creazione della piazza vicina al municipio e al Nof Filò sul quale trovano spazio il museo degli scalpellini e il monumento agli emigranti agordini che ora, con lo scoprimento della targa nel pomeriggio del 18 settembre, è stata intitolata a Giovan Battista Pellegrini.
Dopo quarant’anni, è inevitabile che una struttura necessiti di un restyling ma ciò non muta la sostanza, il fatto che il Nof Filò esista e che abbia contribuito a rendere viva la socialità, quella vera, fatta di incontri non virtuali ma concreti e di presenza, autentico fondamento delle relazioni.
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