di Renato Bona
Oggi, 14 febbraio, torna la “Festa di san Valentino”, ricorrenza dedicata agli innamorati, che viene celebrata in gran parte del mondo e soprattutto in Europa, nelle Americhe ed in Estremo Oriente. Lo ricordiamo perché la realtà bellunese è legata a Valentino per il fatto che si tratta del patrono di Limana, paese della Sinistra Piave, e perché due parrocchie diocesane sono a lui dedicate: quella di Igne, in comune di Longarone, e quella di Mareson di Zoldo. La libera enciclopedia Wikipedia quanto alla festività religiosa ricorda che: “Prende il nome del santo nonché martire cristiano Valentino di Terni e venne istituita nel 496 da papa Gelasio I, andando a sostituirsi alla precedente festa pagana dei ‘Lupercalia’ presumibilmente anche con lo scopo di cristianizzare la festività romana”.Furono i Benedettini a contribuire decisamente alla sua diffusione, in particolare in Francia ed Inghilterra e lo fecero attraverso i loro numerosi monasteri, essendo stati affidatari della basilica di San Valentino a Terni dalla fine della seconda metà del VII secolo. E veniamo alla storia della “festa degli innamorati”: intorno alla metà di febbraio nell’antica Roma c’era l’usanza di celebrare gli accennati “Lupercalia” che erano “feste di radice arcaica legate al ciclo di morte e rinascita della natura, alla sovversione delle regole e alla distruzione dell’ordine per permettere al mondo e alla società di purificarsi e rinascere”. Erano accompagnate da vari rituali, mascherate, cortei e giornate caratterizzate dal fatto decisamente stravagante: i servi infatti prendevano il posto dei padroni e viceversa; lo scopo “era quello di innescare appunto un processo di rinascita, rimettendo in atto il caos primigenio”. Viene precisato che parte di tali manifestazioni ritualistiche è sopravvissuta fino ad oggi, “mediata dalla morale cristiana, nelle tradizioni del Carnevale”. In particolare, alcune pratiche arcaiche della fertilità prevedevano che le donne romane si sottoponessero, in mezzo alle strade, ai colpi vibrati da gruppi di giovani uomini nudi, “armati” di fascine di rami strette da spaghi; attraverso le frustate di questi uomini, “regrediti” alla condizione ancestrale e divina della sessualità libera, impersonata dal dio agreste Fauno-Luperco, le donne ricevevano una benedizione che ne propiziava la fertilità”. Va precisato che questi riti, di natura ancestrale e legati alla sfera più antica e primordiale della sessualità umana, furono definite deplorevoli già nel tardo Impero romano, e furono quindi definitivamente bandite dai papi cristiani. Sembra in particolare che sia stato papa Gelasio I ad istituire, sul ceppo reciso dei “Lupercali”, una festività dedicata all’amore, nel caso specifico amore romantico e privo di riferimenti espliciti alla sessualità, ma nel solco della tradizione biblica; comunque fertile e fruttuoso, finalizzato alla riproduzione, associandola idealmente alla protezione del santo Valentino.Ancora da Wikipedia: Benché la figura di Valentino sia nota anche per il messaggio d’amore portato, l’associazione specifica “con l’amore romantico degli innamorati è quasi certamente posteriore, e la questione della sua origine risulta controversa” Secondo la leggenda, Valentino avrebbe donato a una fanciulla povera la somma di denaro necessaria come dote per il suo sposalizio che, senza di questa, non si sarebbe potuto celebrare, esponendo la ragazza priva di mezzi e di altro sostegno, al rischio della perdizione. Dal generoso dono deriverebbe la tradizione di considerare il santo presule come il protettore degli innamorati. Secondo una delle tesi più accreditate, il giorno di san Valentino come festa degli innamorati andrebbe ricondotto al circolo di Geoffrey Chaucer che, nel “Parlamento degli Uccelli” associa la ricorrenza al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia. Studiosi come Henry Kelly hanno messo in forse questa interpretazione sottolineando il fatto che il fidanzamento di Riccardo II andrebbe collocato al 3 maggio, giorno dedicato a un altro santo, omonimo del martire: san Valentino di Genova. La conclusione è che pur restando incerta l’evoluzione storica della ricorrenza, vi sono riferimenti che fanno ritenere che la “giornata” di san Valentino fosse dedicata agli innamorati già dai primi secoli del II millennio. Fra questi, la fondazione a Parigi, il 14 febbraio 1400, dell’“Alto tribunale dell’Amore”, istituzione ispirata ai principi dell’amor cortese, che aveva lo scopo di decidere su controversie legate ai contratti d’amore, ai tradimenti e alla violenza contro le donne. I giudici venivano selezionati in base alla loro familiarità con la poesia d’amore. Come che sia, viene puntualizzato il fatto che “alla metà di febbraio si riscontrano i primi segni di risveglio della natura; nel Medioevo, soprattutto in Francia ed Inghilterra, si riteneva che in quella data cominciasse l’accoppiamento degli uccelli, quindi l’evento si prestava ad essere considerato ls festa degli innamorati. Ed oggi? Nei paesi di cultura anglosassone in particolare ma, per imitazione, anche altrove, il tratto che caratterizza la festa di san Valentino è lo scambio di “valentine”, bigliettini d’amore spesso sagomati nella forma di cuori stilizzati o secondo altri temi tipici della rappresentazione popolare dell’amore romantico: la colomba, l’immagine di Cupido con arco e frecce… A partire dal XIX secolo questa tradizione ha fatto registrare la massiccia produzione industriale e commercializzazione su vasta scala di biglietti d’auguri dedicati a questa ricorrenza tanto che la Greeting card association ha stimato che ogni anno venissero spediti il 14 febbraio circa un miliardo di biglietti augurali, numero che colloca la ricorrenza al secondo posto come numero di biglietti acquistati e spediti, dopo il Natale. Poi, la tradizione divenne secondaria rispetto allo scambio di regali come scatole di cioccolatini, mazzi di fiori, e per i più facoltosi e fortunati, gi ioielli! Prima di accennare alle tre realtà bellunesi di cui abbiano detto sopra, ecco tre frasi che si abbinavano alla festa di san Valentino: “Per san Valentino fiorisce lo spino”, “Per san Valentino la primavera sta vicino”, e, quello più antico, secondo il quale: “A san Valentino, ogni ‘Valentino’ sceglie la sua ‘Valentina’). A Igne in comune di Longarone, la parrocchia (oggi parroco don Augusto Antoniol, vicario parrocchiale don Rinaldo Ottone, collaboratore pastorale don Fabio Cassol) fu costituita il 24 agosto 1936 dal vescovo di Belluno e Feltre mons. Giosuè Cattarossi. La posa della prima pietra della nuova chiesa risale al 6 aprile 1792; nel 1806, il 13 agosto, dopo 13 anni di lavori, fu benedetta dall’Arciprete di Longarone. La parrocchia di san Valentino di Mareson di Zoldo (oggi parroco don Roberto De Nardin, vicari parrocchiali mons. Paolo Arnoldo e don Elio Del Favero): secondo Infodolomiti la realizzazione si deve a Leonardo del fu Nicolò Mascagnino che ottenne il permesso dal vescovo Pietro Barozzi. Nel tempo fu oggetto di restauri, rifacimenti ed ampliamenti e si arricchì fra l’altro dell’altare maggiore opera dell’illustre bellunese Andrea Brustolon. Divenne parrocchiale nel 1944. E concludiamo con Damiano Tormen che il 14 febbraio dello scorso anno scrisse fra l’altro per “Newsinquota.it”: “…Nella chiesa parrocchiale di Limana c’è una statua lignea del Santo, deposta in un’urna di legno dorato, conservata sotto l’altare laterale. Dentro la statua dovrebbe esserci una cassetta contenente le reliquie traslate da Roma. E anche il cranio del vescovo Valentino”.
NELLE FOTO: immagini di san Valentino; disegno di una coppia di innamorati; le chiese di Igne e Mareson e particolari dell’interno; la parrocchiale di Limana.