DARDAGO DI BUDOIA (PN) Ci vuole intelligenza per fare dell’autoironia, e un bel po’ di coraggio per renderla visibile con un dipinto, o un graffito, di 11 metri quadrati. Con l’autoironia si cacciano i diversi malefici e il vociferare di paese, anche quelli che si potrebbero avere sul soggetto del dipinto. Ed ecco, come un principe egizio sul trono, Antonio, “l’ultimo” della stipite del casato dei “Mao”. Con il suo bastone “regale”, impugnato con tanta forza, assume un tono serioso, ma la sua espressione cela un sornione sorriso ironico, come per dire: “io son qua, ma non prendetemi sul serio”. Se poi ai piedi si indossano delle ciabatte, anche il più regale dei principi si autodeclassa in autorevolezza da solo. Alle sue spalle una lince lo conforta mettendogli una zampa sulla spalla: l’animale è parente più nobile del gatto, ed è in riferimento al casato dei “Mao”, che significa gatto. Immancabile nello scenario dipinto è la figura di Ziko, l’accompagnatore fedele del “Toni Mao” da ben 18 anni. Ziko tiene sotto la zampa un piccolo mappamondo e par dire: “di questo mondo raffigurato io son il padrone”. Segue la figura del leone a rappresentare Venezia, l’origine di Toni, che vive a Dardago fin da bambino, ma lui per tutti è pur sempre il “venessian”. Il resto è la chiesa del paese, un po’ di paesaggio e due figure sul sagrato della stessa chiesa. L’ultimo atto della vicenda si conclude con una voce ” fuori campo” che parafrasando dei versi della Divina Commedia di Dante Alighieri, in versione “Mao”‘, dice quanto segue.
“Venesia naser me ha vedut,Ma dell’aghe amanti non son mai stat, Furlan de Dardac son venut e Mao progenie son sempre stat. Or ora un cian me ha adotat e insieme veci son vegnut. La Paneratta ai Molat* avon passat perché le bestiatte me ha lassat e alla Luce sui coi suoi rivat. Gente de Dardac no ste a danave che presto l’artugna doveit traghetar sperando che ste bestiatte non le ve ha belda’ mangiat”.*La località Paneratta ai Molat è la Selva Oscura in Dardago
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