“Il massimo organo dell’economia della Provincia, avendo bisogno di sistemare i propri uffici in una idonea sede, anziché costruire un apposito edificio, preferì, e molto opportunamente, di acquistare e adattare allo scopo il Palazzo seicentesco posto nel cuore della città di Belluno, costruito dalla nobile famiglia Pagani-Cesa, il cui stemma figura sulla facciata principale. Il Palazzo che ha un notevole valore artistico, fu, pertanto, completamente restaurato e restituito al suo primitivo splendore. La spesa complessiva sostenuta dall’Ente per l’acquisto dell’edificio e per l’adattamento e restauri si aggira intorno a L. 450 mila”. Quanto precede – che si ferisce al Consiglio provinciale dell’economia corporativa di Belluno – si legge nell’appendice prima dell’introvabile libro “La Provincia di Belluno in Regime Fascista”, edito il 21 aprile 1934 (dodicesimo dell’era fascista) a cura della Regia Prefettura e della Federazione provinciale Fascista, con il resoconto dell’attività svolta e opere compiute sotto il regime dalle amministrazioni e dagli enti della Provincia, dedicata ad attività ed opere dell’anno XI. Per quanto riguarda il Palazzo Pagani Cesa, il sito archivio.comune.belluno.it spiega che si tratta di “Edificio realizzato in forme barocche all’inizio del XVII secolo riunendo più unità abitative. L’intervento edilizio fu voluto dalla famiglia Cesa, che aveva un suo altare nella vicina chiesa di S. Stefano, entrata nel Consiglio dei Nobili nel 1547 ed estintasi nel 1624, continuando nel ramo dei Pagani-Cesa. La facciata seicentesca è ornata di alcuni stemmi in pietra, tra cui particolarmente vistoso nel suo impianto e per la sua collocazione al di sopra della trifora centrale quello dei Cesa, caratterizzato da un agnello e da tre spighe di miglio. L’edificio ha subito un totale rimaneggiamento interno nel 1932, con l’aggiunta di nuovi volumi verso la valle dell’Ardo. E’ sede della Camera di Commercio provinciale”. Torniamo al volume che in soli trecento esemplari numerati fu stampato nello stabilimento tipografico “Panfilo Castaldi” di Feltre, per ricordare che il suo curatore, il vice prefetto Carlo Riva, nella nota introduttiva dell’appendice, scriveva: “Circostanze varie hanno impedito che questo volume inteso a documentare le opere ed attività svolte durante il primo decennio del Governo Fascista, potesse veder la luce per la data stabilita del 21 aprile 1933. Poiché, secondo l’impulso impresso dal Capo del Governo alle attività pubbliche e private in tutti i campi, anche l’anno XI è stato in Provincia di Belluno fecondo di molte ed importanti opere, ho ritenuto di raccogliere in questa appendice i dati principali sulle attività svolte nel detto anno in Provincia, sia dagli Organi della Amministrazione dello Stato e Parastatali, sia dalle Amministrazioni degli Enti locali, Provincia, Comuni e Istituzioni di Beneficenza. Dato il carattere dell’appendice le notizie sono necessariamente sintetiche, e le fotografie illustrano soltanto le opere degne di maggiore attenzione”. Seguono il resoconto dell’ufficio di Belluno del Corpo reale del Genio civile, quello dell’Azienda autonoma statale della strada compartimento di Bolzano, quello della Milizia nazionale parastatale comando Corte di Belluno, dell’ufficio bellunese del Segretariato nazionale della montagna, quello dell’Opera nazionale Balilla, quello – illustrato all’inizio – del Consiglio provinciale dell’economia corporativa bellunese, infine l’elenco, sempre con l’indicazione delle relative spese, delle Opere compiute dai Comuni. Quanto alle foto selezionate da Riva compaiono quella del Ponte sul torrente Molinà di Calalzo, quella della Casa del Balilla col vicino Monumento ai Caduti, di Belluno, quelle dell’ingresso d’onore e della sala consigliare nella sede del Consiglio provinciale, la facciata del Palazzo Pagani-Cesa (alla quale accostiamo una veduta dei giorni nostri dal sito archivio del Comune di Belluno); infine quella del nuovo macello comunale di Feltre.