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Quanto ti attesi di notte sul ponte!
Sulla ringhiera appoggiavo la fronte
la testa persa alle turpi mie onte,
tu dell’amore mia unica fonte.
L’isolamento vibrava di ghiaccio
in quelle notti passate all’addiaccio,
irreversibile quel dolce laccio
in cui tuttora da inerme mi giaccio.
Quello era il sito che vide scoppiare
dopo l’ondata di lacrime amare
il nostro amore più grande del mare:
un altro è duro provare a cercare.
Ecco perché ci ritorno ogni notte
con ossa sfatte dall’umido rotte
come un bambino percosso da botte
e dai rimorsi che inseguono a frotte.
Torna a calcare quel legno e il suo sesto,
tu sola al mondo placar puoi il dissesto
che nella mente è oramai manifesto:
ecco perché oggi quel ponte calpesto!
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