di Renato Bona
Nelle centotrenta pagine del libro “Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore” realizzato dallo storico Enrico De Lotto nel 1956 con la tipografia Silvio Benetta di Belluno (in occasione della rassegna allestita nel palazzo della Magnifica comunità cadorina, a Pieve, a cura della Camera di commercio bellunese: “Mostra degli occhiali attraverso i secoli”, in occasione dei Giochi olimpici invernali di Cortina) giusto spazio è stato riservato nel capitolo: “Il prodigioso sviluppo delle fabbriche di occhiali del Cadore dopo la prima guerra mondiale e fino ai giorni nostri” ai fratelli Lozza. L’autore esordisce così: “L’industria degli occhiali in Cadore è stata sviluppata e si è affermata nel mondo non per iniziativa di capaci borse, più o meno anonime, bensì e solo per volontà e tenacia di lavoratori, di uomini che conobbero l’umile fatica manuale, i disagi e lo sconforto della povertà e che solo e sempre fecero della propria istintiva ed intensiva capacità d’intelletto la forza che li condusse a vincere l’avversità e la nequizia degli uomini e la violenza bruta della natura, Così avvenne per tutte le ditte cadorine che oggi dominano i mercati del mondo con i loro pregiati prodotti”. E poi spiega che “Così avvenne per la grande occhialeria Lozza, quando Giovanni, l’antenato degli attuali dirigenti, iniziando nel lontano 1878, con Angelo e Leone Frescura, la fabbricazione dei primi rudimentali occhiali sulle rive del Molinà non era sorretto che dalla tenacia e da un grande spirito di sacrificio…”. Si spiega così perché gli immancabili alti e bassi delle persone e delle situazioni non fermarono “il trionfale cammino dell’industria cadorina, e quindi italiana, degli occhiali. E’ nel 1886 – sempre secondo quanto scritto dal De Lotto – che Giovanni Lozza, dopo la morte di Angelo Frescura, dovette abbandonare per mancanza di mezzi l’impresa di costruire occhiali e si ritirò nella sua rustica officina a San Francesco dove gettò le basi di una grande industria, costruendo macchine per Ferrari e poi per Cargnel. Nel giugno 1912 fu costituita la ditta Fratelli Lozza come Officina meccanica, continuando la collaborazione con la Cargnel. Nel 1915, anno in cui scoppiò la Grande Guerra, Giovanni Lozza passò a miglior vita. Lucio Lozza, nato il 19 aprile 1887, dopo anni alle dipendenze di Cargnel come tecnico specialista in meccanica col fratello Giuseppe, fu preposto alla direzione del reparto costruzioni ottiche del R. Laboratorio di precisione a Roma e in quel periodo si formò una profonda cultura in campo ottico e nella tecnica dei vari strumenti; fra l’altro collaborò all’allestimento di macchinari per la milanese ditta Cargnel fornendo anche il progetto per un nuovo macchinario. In Lucio però c’era sempre il pensiero dell’officina di suo padre sotto la diroccata chiesa di San Francesco d’Orsina. Maturò dunque l’idea di specializzarsi nella creazione di occhiali da sole e ricostruì la piccola officina dando vita al primo nucleo dell’attuale fabbrica. Nel 1919 riprese a produrre occhiali in celluloide, articolo ricercato e redditizio ed i primi occhiali Lozza furono venduti a Milano dalla Cargnel con la quale la collaborazione era proseguita intensa. Intanto a Lucio si era associato il fratello Giuseppe (1870-1954), provetto meccanico che aveva collaborato per lustri con Ferrari e Cargnel. Risale all’aprile 1920 la costituzione ufficiale della ditta fratelli Lozza come fabbrica di occhiali in celluloide, allora unica in Italia. L’azienda, che era costretta in un piccolo locale dove lavoravano 7 operai si sviluppò presto e bene, fino ad arrivare a cinquecento operai, la più importante d’Europa e tra le prime al mondo. L’autore ricorda poi che a seguito di una visita disposta dal Regio Istituto Veneto che per favorire il progresso delle scienze, lettere ed arti indiceva periodicamente appositi concorsi, il presidente prof. Spica ed il relatore Albertotti conclusero la loro relazione a proposito della Lozza che vi aveva partecipato, affermando fra l’altro – era il 13 giugno 1923 – che: “sotto ogni riguardo dà i migliori affidamenti per l’incremento e l’avvenire dello stabilimento che già fin d’ora grandemente onora il nostro Paese”. De Lotto conclude quest’altro splendido capitolo della storia dell’occhialeria cadorina ricordando che Giuseppe Lozza “uomo fattivo, volitivo, intelligente e laborioso” fu a lungo presidente dell’Associazione fra gli industriali della provincia di Belluno e presidente dell’Associazione italiana degli ottici; si impegnò nelle problematiche sociali e fra l’altro per la salvaguardia della salute degli operai, e conclude: “La sua grande opera rimane e continuerò a fiorire sotto la guida di Agostino e Mario Lozza, che da Lucio e da Giuseppe hanno ereditato la ferrea volontà, l’acutezza d’ingegno, la laboriosa perseveranza”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore): la fabbrica Lozza nel 1921; il cavaliere del lavoro Lucio Lozza; Giuseppe Lozza iniziatore della fabbricazione di ogni sorta di macchine ed attrezzi per occhiali; il nono reparto dell’Esercito italiano di Ottica di precisione di Roma: il terzo da destra in alto è Lucio Lozza, il primo a sinistra Calisto Fedon; 1922: invenzione di Lozza, la speciale macchina per la preparazione automatica del bisello della lente; un reparto della fabbrica nel 1923, in primo piano Lucio ed Agostino Lozza, vicino alla finestra Giuseppe Lozza; serie di occhiali prodotta dalla azienda cadorina nel 1935; un grande, moderno salone dell’occhialeria; panoramica della grande fabbrica specializzata in montature in celluloide; speciale montatura per lenti bifocali; reparto per la fabbricazione delle cerniere per occhiali.
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