Padrin: «Attività dei volontari indispensabile per un territorio di montagna»
«Il trasporto sociale è un servizio indispensabile. E lo è ancora di più in un territorio di montagna dove le distanze dagli ospedali e dai servizi sono spesso molto grandi». Lo ha detto il presidente della Provincia Roberto Padrin, incontrando nei giorni scorsi la rete del progetto Stacco.
L’acronimo sta per “Servizio trasporto e accompagnamento”: si tratta di una sinergia tra 23 associazioni di volontariato che garantisce il trasporto da casa verso le strutture sanitarie per le persone che presentano oggettive difficoltà di deambulazione e non sono in grado di spostarsi in autonomia con mezzi propri o pubblici. Particolare attenzione è riservata alle persone che non hanno una rete familiare di supporto. Il progetto, nato come sperimentale in provincia di Belluno nei primi anni Duemila, è stato individuato come buona prassi da parte della Regione e allargato al resto del Veneto. Adesso, però, soprattutto dopo la pandemia, deve fare i conti con diverse difficoltà, come hanno spiegato le associazioni di volontariato al presidente della Provincia.
I DATI
Innanzitutto è stato illustrato il perimetro dell’attività di Stacco, che negli ultimi sei anni ha effettuato trasporti per 2,3 milioni di chilometri, con quasi 58.900 viaggi a servizio di 9.809 utenti. L’impegno orario dei volontari ammonta a oltre 113mila ore. Dati che raccontano solo in parte il lavoro effettivo svolto dalle associazioni nel trasporto sociale, in quanto viene rendicontato essenzialmente il trasporto a chiamata, che è quello che viene effettivamente rimborsato.
La media è di 500mila chilometri all’anno, con il coinvolgimento di circa 250 volontari (autisti e accompagnatori, senza contare chi ha mansioni nell’organizzazione pre e post trasporto).
LE DIFFICOLTÀ
«Oggi il 98% dei trasporti riguarda il tragitto verso strutture ospedaliere o medici di base» spiega Gianluca Corsetti, presidente del Comitato d’Intesa tra le associazioni volontaristiche. «L’accentramento a Belluno e Feltre dei servizi sanitari rende particolarmente complessi gli spostamenti dalle parti alte della provincia, e di fatto aumenta sia il chilometraggio sia l’impegno orario dei volontari. In più, il Cup tende a concentrare nelle fasce orarie centrali le visite dei pazienti, rendendo complicata la programmazione di più servizi di trasporto. Per questo chiediamo alla Provincia di farsi portavoce delle difficoltà delle associazioni di volontariato, in particolare di quelle che coprono i tragitti con un impegno chilometrico maggiore».
La Provincia ha raccolto il dossier consegnato dalle associazioni, che riporta in maniera dettagliata l’analisi sul progetto Stacco. E ha assicurato l’impegno a riportare le difficoltà registrate all’Ulss.
«A questi volontari che prestano il loro tempo per svolgere un servizio così importante non possiamo che dire un grande grazie» commenta il presidente Roberto Padrin. «Sono indispensabili, tanto più in un periodo storico nel quale dobbiamo fare i conti con una carenza ormai strutturale di medici, infermieri, operatori socio sanitari e figure professionali nel campo della sanità. Ma il volontariato non può vivere solo di grazie. Deve essere messo nelle condizioni di svolgere il suo servizio nel migliore dei modi. Quindi ci attiveremo per quanto di nostra competenza per capire se almeno si possono evitare le problematiche che ci sono state segnalate. E rinnoviamo il nostro ringraziamento: se la montagna potrà rimanere un territorio vivo e vissuto, è anche grazie all’opera silenziosa ma importantissima delle associazioni».