VENEZIA Punto stampa emergenza covid, da Marghera sede della Protezione Civile il Presidente Luca Zaia.
I NUMERI TAMPONI MOLECOLARI 2.921.028, TEST RAPIDI 1.204,416 (in 48 ore 73.000 tamponi rapidi), POSITIVI DAL 21 FEBBRAIO 173.371 (+2427), POSTIVI ATTUALI 81.018, RICOVERATI 3161 IN AREA NON CRITICA 2815 (+36) IN TERAPIA INTENSIVA 346 (+1) DECESSI 4403 (+29) DIMESSI 8076 (+71)
LEGGI LA CONFERENZA STAMPA DI LUCA ZAIA
Non è vero che il Veneto è la Regione più contagiata d’Italia, ma quella che cerca maggiormente i positivi. Regioni con più abitanti di noi fanno meno tamponi di noi. E’ da marzo che invito a non guardare i dati assoluti. Chi cerca trova, chi non li cerca non li trova come con i Pfas dove abbiamo speso 6 milioni di euro per creare un laboratorio.
Oggi ospiti la dottoressa Francesca Russo – tanti positivi in vento – e la vice presidente Elisa De Berti assessore ai trasporti – presentato il nuovo piano-
CURVE Dal primo giorno c’è stata una crescita graduale senza impennate iniziali, ipotizziamo di essere arrivati nella parte alta, da 4-5 giorni si forma un pianoro e speriamo che decresca. I fattori fondamentali sono che abbiamo un terzo dei positivi rispetto a marzo pur con qualche ricovero in più (600) di mezzo c’è il differenziale che non c’è stato il lockdown che pesa in maniera negativa. Poi c’è il tema del distanziamento sociale. Il virus è presente allo 0.8-1% della popolazione, cioè uno su cento e da qui nasce il principio del distanziamento sociale. Anche ieri abbiamo visto il collasso delle strade nonostante l’appello a non andare in montagna. Il rischio è altissimo in montagna e la neve non sta certo ferma e anche oggi abbiamo 2400 nuovi contagiati ma facciamo una strage di tamponi fino a 60 mila al mese. I TANTI CONTAGI VENETI facciamo moltissimi tamponi, abbiamo un modello unico nel suo genere, . Ci sono regioni che non fanno test rapidi, ma a me interessa sottolineare che se facessimo più tamponi troveremmo più positivi. Noi presentiamo al Governo tutti i risultati dei tamponi, anche quelli rapidi, e siamo due, tre regioni che adottiamo questo comportamento. Ho invitato la dottoressa Russo perché vorremmo capire ufficialmente come mai registriamo tutti questi contagi.
LA DOTTORESSA FRANCESCA RUSSO
Ora c’è la decrescita riducendosi la capacità di diffusione, ci sarà una lenta decrescita, un flessione. Questo dipenderà dalla capacità che avremo di impostare il piano vaccinale e sarà così in tutto il mondo. Dai dati che ho analizzato non sono tali da farci scivolare in area arancione. Incidenza stimata 413 su 100mila al 2 dicembre.
Con le stesse modalità di calcolo si può fare il confronto, ma non con strategie e modalità di calcolo diverse. Il tema è quello della percentuale dei positivi sui tamponi fatti, una regola delle 21 per la colorazione delle regioni il venerdi. Ci permette di capire la diffusione dell’epidemia nei territori. Ma il calcolo non va di pari passo con lo sviluppo della diagnostica. Da aprile è esplosa l’evoluzione della diagnostica e sono stati portati avanti con logiche diverse i test rapidi. Come regione abbiamo punto molto su questo era il nostro obiettivo: isolare subito i positivi. Questo ha aumentato il numero di tamponi aggiungendo alla nostra capacità di fare tamponi molecolari (già implementati nei mesi scorsi) i tamponi rapidi. I tamponi rapidi non è solo per intercettare i sospetti ma anche i contatti stretti del positivo che allarga il cerchio d’indagine. Questo permette di intercettare molto positivi asintomatici, non è così in tutte le Regioni. In Lazio ad esempio è stata tolta la ricerca dell’asintomatico. Oggi tutti i positivi al tampone rapido devono sottoporsi al tampone molecolare e quindi la nostra disponibilità diagnostica è molto ampia. Utilizziamo una grande quantità di test non standardizzati. Come Regioni abbiamo cercato di interloquire con il Ministero mettendo in evidenza le discrepanze. I dati delle Regioni non sono confrontabili tra Regioni al pari di altri criteri come i ricoveri o le terapie intensive. Ci interessa calcolare si i positivi ma anche l’incidenza. Nelle varie settimane di confronto abbiamo avuto una salita graduale, c’è stato un plateau e stiamo lentamente scendendo. da 435 su 100 mila siamo passati a 413 su 100 mila che significa timida discesa dei postivi ma aumentano le terapie intensive in seguito ai tanti ricoveri del passato, è chiaro che il trand è diverso. L’ETA’ ci sono differenze tra regioni perché la fascia più colpita è quella degli ultra ottantenni il cui numero varia da regione a regione. Anche L’istituto di sanità fa faticare a fare comparazioni e raffronti. Più si standardizza e più i dati diventano confrontabili. Abbiamo un indicatore importante che è quello che valuta la capacità di una regione di individuare lo stato clinico dei positivi: capire chi sono gli asintomatici e i sintomatici. Esiste una soglia del 60% che non deve essere ridotta perché questo parametro sia ritenuto valido, noi abbiamo l’85.5% ed è considerato capacità di una regione di solidità del sistema di monitoraggio, da qui viene calcolato l’Rt. Abbiamo rafforzato moltissimo il contact tracing proprio per mantenere questo parametro alto. QUANTO CIRCOLA IL VIRUS? E’ PIU’ AGGRESSIVO DELLE PREVISIONI. Si sta comportando come altri virus simili come la pandemia influenzale del 2009 comparsa in maniera improvvisa. Ha avuto una gravità diversa rispetto a quanto ci aspettavamo. Anche allora c’era stato un acquisto centralizzato del vaccino prodotto in maniera veloce, ma era più facile da fare. Un virus che si è comportato in maniera diversa di come ce l’aspettavamo, cioè meno aggressivo. Adesso nel 2020 abbiamo un virus sconosciuto che arriva e che nessuno poteva prevederne il comportamento. E’ comunque come tutti i virus che generano pandemia: una prima ondata, un flessione (temperature più alte) e ricompare in autunno. Non era prevedibile che ci fosse un tipo di andamento in numerosità dei casi superiori a quello di prima ma è vero parzialmente perché è aumentata la capacità diagnostica. Finché non arriva il vaccino mi sento in trappola, non credo che possiamo pensare di vivere in un sistema di restrizioni e allentamenti, con il terrore di incontrare gli altri, con la paura di tutto e tutti, senza una prospettiva. L’Rt della regione è stato sempre sotto 1.25 dobbiamo aspettare che cali piano piano. La valutazione del Covid in regione viene fatta su più parametri e non solo su questo.
ELISA DE BERTI ASSESSORE TRASPORTI
Stamane incontro con i Prefetti hanno preso atto che il piano della ripartenza è stato scaricato su di loro (trasporti), loro prendono atto che il piano è pronto, ci stiamo lavorando da un mese. Se dovessero riattivare i tavoli una cosa è certa il 7 gennaio i ragazzi non andrebbero a scuola. Sono stati collaborativi ci saranno i tavoli provinciali con Regione e Ufficio Scolastico e passeranno all’esame diretto del nostro piano. Noi in assenza di dati avevamo l’unico dato certo della capienza del 50% ragionando su tre scenari con percentuali diverse di presenza:50%, 80%, 100% in presenza: questi sono i tre scenari sui quali abbiamo ragionato, hanno stabilito il 75% . E’ stato stabilito il 75% noi avevamo ipotizzato l’80% cioè 802 autobus a livello regionale 771 privati che non hanno posti in piedi omologati (massimo 25), è emersa la necessità di pensare di assumere personale anche per il controllo anti assembramento nelle fermate più critiche, dovrebbero essere assunte 227 persone per 31 milioni di euro per riportare i ragazzi a scuola dove è stato escluso il doppio turno con possibilità di entrata fino alle 9. I 31 milioni arriveranno da Roma, le Regioni non sono in grado di sostenere la spesa con i loro bilanci. Abbiamo avuto rassicurazioni dal Ministro De Michieli che saranno stanziate altre risorse ma non ho idea se sanno quanto soldi serviranno. 75% di ragazzi (studenti di prima superiore e quinta) significa 160 mila che non utilizzeranno tutti il mezzo pubblico. AVETE FATTO IL PIANO PRIMA DI SAPERE CHE NON DOVEVATE FARLO, LO AVETE GIRATO AI PREFETTI CHE NON HANNO UN PIANO E’ CORRETTO? Si lo manderanno a Roma e speriamo che le risorse vengano stanziate perché le aziende stiupleranno contratti con i privati che dopo dovranno essere onorati. Oggi non abbiamo alcuna certezza se non la capienza del 50% dei mezzi, il resto è un’incognita.
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