CENCENIGHE Nell’ottobre 1906 nasceva Dino Buzzati, giornalista, scrittore, pittore bellunese di cui quest’anno ricorrono i cinquant’anni dalla sua morte. Il suo nome è legato a Milano e al “Corriere della Sera” dove lavorò per tanti anni come cronista e redattore ma pure alla montagna che amava profondamente. Ne è la prova il dipinto “Piazza del Duomo di Milano” dove l’edificio è rappresentato come un monte dolomitico pieno di guglie e pinnacoli con alla base un prato verde. Il mezzo secolo dalla sua scomparsa non è passato inosservato come del resto l’anniversario della sua nascita quando, in occasione dei suoi ottant’anni e a quattordici anni dalla scomparsa, a Cencenighe fu organizzata una delle mostre sicuramente più interessanti e di richiamo dal punto di vista culturale in tutta la quarantennale storia del Centro turistico culturale Nof Filò. In quell’occasione la Comunità Montana Agordina, allora presieduta da Floriano Pra, e il Comune di Cencenighe resero omaggio al Buzzati-artista con un’antologica che ne presentava i dipinti, i disegni e i documenti. “Dino Buzzati – Vita & Colori” era il titolo della rassegna inaugurata nel pomeriggio di sabato 28 giugno 1986 dall’allora Ministro della difesa, il senatore Giovanni Spadolini atterrato in elicottero sul piazzale di Veronetta dove ora sorge la caserma dei Carabinieri. Ad attenderlo il sindaco Benito Orzes, Floriano Pra e Rolly Marchi, curatore della mostra e altre autorità. La scelta di invitarlo non fu casuale poiché Spadolini era stato direttore del “Corriere della Sera” e collega di lavoro di Buzzati. Durante la cerimonia di inaugurazione che si tenne all’esterno, il senatore fiorentino ebbe parole commosse di ricordo mettendo in risalto il fatto che l’amico voleva essere definito uno scrittore mentre dipingeva e un pittore mentre scriveva ma giornalista sempre. In quella circostanza furono presenti anche la vedova di Buzzati, Almerina Antoniazzi e Maria Pia Fanfani, moglie del leader della Democrazia Cristiana, Amintore Fanfani. Rimasta aperta fino a metà settembre, l’antologica propose centotrenta dipinti, disegni, acquerelli, note, lettere manoscritte oltre ai libri da lui scritti, da “Bàrnabo delle montagne” primo romanzo pubblicato nel 1933 fino all’ultimo “Le notti difficili”, antologia di racconti data alle stampe nel settembre 1971, pochi mesi prima della sua morte. A corredo un voluminoso catalogo curato da Rolly Marchi pubblicato in collaborazione con Barilla, nota multinazionale del settore alimentare, introdotto da Indro Montanelli e contenente la biografia e le foto delle opere esposte al Nof Filò. Il volume di apriva con uno stralcio scritto da Buzzati per il “Corriere” all’indomani dell’arrivo dell’uomo sulla Luna, nel luglio 1969. “Ero un ragazzo quando ad Alleghe mi indicarono la parete del Civetta, selva di argentee canne d’organo alta più di un chilometro (…) e mi dissero che lassù una cordata di alpinisti stava salendo. Mi sentii miserabile, ebbi la sensazione che quelli fossero superuomini. Lo stesso moto d’animo, moltiplicato per cento, ho avuto l’altra sera guardando il tenero spicchio di luna crescente…” L’antologica seguiva quella “storica”, in termini di presenze, dell’estate 1984 incentrata su Antonio Ligabue. Quella dell’estate 1986 ebbe il pregio di far conoscere da vicino una figura molto nota e di spessore nel panorama letterario e artistico come Dino Buzzati.
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