di Renato Bona
Nel servizio dei giorni scorsi ci siamo soffermati a commentare, oltre alla Festa degli alberi, le fasi e le modalità di abbattimento delle piante per ricavarne prezioso legname in quel di Fodóm, “guidati” dal prezioso (anche per la semplicità del linguaggio) libro”L’artigianato del legno e del ferro a Fodóm”, opera del maestro Franco Deltedesco che, editore l’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali guidato dal prof. don Sergio Sacco, lo ha dato alle stampe con le Officine Bertoncello artigrafiche di Cittadella di Padova nel 1995. Proseguiamo oggi l’interessante “viaggio” in una realtà tanto importante, non solo per Livinallongo, proponendo nuove belle immagini con relative didascalie. Prima dicitura: “I tronchi senza impurità, sui quali era stato posto il segno di casa, venivano trasportati alla segheria frazionale e accatastati”. Le segherie di Livinallongo – viene spiegato – erano di tipo veneziano: l’acqua metteva in movimento una ruota idraulica collegata ad un albero che trasmetteva il movimenti al carro e alla lama. La ricompensa per l’addetto era proporzionale al numero delle assi prodotte. Seconda immagine così descritta: “Il segantino, lavorando con il piccone e con un gancio di ferro, faceva rotolare il tronco all’interno della segheria e lo fissava al carrello che si muoveva su un insieme di rulli. Erano ‘lens da siéia’ di 5,80 metri, oppure ‘bòtoi’ da 2,20-2,40”. Avanti: “La lama, fissata ad un supporto (‘pontìn’) muovendosi in senso verticale iniziava il taglio dell’asse; contemporaneamente il carrello faceva avanzare il tronchi. Una campana avvertiva il segantini che il carrello stava per giungere a fine corsa. Questo veniva poi riportato manualmente alla posizione iniziale”. E siamo alla quarta immagine per la quale è scritto: “Si procedeva quindi a livellare i bordi laterali delle assi (‘refilé’) in modo da renderle squadrate. Il loro spessore variava da 1 a 5 centimetri: maggiormente richieste erano quelle di 3-4 centimetri. Le assi più spesse (‘berións’) venivano impiegate per i lavori nella stalla (‘pont de stala’) e per le aie (‘ère’) del fienile. Nel primo caso veniva usato il larice; nel secondo caso l’abete rosso”. E quindi? Ancora Deltedesco: “Le tavole e i travi ricavati dall’abete rosso venivano impiegati nella costruzione dei fienili (‘majón’); delle baite per il deposito del fieno (‘tablèi’); per costruire i mobili e i pavimenti di casa. Il larice veniva impiegato per i lavori nella stalla, per la copertura dei tetti (‘skandole’) e, non di rado, per pavimentare la cucina. Le assi di cirmolo servivano per il rivestimento interno (‘nfloradúra’) della stube (‘stúa’), per le cassapanche intagliate (‘baús ntaièi’) e per le arnie (‘vasiéi’). Poco usato era l’abete bianco )’avàz’) che essendo pesante e poco elastico non è molto resistente ed è soggetto a crepare”. Una parte della segatura (‘siadíc’) che si ammassava nel locale sottostante veniva usata nella stalla e sparpagliata per asciugare il bagnato. Quando veniva mescolata al letame lo rendeva di qualità più scadente”. Una realtà: “Durate la fase di ricostruzione dopo la prima guerra mondiale ebbero grande lavoro i carpentieri. Pure il falegname ebbe la sua parte: le abitazioni necessitavano di infissi, pavimenti e mobili” e così – altra foto – “Oggi il falegname deve essere un artigiano-artista: molte delle sue creazioni, oltre che essere pratiche e durevoli devono abbellire e diversificare i vari ambienti per renderli non solo comodi ma anche piacevoli se non addirittura unici nel loro genere”. Ci avviamo a conclusione riportando quanto si può leggere sotto l’immagine di un’anziana signora: “Ammirevole è ancora oggi la stube (‘stúa’), il locale più bello e più caldo della casa. Il suo rivestimento in cirmolo o in pino (‘pink’) fatto con pannelli (‘speci’) di forma rettangolare alle pareti di forma quadrata sul soffitto sono documenti che testimoniano l’ingegno e la maestria dell’artigiano locale”. Va detto anche che: “L’artigianato, unitamente all’industria turistica e all’agricoltura, sono alla continua ricerca di un adeguamento e uno sviluppo sempre più moderno, consono alla società e alla richiesta di mercato dei tempi”.
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