di RENATO BONA
BELLUNO La bellezza di settecento anni fa, il 14 settembre 1321, moriva a Ravenna, all’età di 56 anni, Dante Alighieri, o Alighiero, come ben ricorda la libera enciclopedia Wikipedia che aggiunge: “battezzato Durante di Alighiero degli Alighieri e anche noto con il solo nome di Dante, della famiglia Alighieri”. La ricorrenza interessa non secondariamente anche la terra e la gente bellunese (fra l’altro in pieno centro storico, nella Piazza dei Martiri, vi è Porta Dante, con busto dell’Alighieri) dato che come non molti purtroppo sanno, nell’ambito del Seminario Gregoriano è conservato – all’interno della Biblioteca Lolliniana – “uno dei manoscritti più ragguardevoli che la nostra provincia ha la fortuna di ospitare, ovvero una delle cento copie della Commedia di Dante Alighieri prodotte dalla officina scrittoria di Francesco di ser Nardo da Barberino negli anni trenta-quaranta del XIV secolo, poco dopo la morte del Sommo Poeta” (quanto precede è stato scritto da Jacopo De Pasquale con un servizio apparso nel sito diocesano “chiesabellunofeltre”. De Pasquale, bellunese prossimo ai 36 anni, laureato in scienze storiche e forme della memoria all’Università di Trento, si occupa – come si può leggere nel sito biblioteca.comune.belluno – con ricerche in ambito archivistico e conferenze, di storia regionale veneta in epoca medievale e moderna, con particolare attenzione al mondo della cavalleria, ai valori ad essa connessi e alle istituzioni ecclesiastiche bellunesi nei secoli centrali del Medioevo. Sul “tesoro” della “Lolliniana” ha avuto modo di soffermarsi anche il rettore del Seminario Gregoriano Giorgio Lise il quale ha rilasciato una interessante esaustiva intervista all’emittente radiofonica della associazione “Bellunesi nel mondo” per la rubrica Una voce delle Dolomiti. Il monsignore (che è vicario giudiziale e cappellano provinciale della Polizia di Stato, è stato recentemente nominato con decreto del vescovo di Belluno-Feltre monsignor Renato Marangoni nuovo delegato per la Vita consacrata, col mandato di “sostenere i carismi propri di ogni istituto e al tempo stesso di promuovere il coordinamento con il cammino pastorale della nostra Chiesa” e subentra a don Giovanni Unterberger che ha cessato il servizio per raggiunti limiti di età) ha confermato che ormai da qualche mese è stato instaurato un rapporto collaborativo tra Seminario, Comuni di Belluno e Feltre, Istituto di scienze religiose “Giovanni Paolo I” per puntare alla valorizzazione del codice dantesco con iniziative che si rivolgeranno alla popolazione della provincia oltre che agli addetti ai lavori e dovrebbero potersi svolgere, pandemia permettendo, tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate prossima, col coinvolgimento di personaggi della cultura e della società civile in modo da rendere il dovuto omaggio al grande Dante, patrimonio della storia italiana e mondiale. In vista di questa importante scadenza, monsignor Lise ha avuto modo di spiegare che il “Gregoriano” con le annesse biblioteche è già impegnato per garantire la disponibilità del reperto dantesco, ovviamente nelle condizioni di sicurezza e secondo quanto disposto dalle norme e dalla Soprintendenza, con due esposizioni, a Belluno e a Feltre mentre con la partecipazione dell’Istituto che porta il nome del “Papa bellunese del sorriso, Albino Luciani” sarà proposta una giornata di studi aperta a tutti, con relazioni di eminenti studiosi del settore. L’obiettivo – come ha scritto De Pasquale – è di “condividere questo esclusivo patrimonio culturale che la Diocesi di Belluno-Feltre ha la fortuna di conservare e il dovere di proteggere e valorizzare, non solo per dare lustro al nostro troppo spesso bistrattato territorio, ma soprattutto per far rinascere in ognuno di noi la speranza di un domani migliore e più rassicurante”. Perché a suo avviso “E’ questo il ruolo che le biblioteche devono avere oggi: non semplici istituti di conservazioni ma veri e propri centri di resistenza culturale, luoghi di scambio, di condivisione e di speranza, vere e proprie piazze del sapere come le ha recentemente definite Antonella Agnoli. Una qualsiasi opera d’arte, dal libro, al quadro fino al grande palazzo, solo se condivisa può infatti esprimere appieno il suo valore civile e spirituale, oltre che propriamente culturale, e divenire patrimonio delle future generazioni”. Che è quanto sostenuto da Giovanni Paolo II all’assemblea plenaria della Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa il 31 marzo 2000: “La Chiesa non è soltanto custode del suo passato; essa è soprattutto animatrice del presente della comunità umana, in vista dell’edificazione del suo futuro. Essa, pertanto, incrementa continuamente il proprio patrimonio di beni culturali per rispondere alle esigenze di ogni epoca e cultura, e si preoccupa poi di consegnare quanto è stato realizzato alle generazioni successive, perché anch’esse possano abbeverarsi al grande fiume della traditio ecclesiae”. Concludiamo con un altro passaggio del contributo di De Pasquale: “Ci sono luoghi della nostra provincia che, dopo secoli, mantengono un fascino artistico e culturale inalterato e che resistono, nel senso pieno del termine, nonostante l’usura e i cambiamenti imposti dalla storia e dall’uomo. Uno di questi è sicuramente il Seminario Gregoriano, l’antico convento francescano di San Pietro. Tutti i visitatori, studenti, seminaristi e studiosi che lo hanno frequentato sono rimasti attoniti di fronte al suo fascino e alla sua spiritualità. I chiostri, la Cappella Gotica, le opere del Brustolon, di Sebastiano Ricci e dello Schiavone testimoniano il grande valore che i frati minori prima e il clero secolare poi hanno attribuito a questo antico luogo di fede”. All’interno del Seminario – ricorda – vi sono due ambienti, forse meno conosciuti, che ulteriormente ne denotano la straordinaria levatura culturale e spirituale: la Biblioteca Gregoriana e la Biblioteca Capitolare Lolliniana. La Biblioteca Gregoriana, nata da un lascito di papa Gregorio XVI (il primo pontefice bellunese della storia, il secondo sarà Albino Luciani – ndr.) in occasione della riapertura dopo la tempesta napoleonica, ancor oggi rappresenta un punto di riferimento per l’enorme patrimonio librario, costantemente aggiornato con tutte le nuove uscite, sia in ambito locale che nazionale. I filoni principali sono quelli legati agli insegnamenti dell’Istituto di scienze Religiose Giovanni Paolo I, con il quale si è instaurata da anni una importante ed efficace collaborazione. Collegata alla rete delle biblioteche ecclesiastiche promossa dalla Cei, collabora con tutte le realtà bibliotecarie nazionali, essendo dal 2015 inserita nell’indice nazionale Biblioteche (Isbn)”. Quanto alla Biblioteca Lolliniana, di proprietà del Capitolo della Cattedrale di Belluno, “rappresenta invece il glorioso passato e il grande amore che nel corso dei secoli ha contraddistinto il clero e i vescovi bellunesi. Al suo interno è possibile ammirare, solo per motivi di studio e previo appuntamento con il bibliotecario mons. Antonio De Fanti, una serie di manoscritti unici. Vere e proprie opere d’arte come la Bibbia Miniata del XIII secolo donata da Leonisio Doglioni (1357-1421) o tutti i volumi inerenti al lascito del vescovo Alvise Lollino agli inizi del XVII secolo. Studiosi di tutto il mondo ci invidiano tale patrimonio”. E poi c’è una delle cento copie della “Commedia” di Dante Alighieri…
NELLE FOTO (Renato Bona, sito chiesabellunofeltre, Faceboock, Wikipedia): il prezioso reperto dantesco del Seminario bellunese; il sommo poeta, tempera su tela, 1495, di Sandro Botticelli, Ginevra, collezione privata; il rettore del Seminario Gregoriano di Belluno monsignor Giorgio Lise; lo studioso Jacopo De Pasquale; la facciata del Seminario bellunese; uno dei chiostri; scorcio della Biblioteca Gregoriana; meta di visite guidate la Biblioteca Lolliniana; Porta Dante, nella piazza dei Martiri di Belluno; il busto dedicato al grande poeta dal Comune.