di RENATO BONA
E’ intitolato “La via degli ospizi. Sulle antiche tracce di viandanti in Val Cordevole” il sesto ed ultimo libro-guida con la serie di itinerari nel Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, realizzato da Tito De Nardin, Gianni Poloniato e Giovanni Tomasi nel 2002 per l’Ente Parco, con Duck edizioni, stampa di Promoduck di Santa Giustina, fotografie di Poloniato, Archivio di Stato, Flavio Cafiero, Tiziana Conte, Roberto Dalla Cort, Guido Fabbrica, Giorgio Fontanive, Enrico Vettorazzo. In copertina riproduzione di: “Agre, particolare” da “Catastico de beni di Vedana 1703”. Hanno collaborato: Francesco Bacchetti, Sante Bortolami, Giuseppe Campagnari, Lisetta Casal, Eva Casanova, Tiziana Conte, don Francesco De Luca, Gianni De Vecchi, Guido Fabbrica, Giorgio Fontanive, Franco Frison, Maurizio Olivotto, Luisella Salce, Bianca Simonato, Federico Velluti, Enrico Vettorazzo, Guido Zasio. Come nelle altre cinque pubblicazioni, presentazione dell’allora presidente dell’Ente P arco, Valter Bonan, il quale esprimeva la convinzione che “La via degli Ospizi è forse l’itinerario tematico che, nella sua unitarietà, meglio rappresenta e più sintetizza la diversità, l’integrazione e la ricchezza di straordinari valori ambientali, storici e culturali presenti nel Parco nazionale Dolomiti Bellunesi” evidenziando poi che “il Parco, in collaborazione con altri enti ed istituzioni, con numerosi progetti su fondi europei sta valorizzando questi luoghi e restaurando tutti questi edifici per restituirli alla loro originaria funzione di accoglienza ed ospitalità e destinarli ad un’innovativa missione di testimonianze vitali delle nostre comunità che intendono darsi un futuro a partire dalla propria memoria e da una ritrovata capacità di collaborare con la natura”. Dal canto suo Sante Bortolami sottolineava come la guida: “…ricorda in modo essenziale ma efficace anche la storia e la realtà presente di questo sistema ‘leggero’ e insieme tenace di luoghi un po’ albergo, un po’ ospedale e un po’ chiesa che hanno funzionato come piccoli fari nella quotidiana esperienza di vita e di lavoro della gente di montagna…”. Nell’introduzione, De Martin, Poloniato, Tomasi precisavano che “La via degli ospizi individua e ripropone l’antico tracciato di collegamento tra la Val Belluna e l’Agordino, sul versante destro orograficio della Valle del Cordevole… si sviluppa interamente entro il perimetro del Parco, alle falde dei selvaggi Monti del Sole, in ambiti di notevole interesse naturalistico e… offre anche l’occasione di ammirare una flora di notevole interesse (specie rare ed endemismi), particolari aspetti della vegetazione (comunità degli ambienti rupestri e delle forre) e non rari sono gli incontri con la fauna selvatica, soprattutto con numerose specie di uccelli, con caprioli e, a quote insolitamente basse con i camosci”. Il tracciato ha uno sviluppo complessivo di circa 20 chilometri e quota minima di 395 metri con altitudine massima di 750 (località Le Fratte). Una puntualizzazione: percorrere integralmente la”Via degli ospizi” necessita di un’intera giornata di cammino tuttavia è consigliabile affrontare l’itinerario con maggiore tranquillità suddividendo la traversata in due o tre segmenti: Vedana-Candaten, Candaten-Agre, Agre-Le Miniere perché “solo con la dovuta calma si potranno cogliere le peculiarità ambientali e le numerose tracce della frequentazione umana e delle vicende che hanno animato questi luoghi nel corso dei secoli”. Confidando con questa rilettura del libro-guida che abbiamo qui proposto di aver suscitato o risvegliato l’interesse degli appassionati, e per chiare ragioni di spazio, non entriamo nel dettaglio delle singole tappe, limitandoci ad elencare i capitoli, tutti decisamente accattivanti, dell’importante lavoro di Tito De Nardin, Gianni Poloniato e Giovanni Tomasi: per la parte che riferisce di “Un antico transito” ecco: “Le origini dell’ospizio di Vedana”, “Le origini dell’ospizio di Candàten”, “Le origini dell’ospizio di Agre”, “Le confraternite”, “I Certosini”. Per quella relativa all’“Itinerario”: “La Certosa di Vedana”, “Da Vedana a San Gottardo”, “San Gottardo”, “Da San Gottardo a Candàten”, “Candàten”, “Da Candàten alla Val Pegolèra”, “Val Pegolèra”, “Da Val Pegolèra ad Agre”, “Agre”, “Da Agre a Castel Agordino”, “Castel Agordino”, “Da Castel Agordino alle Miniere di Val Imperina”, “Miniere di Val Imperina”. NELLE FOTO (riproduzioni dal libro-guida “La via degli ospizi”): copertina della pubblicazione; la Certosa di Vedana; litografia di Marco Moro, 1876: in primo piano il Cordevole, a sinistra il complesso dell’ex certosa di Vedana, a destra l’abitato di San Gottardo; l’abitato di San Gottardo nell’immagine di inizi ‘900 con alcuni frati in passeggiata, a destra il portico, purtroppo abbattuto; “Ai Saletti: case coloniche, teza e stalle, chiesura e cortivo” (da Catastico de beni di Vedana 1703); “Candaten: case coloniche, tieza e stalle con chiesa di ragione del Monastero e fondo prativo che resta diseparato dalla strada, con alberi come si vede in disegno…”, sempre dal Catastico; tratto del percorso scavato nella roccia presso il Vaión; pineta di silvestre nei pressi del ponticello sul Rio Pegolera; le suggestive distese prative di Agre; l’ospizio di Agre; la valle del Cordevole nei pressi di Agre nella cartolina del bellunese Breveglieri di inizi ‘900; 1640: Castel Agordino e sentiero di accesso nel progetto di ristrutturazione della fortificazione; passaggio attraverso le strutture del forte di San Martino; la passerella lignea sul Rio Carbonere ricostruita lungo l’antico tracciato; cartolina Breveglieri di fine ‘800 con i fabbricati delle miniere di Valle Imperina e l’edificio di maggiori dimensioni sede dei forni fusori.