BELLUNO Quelli della truffa del resto sono tornati in provincia, hanno provato a colpire in via Tiziano Vecellio, ma per loro la giornata è finita male. Infatti in seguito alla segnalazione della titolare della gelateria “Dolce Delizie”, sono intervenuti gli agenti della Questura che hanno indagato tre persone, un uomo e due donne, accompagnati in Questura per aver tentato proprio la truffa del resto. I tre dopo aver consumato una coppetta di gelato ciascuno, all’atto di pagare il conto, hanno consegnato alla cassiera una banconota del valore di 10 euro, ma dopo aver ricevuto il resto corrispettivo, hanno dichiarato di aver pagato con una banconota da 50, creando una certa confusione nel locale. La cassiera non solo non ci è cascata ma ha chiamato la Polizia descrivendo dettagliatamente i tre e il mezzo sul quale viaggiavano, un caravan di colore bianco.
Gli agenti della Questura, hanno in poco tempo rintracciato il camper segnalato riuscendo immediatamente a fermarlo. Le tre persone a bordo, tutte residenti a Rovigo, una volta identificate, sono risultate già colpite dal divieto di ritorno in diversi comuni del Nord Est, per svariate ipotesi di reato, nonché denunciate in concorso tra loro in più occasioni per aver consumato appunto la nota “truffa del resto”. Il Questore ha emesso nei loro confronti un foglio di via obbligatorio dal comune di Belluno, che gli è stato subito notificato dagli uomini della Divisione Anticrimine della Questura.
La truffa tentata è la nota “truffa del resto”. Sembrava un ricordo lontano; eppure, nell’era dell’informatica, c’è ancora chi si affida ai metodi più semplici, e più efficaci, per spillare denaro al prossimo. Si tratta della truffa che viene tentata ai danni dei cassieri distratti, da utilizzare per beffare il barista indaffarato e incassare piccole somme in contanti. Il metodo è rodato da anni e anni di esperienza. Si lascia intravedere al negoziante una banconota di grosso taglio, con la quale pagare una consumazione o una spesa minima. Così il negoziante inizia a esplorare la cassa, alla ricerca di monetine per metter su la cifra da restituire al cliente che, a un certo punto, si ricorda di avere forse un’altra banconota e inizia a contare monetine. Poi il truffatore, dicendo che non riuscirà a pagare se non con quella banconota, che lui assicura di aver consegnato al cassiere quando invece l’ha immediatamente reintascata, pretende il resto dal negoziante. Che, se nella concitazione dei pochi secondi di concentrazione ha perduto la freddezza, finisce per consegnargli, con tanti saluti. Anche perché, di solito, arriva qualche complice a ingrossare la fila dei clienti, mettendo così pressione al cassiere. Il modus operandi, però, può prevedere alcune variazioni. Come, ad esempio, quella di mostrare una banconota di grosso taglio e poi sostituirla al momento della consegna con una di valore minore, pretendendo di aver pagato con la prima anziché con la seconda. Intanto, il cassiere ha già preparato il resto per la spesa maggiore e, distratto dalle argomentazioni del “cliente” finisce, quasi inconsapevolmente, per dargli più soldi di quanti gliene spetterebbero. Il successo di questo tipo di truffa sta nella creazione di un vero e proprio momento di confusione, messo su arte per beffare i negozianti.