di RENATO BONA
Cinquantacinque anni fa a Cavarzano, popolosa frazione di Belluno, il vescovo Gioacchino Muccin – lo scrive lo storico prof. Flavio Vizzutti nel suo libro “Le chiese della parrocchia di Cavarzano” – benediva la nuova chiesa parrocchiale che, nelle intenzioni, doveva divenire tempio nazionale “Madonna della strada”. In realtà l’attuale edificio “è quello che doveva essere la cripta dell’articolato complesso chiesastico rimasto sulla carta”. Perché? Lo spiega il sito “newsinquota.it” ricordando: “La prima pietra viene posata nel maggio del 1963. Ma pochi mesi dopo arriva la sciagura del Vajont a interrompere i lavori. Il progetto si ridimensiona, perché le risorse statali previste vengono dirottate tutte sulla ricostruzione dopo il disastro. E così il grande tempio viene ridotto. La struttura a cono non c’è. La rampa che sale neppure. Ciò che resta oggi – concluso appunto nel 1967 – è solo la cripta di quello che doveva essere il tempio, con il troncone di canonica e oratorio che avrebbe dovuto essere parte della struttura. Anche l’intitolazione cade: non più Madonna della Strada, ma “Visitazione della Beata Vergine Maria”. L’idea di una nuova chiesa era stata manifestata fin dal 1959 da laici qualificati ed era stata fatta propria del primo parroco: don Mario Pasa, il quale, validamente sostenuto, ipotizzò la realizzazione di un imponente edificio cultuale che divenisse contemporaneamente la chiesa principale e “Tempio Nazionale della Madonna della Strada”. Quindi, speciale luogo di culto ove propiziare l’assistenza divina tramite l’intercessione della Vergine su tutti gli utenti della strada, suffragare le vittime della medesima ed impetrarne l’aiuto affinché si formi una mentalità responsabile in quanti circolano sulle vie. L’antica chiesa infatti, “certamente illustre per la ricca tradizione storico-devozionale e per le nobili testimonianze d’arte in essa racchiuse, risultava sempre più insufficiente di fronte ad una Comunità in rapida crescita (come ben sa l’attuale parroco di fresca nomina, don Graziano Dalla Caneva che ha rinunciato al prestigioso incarico di vicario diocesano per accollarsi l’impegno di ben tre parrocchie: oltre a Cavarzano, quelle di Sargnano e Cusighe, con ben novemila anime). L’ambizioso progetto è visto di buon occhio dal vescovo Muccin oltre che dalle stesse autorità civili e dunque due noti professionisti bellunesi: Adriano Alpago Novello e Vincenzo Barcelloni Corte si occupano della progettazione. Per la posa della prima pietra, il 23 maggio 1963 giunse a Belluno-Cavarzano il cardinale patriarca di Venezia Urbani che alla presenza di numerosi fedeli e personalità di varie parti del Paese, solennemente pose appunto la prima pietra del costruendo edificio sacro. Le circostanze drammatiche legate alla catastrofe del Vajont con le sue rovine e quasi duemila vittime, determinò l’impossibilità di ottenere i finanziamenti promessi e fu pertanto inevitabile ridimensionare il primitivo progetto, limitandosi all’erezione solo parziale del tempio. Così, senza scoraggiarsi, i Comitati appositamente creati, d’intesa col nuovo parroco don Emilio Del Din, “profondono ogni energia per giungere al più presto alla realizzazione ed in questo trovano disponibilità non solo nella famigli Vinanti, che concede il terreno, ma un po’ in tutti i parrocchiani e nello stesso Ordinario, sempre sensibilmente coinvolto nell’impresa”. L’occasione di questo anniversario, ci offre il destro per ricordare col sito “cavarzano.diocesi.it” che “Solo nel 1346 si ha il primo documento che cita la chiesa cavarzanese, dedicata ai santi Quirico e Giulitta, madre e figlio, martirizzati durante la persecuzione di Diocleziano, attorno al 204. L’edificio, frutto del rifacimento avvenuto tra il 1534 ed il 1585 sotto il cappellano Costantino, è una delle chiese che conserva uno dei più interessanti cicli di affreschi cinquecenteschi dell’intera zona e numerose opere d’arte a proposito delle quali si spiega che “Gli affreschi del presbiterio, assieme a quelli delle pareti dell’aula vennero riscoperti solo nei primi anni del Novecento. L’esteso ciclo realizzato nel corso del Cinquecento da differenti artisti, racconta alcuni episodi della vita di Cristo: nel presbiterio si riconoscono a destra la Circoncisione, la Crocifissione e la Resurrezione, mentre a sinistra sono dipinte l’Adorazione dei pastori, la Preghiera nell’orto degli Ulivi, la Cattura e la presentazione davanti a Pilato. Dietro l’altare si vedono: la Flagellazione, l’Incontro con la Veronica e l’Adorazione dei Magi, mentre nelle vele del soffitto sono dipinti i Padri della Chiesa affiancati dai Profeti. Sulla parete di controfacciata, decorata dallo stesso autore, si vedono solo due piccoli brani con san Giorgio a cavallo e lo stemma Egregis, in ricordo del cappellano sotto cui i lavori vennero realizzati. Sicuramente realizzati da mano differente ma sempre nel Cinquecento, sono gli affreschi delle pareti laterali; a sinistra si vedono il Giudizio Universale e l’origine del “Padre Nostro” e a destra alcune scene molto rovinate della vita dei due santi titolari, Quirico e Giulitta. Al centro del soffitto domina l’episodio della morte del piccolo san Quirico pianto dalla madre Giulitta, probabilmente dipinto verso fine Settecento dal bellunese Antonio Bettio. L’altar maggiore in legno intagliato ed oggi ridipinto, venne realizzato tra il 1584 ed il 1608, durante il periodo di attività pastorale del cappellano Vendrando Egregis junior il cui stemma è intagliato sul basamento della colonna di sinistra. La pala, dipinta intorno al 1624 da Francesco Frigimelica il Vecchio, propone le immagini dei Santi Martiri titolari accompagnati da san Carlo Borromeo e dalla Vergine. L’altare minore di destra venne scolpito tra la fine del Cinquecento ed i primi anni del Seicento e contiene una pala con la Vergine, san Giovanni Battista fanciullo, sant’Antonio abate e Michele arcangelo dipinta da Nicolò de Stefani verso la seconda metà del Cinquecento. L’altare di sinistra, invece, propone un altare seicentesco intagliato e dorato con una tela con la Vergine del Rosario e santi probabilmente realizzata dal bellunese Nicolò de Barpi. Su di una mensola sulla parete destra dell’aula è infine posizionata una statua lignea di sant’Antonio da Padova firmata dallo zoldano Angelo Majer (1904).
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NELLE FOTO (Renato Bona, Flavio Vizzutti, L’Amico del Popolo, Il Corriere delle Alpi, sito della Parrocchia di Cavarzano): panoramica estiva della chiesa parrocchiale cavarzanese; vari scorci dell’edificio sacro benedetto l’8 dicembre 1967; due panoramiche della vecchia parrocchiale intitolata ai santi Quirico e Giulitta.