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BELLUNO Oltre un centinaio di persone (adulti, famiglie e ragazzi) hanno partecipato nel weekend a “Impianti aperti”, la giornata di visita alla sorgente della Val Clusa e al depuratore di Feltre, organizzata da Servizi Integrati Bellunesi per far conoscere da vicino il servizio idrico integrato bellunese. Sabato e domenica, ai partecipanti provenienti da tutta la provincia, i tecnici di SIB hanno illustrato il funzionamento del principale acquedotto della provincia di Belluno: alimentato da quattro sorgenti (e la Val Clusa è la più importante ubicata a 688 metri s.l.m.), il sistema eroga in media circa 400 litri al secondo (35mila metri cubi al giorno) e si snoda per oltre 130 km e approvvigiona circa 50 serbatoi e impianti di sollevamento distribuiti lungo tutta il percorso, andando ad alimentare oltre 50mila persone residenti nei comuni di Sospirolo, Sedico, Belluno, Limana, Borgo Valbelluna, Setteville, Segusino e Valdobbiadene. Presenti all’apertura di sabato, il presidente di SIB, Attilio Sommavilla, e il consigliere provinciale Massimo Bortoluzzi. “L’acqua è un bene essenziale – spiegano Sommavilla e Bortoluzzi – e garantirla ai cittadini tutti i giorni dell’anno, con continuità e a livelli qualitativi adeguati, richiede impegno, maestranze qualificate e impianti in efficienza. Questi appuntamenti, molto apprezzati dai bellunesi, sono molto importanti perché permettono di far conoscere da vicino la complessa gestione dell’acqua e le molteplici fasi che ne assicurano quotidianamente la disponibilità dai rubinetti”. Domenica mattina è stato aperto al pubblico anche il depuratore di Feltre, impianto a servizio delle utenze di Feltre (inclusa Birreria Castello), Pedavena e Seren del Grappa, che tratta circa 20mila cubi al giorno di acque reflue e garantisce la restituzione in ambiente di acqua pulita. Fase per fase, i presenti, organizzati in gruppo, hanno potuto capire come avviene il processo di pulizia delle acque di scarico: dal pretrattamento, che elimina i materiali solidi più grossolani (quali cotton-fioc, sabbie, olii) al trattamento biologico, con vasche popolate da batteri che si nutrono delle sostanze inquinanti biodegradabili, al trattamento terziario dove appositi filtri provvedono a rimuovere gli ultimi residui sospesi, fino alla disinfezione, che abbatte la carica batterica prima della restituzione in natura. Particolarmente utili le dimostrazioni pratiche che hanno permesso ai partecipanti di vedere i diversi stadi del refluo, da fango, appunto, ad inizio lavorazione, ad acqua pulita a fine attività. “I depuratori sono un presidio essenziale per la protezione dell’ambiente – conclude Sommavilla – e la loro presenza è la miglior garanzia di salvaguardia degli ecosistemi naturali che possiamo dare alle generazioni presenti e future. Serve, in ogni caso, un’azione collettiva per ridurre l’inquinamento dell’uomo, perché è solo in questo modo che possiamo davvero preservare il pianeta in cui viviamo”.
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