di RENATO BONA
Un lungo ma soprattutto molto interessante capitolo del libro (edito a cura di Biblioteca civica di Sospirolo, Pro loco Monti del Sole, Parco nazionale Dolomiti Bellunesi; stampa tipografia Piave di Belluno, 1999) “Una storia, tante storie” su “La vita e la gente del Canal del Mis” è stato intitolato (“Gena Bassa. La scuola elementare”) dalla valente autrice, Pieranna Casanova, al mondo della scuola, con l’inserimento di numerose splendide immagini di scolaresche del tempo andato. Casanova esordisce scrivendo che “A Gena Bassa c’era anche la scuola elementare, intitolata ad Abele Tiapago, nato a Sospirolo nel 1865, figlio di Antonio Tiapago, un esposto, e Paolina Bacchetti” spiega quindi che Tiapago partecipò valorosamente alla prima guerra mondiale come sottotenente degli Alpini, poi si trasferì in Lussemburgo dove, dopo aver lavorato in un garage di automobili e successivamente come tornitore, venne impiegato presso gli uffici del Segretariato dell’Opera “Bonomelli” a Esch sur Alzette. Fu attivissimo sostenitore dell’Opera sia nell’Ufficio sia come filodrammatico nel locale Circolo ed organizzatore del Corpo Giovani Esploratori Italiani. Venne ucciso la sera del 4 dicembre 1925 da numerosi colpi d’arma da fuoco e la notizia destò cordoglio nella colonia e in Italia dove venne annoverato tra i Martiri Fascisti. Portata la salma a Sospirolo, fu allestita la camera mortuaria nella sede del partito fascista, che a quel tempo si trovava a Susin, e poi si tennero i solenni funerali di Stato a Belluno. A Sospirolo gli dedicarono la via che dalla chiesa di San Rocco porta a San Lorenzo”. Inizialmente la scuola funzionava in una piccola stanza poco lontano dal molino della Soffia quindi si trasferì nei pressi dell’Hotel poi demolito. La nuova scuola venne poi edificata nel 1963 nella località I Bitti, vicino alla nuova chiesa di San Remedio; gli insegnanti alloggiavano nell’albergo “Valle del Mis”. Viene ricordato che fino al 1951 c’erano solo le prime tre classi elementart poi vennero istituite anche la quarta e la quinta. Frequentavano i bambini della Valle, dal Pian dei Zech a I Stua: dai 30 ai 50 alunni nel periodo dal 1934 al 1954 quindi in progressivo calo fino a scendere a 7! nell’anno scolastico 1965-66. Pieranna Casanova a questo punto non trascura di dire che “Dalla lettura dei registri scolastici emergono tutte le difficoltà che i bambini incontravano per andare a scuola: lunghi tragitti a piedi anche con il freddo e la neve, malattie croniche o mal curate, la povertà delle famiglie che in particolari situazioni faceva dare più importanza al lavoro che alla cultura (il maestro Sergio Valacchi notò con meraviglia come la festività del 1. maggio fosse passata inosservata nel Canal del Mis)”. Ancora: negli anni più difficili, mandare i figli a scuola per i genitori era quasi un lusso, per i bambini quasi un divertimento, una sorta di diversivo dai lavori in cui erano impegnati al pari dei grandi. Per questo ascoltavano la maestra o il maestro con interesse e curiosità, anche se poi non avevano modo di approfondire lo studio e ottenevano così risultati scadenti”. Cita quindi l’esempio di Carolina Casanova, nata nel 1998 a Gena Alta, la quale potè frequentare solo la prima: a primavera doveva infatti andare al pascolo con le capre e seminare le patate che poi raccoglieva in autunno. Tuttavia: “Man mano che la scuola veniva considerata una necessità alcune famiglie insistevano perché i figli potessero frequentarla anche a costo di far ripetere loro qualche classe, perché non avrebbero potuto continuare ad andare a scuola altrove dopo la terza: in alcuni anni si trovano infatti bambini di 6 anni insieme a ragazzi di 13! L’anno scolastico prendeva il via nella prima metà di ottobre e terminava a maggio-giugno; al mattino frequentavano gli alunni di seconda e terza, dalle 9 salle 12 d’inverno, mezz’ora prima nella buona stagione; al pomeriggio arrivavano i piccoli della prima, dalle 14 alle 15, mezz’ora prima d’estate. I maestri, per lo più donne, supplenti o insegnanti provvisori, cambiavano praticamente ogni anno e nei loro rapporti alle autorità scolastiche lamentavano i molti disagi provati a vivere nella Valle e lavorare nel freddo e disadorno edificio scolastico (‘arieggiato’ lo definì una maestra mentre un suo collega lo paragonò ad una falegnameria). L’autrice del libro sulla vita e la gente del Canal del Mis cita quindi Rita Travani come la maestra di cui si hanno più antiche testimonianze perché “avendo sposato un sospirolese, Carlo Doglioni, rimase a lungo in zona e a lungo parlò della sua esperienza di insegnante nel Canal del Mis, in quell’aula del mulino di Stefano Casanova alla Soffia, che si affacciava con il ‘piòl’ sul torrente Mis. Padovana, aveva vent’anni quando ebbe l’incarico per Canal del Mis dopo un anno “ancor pià duro e difficile di insegnamento a Falcade Alto, paese di frontiera con l’Austria, nel 1918, subito dopo la prima guerra mondiale. Il confronto con questo luogo su cui gravavano ancor pesantemente l’incubo e le conseguenze della guerra fece sembrare meno pesanti alla giovane maestra i disagi della Valle (il suo letto era nell’aula, dietro la lavagna, e l’alternativa, che scherzosamente le veniva offerta, era di dormire nel letto matrimoniale con la famiglia che la ospitava!). L’ambiente dove lavorava era isolato sì, ma tranquillo, anche per il carattere cordiale degli abitanti. Ricordava gli scolari attenti, curiosi di un mondo per loro lontano, e molto spontanei e sinceri, pronti al riso e al sorriso. Erano interessati, e i genitori più di loro, alle nozioni fondamentali: saper leggere e scrivere ma soprattutto far di conto, sentito come una fondamentale forma di difesa nel loro destino di emigrare giovanissimi. Anche dopo la sua attività di maestra, rimase affezionata e amica di quegli scolari che vedeva crescere e moltiplicarsi e che a lungo continuarono a chiamarla ‘maestra’”
. NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Una storia, tante storie” di Pieranna Casanova): Abele Tiapago, considerato martire fascista: al suo nome era intitolata la prima scuola elementare a Gena Bassa; Piccole italiane e Balilla delle elementari di Canal del Mis; scolaresca del 1930-31; l’orticello da coltivare nella scuola; la maestra Concettina Mazzamuto con i suoi scolari del 1933-34; la stessa insegnante il 1. luglio 1933 davanti all’Hotel; corso serale al Canale del Mis; anno 1937-38 la scolarersca con la maestra Luisa Romano; e quella del 1938-39 della maestra Paola Dal Monte; quindi quella del 1939-40, maestro Antonio Antoniol; la maestra Adele Testolini con la sua scolaresca dell’anno 1940-41; quella della maestra Lina Brino del 1941-42; scolare e scolari dell’anno scolastico 1942-43 con la maestra Ester Soppelsa; un po’ rovinata ma ecco l’immagine della scolaresca 1950-51 del maestro Salvatore Amico; anno scolastico 1951-52: la maestra Graziella Venzo ed i suoi allievi; anno 1958-59: il maestro Umberto Prestrosi con la scolaresca; 1954-55: scolaresca con la maestra Wally Pellegrinet; infine: scolaresca dell’anno scolastico 1959-60 con la maestra Grazia Gori.