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L’INTERVENTO DEL SINDACO DI VAL DI ZOLDO
Siamo molto soddisfatti che finalmente le istituzioni, a tutti i livelli, abbiano preso coscienza del fenomeno. Chi più, chi meno e chi con un altro (prevedibile) triplo carpiato (la Stretta carpiata). Spiace infine leggere ancora una volta dell’illusione che questo fenomeno possa contrastare lo spopolamento. Penso anche alle centinaia di collaboratori delle nostre anagrafi lasciati soli per troppo tempo e che ora vedono riconosciuto il loro lavoro e soprattutto l’importanza del loro ruolo. Tornando al punto ora però inizia la parte più difficile ed è assolutamente necessario tenere alta la guardia. Si verificheranno nell’ordine due fenomeni. Il primo le richieste di riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis subiranno un’ulteriore accelerazione. Il timore di un cambio restrittivo della legge porterà tutti gli interessati (milioni) ad avviare le pratiche. Ad oggi con pieno diritto stante la norma. Il secondo invece riguarda certa politica e le lobby ad essa collegate che tenterà in qualsiasi modo di far naufragare la riforma. Ricordo che in gioco ci sono milioni di euro. Ogni richiesta di riconoscimento può valere tra i 5 e i 10.000 euro a seconda del pacchetto che si preferisce “acquistare”. In alcuni casi sono comprese anche le visite guidate alle città di interesse, insomma pacchetto tutto compreso. La cosa peggiore che può capitare è quindi l’emanazione di un provvedimento che nella sostanza non porti ad alcun beneficio. Si pensi ad esempio alla questione della conoscenza della lingua quale presupposto per il riconoscimento. Si alimenterebbe solo un altro business. Sarebbe inoltre auspicabile rivolgersi nella redazione di un testo normativo a degli esperti costituzionalisti e a chi nelle anagrafi tratta il tema quotidianamente. La politica abbia l’umiltà di lasciare spazio agli esperti del diritto. Un testo di legge incompleto o peggio ancora non “coperto” da un tetto di costituzionalità rischia di aprire la strada a ricorsi e ritardi.
ARCHIVIO RADIOPIU 15 SETTEMBRE 24
Convegno sull’Iure Sanguinis: Un Fenomeno in Crescita e le Sue Implicazioni sui Servizi Demografici
“Se pensiamo a milioni di persone emigrate dal Veneto negli ultimi due decenni dell’800 il numero di potenziali richiedenti cittadinanza iure sanguinis è spaventoso. Una valanga che rischia di travolgere lo Stato”.
Il 12 e 13 settembre, l’Accademia ANUSCA di Castel San Pietro Terme ha ospitato un convegno dal titolo “Il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis: un fenomeno in crescita che tocca l’ordinamento giuridico ed investe i servizi demografici”. Tra i relatori di rilievo vi erano il Presidente del Tribunale di Venezia, Dott. Laganà, il Prof. De Nardi, costituzionalista dell’Università di Padova, e il Prefetto Orano, Direttore Centrale per i Diritti Civili del Ministero dell’Interno. Al tavolo dei relatori il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin.
Durante l’evento sono stati presentati i dati della prima indagine conoscitiva ISTAT-ANUSCA sullo iure sanguinis. Questa indagine ha rivelato la mancanza di dati ufficiali, poiché il Ministero non richiede ai Comuni di raccogliere queste informazioni. Su 5.019 Comuni rispondenti all’indagine, 2.454 sono stati interessati dal fenomeno dello iure sanguinis, che coinvolge cittadini stranieri nati all’estero con un avo italiano. Nel solo 2023, sono state registrate 61.328 pratiche di riconoscimento della cittadinanza, pari al 34,8% del totale delle concessioni di cittadinanza italiana.
Il Veneto è una delle regioni maggiormente coinvolte, con il 43% del totale delle cause giudiziarie italiane per l’accertamento dello iure sanguinis. La questione solleva dubbi sulla conformità costituzionale dell’attuale normativa, in particolare sulla mancanza di un limite generazionale e sull’assenza di requisiti di legame con lo Stato italiano.
Il convegno ha sottolineato la necessità di una riforma della legge sulla cittadinanza per affrontare le implicazioni di questo fenomeno in crescita. Il professor De Nardi ha sollevato domande sulla legittimità costituzionale del riconoscimento iure sanguinis senza limiti generazionali, auspicando un rinvio alla Corte Costituzionale che potrebbe stimolare un intervento legislativo.