Agordo ringrazia la pagina facebook Biblioteca Belluno CLICCA QUI che non ha dimenticato un anniversario importante, la morte di Tito Livio Burattini che tra l’altro da il nome alle scuole primarie della città
UN AGORDINO GENIALE E POLIVALENTE Sofferente di gotta, l’agordino Tito Livio Burattini morì povero in Polonia 340 anni fa, il 17 novembre 1681. In tempi di Covid, lo ricordiamo perchè inventò il metro, che oggi è l’unità di misura del distanziamento: «È la lunghezza di un pendolo» -scrisse nella “Misura universale” edita nel 1675- «che fa una vibrazione nel tempo di un minuto secondo, cioè, che faccia in un ora 3600 vibrazioni». Precursore del sistema metrico decimale, il suo metro cattolico conquistò il mondo, uniformando finalmente ovunque le misurazioni. Di famiglia agiata, Burattini, genio poliedrico, ebbe una vita piena, tra viaggi, politica, affari e soprattutto studi. Ventenne, fu disegnatore e cartografo in Egitto, riproducendo diversi monumenti antichi. Nel 1642 si trasferì in Polonia, ove si affermò. Architetto reale a Cracovia, realizzò diversi palazzi e con Stanislaw Pudlowski, allievo di Galileo, e Girolamo Pinocci, di origine italiana, compì esperimenti ottici e contribuì alla scoperta sulla superficie di Venere di macchie simili a quelle lunari. Costruì con successo anche lenti per microscopi e telescopi. Nel 1645 pubblicò la Bilancia Sincera, proponendo un perfezionamento della bilancia idrostatica di Galileo: il sistema da lui ideato individuò con maggior precisione i pesi specifci dei metalli preziosi. Attivissimo, nel 1648 Burattini progettò il dragone volante, una macchina per volare che però non realizzò, gestì le miniere di piombo e argento di Olkusz,e nel 1655-56 svolse una missione diplomatica a Vienna per trovare finanziamenti per la guerra contro la Svezia. Partecipò alla guerra svedese al comando d’una compagnia di fanti reclutata a sue spese, e, ricompensato con la nobilitazione, sposò l’aristocratica Teresa Opacka. Diresse la zecca di stato polacca e realizzò la prima calcolatrice meccanica italiana, un’addizionatrice esposta al museo Galileo di Firenze.