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DI TIZIANO DE COL
Prima di procedere con la lettura di questo articolo, consigliamo di leggere altri tre articoli qui precedentemente pubblicati e che si riferiscono all’evento del 1888, ad un richiamo di un evento del 1748 (che però non siamo ancora riusciti a documentare) ed infine la descrizione di un incendio che distrusse quasi completamente la frazione di Conaggia nel 1914: PRIMA PARTE SECONDA PARTE TERZA PARTE
Non è che con l’incendio del 1914 fossero terminati i guai per la frazione di Conaggia. Durante l’inverno 1951-1952 cadde moltissima neve ed una grossa valanga scesa dalla cima del Monte Celo lungo il “Valin de la Sana”, ostruì completamente l’alveo del torrente Bordina rischiando di deviare il torrente direttamente verso la frazione di Conaggia. Le famiglie che abitavano nelle case più a monte della frazione, in parte gìà alluvionate dalla Boa del 1888 e delle quali era rimasto interrato il pianterreno completo, si erano già preparate per abbandonare le case e trovare rifugio da parenti in luoghi più sicuri. Il timore era che la valanga, oltre che deviare il corso del torrente, creasse un invaso il quale, cedendo di colpo lo sbarramento della valanga, provocasse una improvvisa onda di piena sulla frazione di Conaggia. Fortuna volle che l’acqua si creasse un varco, in tempi abbastanza ridotti, nella base del corpo centrale della valanga e così l’acqua stessa riuscì a defluire nell’alveo normale. Nel 1966, durante la grande alluvione del 4 novembre, cedettero dei notevoli accumuli di detrito di falda in località Giaon e località Ru, in prossimità di Malga Foca. Queste colate detritiche, unitamente alle melme e detriti di falda provenienti dalla valle di Buscaresem (Buscarese in lingua locale) si incontrarono in località Campiouna creando un accumulo notevole che poi si incanalò lungo la strettissima e ripida Val delle Pontesie (costellata di ripide balze rocciose con alla base delle marmitte di erosione chiamate “Càudiere” nella lingua locale). La massa con forte velocità percorse la ripida valle e arrivata nel falsopiano dove ora esiste il parcheggio auto ai piedi della ripida salita a Malga Foca, perse di colpo energia creando un sovralluvionamento che deviò il torrente Bordina in piena direttamente verso il nucleo storico della Frazione di Conaggia, già alluvionato nel 1888 e creando il disastro al quale la frazione era fortunatamente scampata con la valanga sopra descritta. A seguito di queste “Bòe”, ossia ondate di piena provocate dalla creazione con successiva rottura di invasi a monte della frazione di Conaggia, tutta la zona alluvionata dal 1888 in poi prese il nome di Bòa ed andarono in parte persi quasi completamente gli antichi prati e con loro gli antichi toponimi che li descrivevano. Nel 1888 e nel 1966 la geografia della zona venne ripetutamente sconvolta, mentre non abbiamo notizie dei danni occorsi nel 1748 avendo solo notizia dell’evento alluvionale. La sorte volle che le prime tavolette IGM Agordo e Cime di San Sebastiano del 1888 venissero rilevate dopo l’evento calamitoso, per cui vi troviamo riportate le esondazioni (a fonovalle) e le frane (a monte) appena successe qualche mese prima. Nel 1989-1990 i Servizi Forestali Regionali rettificarono l’alveo del torrente Bordina a monte e di fianco alla Frazione di Conaggia, allontanandolo dalla frazione e portandolo verso il Monte Celo, al posto del vecchio campo di calcio, realizzando lunghe scogliere di protezione. Il nuovo campo di calcio e la zona degli impianti sportivi di Conaggia, ora insistono, in parte, sul vecchio alveo del Bordina. Ma dello spostamento dell’alveo del Bordina del 1989-1990 e dei vincoli idraulici ed idrogeologici (Piano di Assetto Stralcio Idrogeologico-P.A.I e Piano Gestione Rischi Alluvioni -P.G.R.A.) che a tutt’oggi gravano sulla zona, parleremo in un successivo articolo.
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