(Foto: Panoramica delle Cime di San Sebastiano dove si scaricò il nubifragio del 1890)
Nei giorni dell’anniversario del tragico episodio alluvionale che coinvolse direttamente la Val di Zoldo causando diffuse distruzioni e vittime ed in parte anche il Comune di La Valle con la distruzione della Malga Calleda, posta sotto le Cime di San Sebastiano, che segnano il confine tra La Valle e Zoldo, con la perdita di tutto il bestiame in essa monticato e conseguente immediata riduzione in miseria di molte famiglie che avevano nella mucca l’unica risorsa per la sopravvivenza. Il tragico evento sicuramente portò ad una massiccia emigrazione dalle zone interessate per cercare lavoro all’estero. Nel paese di La Valle intere famiglie cercarono un appiglio per sopravvivere emigrando oltre oceano. Alcuni paesani partirono a cercare lavoro in Grecia per avere qualche speranza per le proprie famiglie. L’antica Casera di Malga Calleda compare su una mappa del 1722 del Perito Gasparo Montan allegata ad un processo arbitrale relativo ad una disputa tra La Regola della Valle (Regulam Vallis) e la Regola Grande di Agordo con le altre Regole del Piano di Agordo. Il nome Challeda compare per la prima volta in una pergamena del 1354 conservata nell’ Archivio Storico del Comune di La Valle Agordina. L’antica Malga Calleda è anche presente su un’altra mappa antecedente a quella del 1722 del Perito Gasparo Montan, ma di questo scriveremo compiutamente in una serie di prossimi articoli su Calleda – Duran. La posizione della Malga era alla confluenza tra l’ Acqua del Sass di Calleda e l’Acqua dei Roiai (o del Livinal), di poco sottostante al parcheggio sulla SP 347 del Duran, posto appunto tra le due “Acque” citate, sui Pian di Calleda. La tradizione orale paesana Lavallese racconta che la sera del triste evento, i mandriani, avessero legato da non molto tempo il bestiame alle mangiatoie (màoi) poste sotto alle tettoie (teaz) su ambedue i lati del Calleda (che si genera alcuni metri più a monte con la confluenza delle due Acque sopra citate), mentre la Casera ed il Bait dal Lat dovevano essere tutti e due sulla destra orografica del Calleda. Sul posto ci sono ancora alcuni ruderi della Casera e alcuni muri di sostegno dei terrapieni dei teaz per il bestiame. L’onda di piena provocata dal diluvio scaricatosi monti sovrastanti spazzò via tutti i fabbricati lasciando i muti resti sopra descritti ancora visibili per nostra memoria, mentre il bestiame fu portato via ancora legato alle mangiatoie in quanto i mandriani non riuscirono a slegarle e a spingerle sui prati sovrastanti, presi dalla necessità di mettere in salvo se stessi e probabilmente nulla vedendo di quanto stava accadendo data l’oscurità ed enormemente spaventati dal fragore dell’evento. Si racconta che molte mucche furono ritrovate ad Agordo, sul greto del torrente Rova, del quale il Calleda è affluente, ancora legate a pezzi di mangiatoie. Appena due anni prima, nel 1888, a La Valle si erano verificati due eventi idrogeologici importanti. In primavera la Boa di Conaggia della quale abbiamo già narrato negli articoli sottostanti ai quali rimandiamo:
https://www.radiopiu.net/wordpress/la-boa-di-conaggia-del-23-27-aprile-1888-parte-prima/
https://www.radiopiu.net/wordpress/boa-di-conaggia-23-27-aprile-1888-parte-seconda/
e la frana del Monte Tamer dell’ autunno 1888 da noi già descritta:
https://www.radiopiu.net/wordpress/frana-del-monte-tamer-ottobre-1888/
Per la cronaca del tragico evento in Val di Zoldo ci affidiamo ad una pubblicazione di Pietro Monego: “ In val di Zoldo nella tragica notte tra il 29 e il 30 agosto 1890” pubblicata sul sito : http://dallacasatadilevazono.altervista.org/monego-in-val-di-zoldo-nella-tragica-notte-tra-il-29-e-il-30-agosto-1890/ a cura di Floriano Pellegrini che proponiamo nella sua interezza e scaricabile anche dal sito citato, mentre per la cronaca di quanto accadde a Malga Calleda proponiamo questo breve riassunto.
IL DOCUMENTO (33 PAGINE)
MONEGO-In-Val-di-Zoldo-nella-tragica-notte