A cura di Alessandro Savio
In Comune di Taibon Agordino ci sono delle antiche testimonianze di manufatti in pietra che costituivano le “Calchere”, fornaci per la cottura del calcare in funzione della produzione della calce , materiale da costruzione , legante per la malta delle murature , per le tinteggiature degli edifici e per la igienizzazione dei locali. Erano costruzioni seminterrate a ridosso del pendio, di forma circolare e di varie dimensioni. La cotta necessitava di molto lavoro preparativo e la presenza di più persone per il trasporto delle pietre e della legna,infatti lo studio attuale delle calchere comprende degli aspetti di archeologia industriale, artigianale, forestale e soprattutto sociale per la indispensabile collaborazione di numerose persone che si aiutavano a vicenda per la produzione di questo pregiato materiale da costruzione. La quantità di legna per una cotta variava a seconda delle dimensioni della fornace e conseguentemente dalla quantità di pietre da cuocere. Per la cottura di circa 300-350 quintali di pietre sono necessarie 2000 fascine ben secche di latifoglie del peso di 25-30 kg , pari a 550 quintali di legna. I tempi di cottura possono variare ininterrottamente dai 5-7 giorni per ottenere 250-300 quintali di calcare cotto. (calce viva). Il materiale veniva poi stoccato in una fossa di spegnimento interrata , già predisposta per ultimare il processo di idratazione(calce spenta) per poi utilizzare il prodotto finito preferibilmente dopo tre anni dallo spegnimento. Ovviamente questa descrizione è alquanto riassuntiva e breve, priva di tutti quei particolari tecnici da adottare per l’esatto procedimento assai laborioso , e raggiunto dai nostri avi solo dopo anni di esperienza tramandata verbalmente dalle generazioni. Nel territorio comunale di Taibon Agordino esiste ancora la testimonianza di parecchie “Calchere”, alcune rappresentate anche sulle mappe catastali con un cerchietto tratteggiato. Ormai sono tutte in disuso da anni , ma ancora assai integre , con la struttura originaria a forma di tino di blocchi di pietra squadrati, senza copertura e dotate di imbocco frontale per la introduzione delle fascine di legna e per il recupero della cenere. Una di queste calchere si trova in Valle di San Lucano , a valle della strada che conduce al villaggio di Col Di Prà , nei pressi del Capitello votivo delle “Scalette” , detto anche delle tre dita ove si dice che il vescovo Lucano abbia scacciato il diavolo imprimendo la forma delle tre dita ancora visibile nella pietra calcarea del capitello. La zona è assai nota dal punto di vista storico perché vicina alla Chiesa di San Lucano risalente al 1500 e poi per la vicinanza al sito menzionato come ricovero temporaneo della Regia Guardia Di Finanza di stanza in Agordo, che controllava quel piccolo commercio di tabacco, sale, fiammiferi, pietrine, assai in voga fino ai primi anni del 1900 scambiato con gli abitanti del vicino Primiero all’epoca sotto il dominio dell’Impero Austro Ungarico. Ora il piccolo fabbricato è stato ristrutturato e viene usato come ricovero agricolo. La calchera in questione denominata “Calchera dei Marin” dal soprannome di famiglia del proprietario del terreno, risulta abbastanza integra ed è stata recentemente oggetto di opere di recupero da parte del Gruppo Volontari Piodech di Taibon Agordino. Opere che sono tutt’ora in corso , con le quali i volontari intendono effettuare una rievocazione storica della passata attività produttiva della calce mediante la cotta di pietre calcaree come veniva fatto un tempo. Si pensa che l’intervento venga ultimato nella primavera del 2023 , per concludersi con l’accensione della fornace e la produzione della calce. Da notizie apprese dalla memoria storica del paese GINO BENVEGNU’ si è certi che l’ultima accensione della Calchera dei Marin risalga al 1946 , effettuata da ANTONIO BENVEGNU’ , fratello di Gino per ultimare i lavori di costruzione della casa di famiglia situata nel villaggio di Col Di Prà. La fossa di spegnimento , per una questione di comodità e di avvicinamento fu realizzata nei pressi della casa , purtroppo, la devastante alluvione del 1951 , con l’esondazione del torrente Bordina provocò un travaso della fossa con dei materiali alluvionali e la calce divenne inutilizzabile , il colpo finale fu l’alluvione del 1966 e quindi la fossa della calce fu definitivamente riempita e non più utilizzata. L’evento di rievocazione della cotta sarà preventivamente pubblicizzato tramite i mezzi di informazione in maniera di poter rivivere dal vero un antico mestiere caratteristico dei nostri avi . Grazie pertanto al proprietario del terreno SILVIO DELL’ANDREA (Marin) per la sua disponibilità , ed al gruppo Volontari Piodech di Taibon Agordino per l’iniziativa assai impegnativa sia dal punto di vista tecnico ed anche per il tempo impiegato.
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