di Alessandro Savio
TAIBON La prima latteria d’Italia sorse a Forno di Canale nel 1872 per opera di Don Antonio Della Lucia, che diede impulso e benessere generale per il patrimonio zootecnico dell’Agordino e su questa scia economica e sociale, verso la fine dell’800 si costituiscono in Agordino ben 52 latterie cooperative e turnarie. A Taibon la latteria venne costituita il 28.05.1888 ed il primo presidente fu Decima Fedele seguito da Lena Stefano e molti altri successivi, le altre latterie di tipo turnario caseario erano dislocate a Forno di Val, Peden, Listolade, Col di Prà e Soccol. La latteria turnaria aveva una modalità di gestione del latte ,facile ed economica adatta alla produzione casearia di piccola scala tipica del territorio montano mettendo insieme il latte di più famiglie e ricavando il prodotto collettivamente con la lavorazione a turno dei vari soci. La storica latteria di Peden, nata nei primi del “900 e rimasta operativa fino alla primavera del 2018 per la caparbietà degli ultimi otto soci, per la maggior parte imprenditori agricoli a titolo part-time, perciò allevatori e produttori di latte per pura passione che con tanti sacrifici occupano il loro tempo libero allo sfalcio dei prati ed alla zootecnica per ricavare un prodotto (formaggio, burro, e ricotta) da consumare a livello famigliare di tipo biologico e genuino, estraneo a qualsiasi lavorazione industriale. Questa attività di pochi è veramente importante per il mantenimento del territorio e delle nostre tradizioni ed origini rurali e contadine che fino a qualche decennio fa erano la colonna portante della economia locale, attualmente soprafatta dal modello industrializzato lattiero-caseario che ha costretto molti piccoli contadini ad abbandonare l’allevamento con la conseguente chiusura di molte latterie turnarie, provocando un abbandono del territorio dove l’incuria generale ha avuto il sopravento sull’avanzare del bosco che presto arriverà anche sui luoghi urbani.
Ma tornando all’argomento principale, questi otto soci della latteria o “caselo” di Peden hanno dovuto aimè arrendersi alla burocrazia ed alle leggi fasulle che fanno morire i più piccoli, a questo proposito la chiusura della latteria di Peden dovuta alle applicazioni delle vigenti normative è paragonabile ad una eutanasia poiché gli ultimi “contadini” allevatori zootecnici che fanno questa attività solo per passione e non per reddito sono purtroppo costretti a chiudere l’attività e vendere le bestie in quanto soffocati da una miriade di regole, norme, leggi problemi fiscali e corsi di aggiornamento. Ci sarebbero tante considerazioni da fare a questo proposito, come già detto l’abbandono del territorio, lo spopolamento della montagna, la perdita delle nostre tradizioni rurali, il dimenticarsi delle nostre origini contadine e delle nostre radici e cultura locale.
A nulla è valso l’aver scritto su tutti i programmi elettorali delle amministrazioni passate degli ultimi vent’anni, e cito letteralmente la frase che sembra ciclostilata su due programmi elettorali di liste opposte: ….” porre in essere ogni azione per il mantenimento della latteria turnaria di Peden, Fondamentale ed insostituibile per le piccole aziende zootecniche non solo di Taibon, che tanto hanno fatto e continuano a fare per la tutela paesaggistica ed ambientale del territorio…” nonostante questi intendimenti la fine inesorabile è arrivata. La chiusura della latteria di Peden è una grossa perdita per tutta la nostra comunità e anche senza l’intervento delle istituzioni aveva già un destino segnato ma avrebbe fatto una fine meno ingloriosa, dopo oltre cento anni, ma fine naturale. Tutto questo è passato inosservato.