di Renato Bona
Il 31 dicembre del 2010 Gianni Santomaso annunciava su Il Corriere delle Alpi la scomparsa nell’ospedale di Agordo di Giovan Battista Rossi “ultima fiamma della tradizione linguistica agordina riconosciuta a livello internazionale”. “Tita” era nativo di San Tomaso Agordino e si era laureato a Padova specializzandosi in glottologia. Nel suo curriculum: collaboratore esterno del Centro nazionale ricerche a dialettologia di Padova e dell’Atlante storico linguistico etnografico del Friuli che era diretto dal fraterno amico e glottologo Giovan Battista Pellegrini; ancora: membro della Società italiana di glottologia; per anni preside della media di Cencenighe nonché sindaco negli anni ’60. Proprio Rossi, e proprio con presentazione del suo amico-collega Pellegrini, ha realizzato nel 1982 (editore Bepi Pellegrino, fondatore dell’editrice Nuovi Sentieri, altro autentico grande personaggio della cultura agordina e non solo: accademico del Cai, storico dell’alpinismo dolomitico, autore di numerose opere letterarie che gli sono valse importanti riconoscimenti) il ponderoso volume (sulle 400 pagine; fotografie di: Franco Colleselli (Agordo), Livio Comina (Voltago Agordino), Foto Lazzarini (Cencenighe Agordino), Arturo Olivo (Belluno), Giacomo Pagani (Padova), Donato Soppelsa (Cencenighe Agordino); disegni di Franco Colleselli e Giuseppe Grava; coordinamento grafico: Eronda graphic design studio; fotoriproduzioni Monticelli di Padova; stampa tipografia Piave di Belluno)) sotto gli auspici dell’Istituto di glottologia e fonetica dell’Università di Padova e con contributo della Regione Veneto “Civiltà agricola agordina” con appunti etnografico-linguistici”, che ha voluto dedicare al figlio Romeo. Dopo presentazione e premessa, il volume si articola nei capitoli seguenti: La casa; Fontane, ancone, capitelli; Fienile, stalla, animali domestici; Alpeggio; Lavorazione del latte; Apicoltura; Agricoltura; Il mulino ad acqua; Lavorazione della canapa, del lino e della lana; Lavorazione del legno; Mestieri; Mezzi di potatura e di trasporto; Misure; Abbigliamento. Nella prefazione, Giovan Battista Pellegrini scrive fra l’altro: “Quest’opera di un amico carissimo fin dalla primissima nostra giovinezza, non può non richiamarmi alla memoria quei duri tempi del 1943-45; ricordi (cui accomuno un altro sodale, Riccardo Chenet; a lui devo molto della mia esperienza dialettale) di frequenti sparatorie, di rappresaglie, di fughe repentine, di rischi che ora non posso nemmeno immaginare – dai quali sono fortunatamente uscito illeso – quando anch’io, avido di sempre migliori conoscenze, mi arrampicavo sui ripidi pendii delle nostre amene vallate che in questo volume sono indagate, ma con ben più maturo approfondimento”. E proseguiva: “Nel presentare questo magnifico volume ai Bellunesi e ancor più al mondo degli studiosi (che mi auguro il più vasto possibile) il mio primo sentimento è quello di una inesprimibile soddisfazione. Vedo infatti realizzata un’opera che rappresenta da sola un autentico capolavoro – cui seguirà un poderoso dizionario dialettale dell’Agordino centrale e meridionale – e che io mi auguravo da tempo di poter finalmente ammirare nella sua completa realizzazione (portata a compimento anche per il benemerito impegno dell’Editore). Da tanto tempo (da oltre un ventennio, sia pure saltuariamente) l’Autore, il Prof. Giovanni Battista (Tita) Rossi, ex preside della scuola media statale di Cencenighe (Belluno), vi lavorava dopo aver raccolti imponenti materiali in tanti paesi del Medio e Basso Cordevole, ai quali si aggiungono varie schede che si riferiscono anche alla sezione settentrionale (senza escludere del tutto il Livinallongo). Tale ricerca costituisce inoltre un fondamentale supporto ad una integrale rilevazione dialettologica delle parlate agordine ed in generale dell’area bellunese e cadorina ladina e ladino-veneta. Essa rappresenta infatti una introduzione generale descrittiva nel settore della demologia e soprattutto dell’ergologia con una puntuale rassegna delle vecchie tradizioni, delle usanze, dei modi di dire ed in particolare delle ‘Sachen’ che sono qui raccolte ed illustrate con una dovizia veramente straordinaria. L’apparato iconografico, costituito dalle eccellenti foto, talvolta scattate, con felici inquadramenti, dal medesimo Autore, è più che esauriente ed esso potrà essere riutilizzato, o per lo meno richiamato, anche in una serie di dizionari dialettali della nostra regione bellunese che abbiamo da tempo programmato…”. Concludendo, il glottologo dava atto all’amico Rossi di aver “profuso nel volume che ho qui il piacere di illustrare nelle sue caratteristiche e per i suoi innumerevoli pregi, tutte le sue migliori energie e le sue esperienze che gli derivano da una pluridecennale familiarità e consuetudine con eccellenti informatori tra i quali soprattutto insegnanti elementari (anche per esperienze personali mi piace ricordare in particolare le maestre Maria Soppelsa, Albertina Bogo e Maria Alchini)…. Gli alti meriti acquisiti da G. B. Rossi saranno adeguatamente riconosciuti non soltanto in sede locale, agordina e bellunese, ma certamente anche nel mondo degli studiosi specialisti di etnografia e di dialettologia”.
NELLE FOTO (Wikipedia, Corriere delle Alpi e riproduzioni dal libro “Civiltà agricola agordina”): la copertina del preziosissimo volume; l’autore, prof. Giovan Battista Rossi: l’editore Bepi Pellegrinon; il noto glottologo G.B. Pellegrini; case rustiche antiche; focolare e sullo sfondo finestra cieca adibita a scaffale; scaldaletto noto anche come mónega; il fornèl; la “brénta”, fontana quadrangolare di legno; stalla con fienile; recinto interno della stalla; la caséra; grande apiario; aratro ad un’ala con coltello e carrello; si lavora la gramola.