L’allarme lo lancia l’Ufficio studi della CGIA: nel 2019 sono state segnalate all’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia oltre 8.700 operazioni sospette di riciclaggio nel Veneto. Stiamo parlando di presunti illeciti compiuti in massima parte da organizzazioni criminali che cercano di reinvestire in aziende o settori “puliti” i proventi economici derivanti da operazioni illegali.
Le organizzazioni criminali fatturano 170 miliardi all’anno
“Secondo una nostra stima su dati della Banca d’Italia – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – ammonta a 170 miliardi di euro l’anno il fatturato ascrivibile all’economia criminale presente in Italia. Praticamente lo stesso Pil della Grecia. Va segnalato, in base alle definizioni stabilite a livello internazionale, che questo importo non include i proventi economici provenienti da reati violenti – come furti, rapine, usura ed estorsioni – ma solo da transazioni illecite caratterizzate dall’accordo tra un venditore e l’acquirente. Come, ad esempio, il contrabbando, il traffico di armi, le scommesse clandestine, lo smaltimento illegale dei rifiuti, il gioco d’azzardo, la ricettazione, la prostituzione e la vendita di sostanze stupefacenti. Ricordiamo che da qualche anno una parte di questi 170 miliardi, pari a poco più del 10 per cento del totale, viene conteggiata, grazie alle nuove disposizioni europee in materia di contabilità nazionale, perfino nel nostro Pil nazionale”.
La conferma dell’importanza del giro d’affari delle organizzazioni criminali emerge anche dal numero di segnalazioni pervenute in questi ultimi anni all’Uif, struttura presente all’interno della Banca d’Italia. Stiamo parlando delle operazioni economico-finanziarie sospette “denunciate” a questa Unità da parte degli intermediari finanziari (istituti di credito, uffici postali, notai, commercialisti, gestori di sale giochi, società finanziarie, assicurazioni, etc.). Le principali forme tecniche che nel 2019 hanno originato le segnalazioni alla Uif, ad esempio, hanno riguardato, in particolar modo, i bonifici nazionali, i money transfer e le transazioni avvenute in contanti.
L’economia criminale: unico settore che non conosce crisi
E’ evidente – afferma il segretario della CGIA Renato Mason – che le organizzazioni che gestiscono queste attività criminali hanno la necessità di reinvestire i proventi nell’economia legale. Ed è molto importante che in sede di controllo le autorità preposte siano in grado di distinguere bene il capitale dell’azienda da quello di provenienza sospetta, al fine di evitare commistioni che potrebbero generare, in fase di istruttoria, dei pericolosi fraintendimenti. Il boom di denunce avvenute tra il 2009 e il 2019, comunque, è un segnale molto preoccupante. Pur non conoscendo il numero delle segnalazioni archiviate dalla Uif e nemmeno la dimensione economica di quelle che sono state successivamente prese in esame dalla DIA o dalla Polizia Valutaria, abbiamo il sospetto che l’aumento delle segnalazioni registrato in questi ultimi anni dimostri che l’economia criminale è l’unico settore, in tutto il Paese, che non ha risentito della crisi”.
Tra il 2018 ed il 2019 le segnalazioni nel Veneto sono aumentate del 6,5 per cento. Se nel 2018 erano 8.254, l’anno scorso hanno raggiunto la quota di 8.788. La CGIA ricorda che una volta ricevuti questi “avvisi”, la Uif effettua degli approfondimenti sulle operazioni sospette e le trasmette, arricchite dell’analisi finanziaria, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza (NSPV) e alla Direzione Investigativa Antimafia (DIA). Solo nel caso le segnalazioni siano ritenute infondate, la Uif le archivia.
Campania, Lombardia e Liguria le regioni più a rischio
A livello regionale le realtà più “colpite” nel 2019 sono state la Campania (222,8 segnalazioni ogni 100 mila abitanti), la Lombardia (208,1) la Liguria (185,3) e la Toscana (184). Il Veneto, prima regione del Nordest, è al sesto posto nazionale (179,1). Le realtà meno interessate, invece, sono state l’Abruzzo (115,7 ogni 100 mila abitanti), l’Umbria (110,3) e la Sardegna (86,6). Rispetto al 2018, Sicilia (+26,3 per cento), Molise (+23,8 per cento) e la Basilicata (+17,4 per cento) sono state le realtà che hanno registrato le variazioni percentuali di crescita del numero di segnalazioni più importanti. A Nordest il Veneto ha segnato un +6,5 per cento (vedi Tab. 1).
Situazione critica a Padova, Verona e Venezia
A livello provinciale le realtà venete che nel 2019 hanno registrato il più alto numero di segnalazioni giunte all’Unita informazione finanziaria ogni 100 mila abitanti sono state Padova (195,8), Verona (190,9) e Venezia (186,9). Rispetto al 2018 la provincia che ha registrato l’incremento più importante è stata Venezia (+24,4 per cento). Seguono Padova (+9,4 per cento) e Vicenza (+7,3 per cento). Forte caduta, invece, a Rovigo: rispetto al 2018 la contrazione è stata del 15,7 per cento.