di RENATO BONA
BELLUNO Nel febbraio del 1982, allora aveva 32 anni, l’amico Dino De Cian, di San Zenon di Sospirolo, da lustri appassionato ed esperto in fotografia, soprattutto in bianco-nero (numerosi i successi di pubblico e critica in diversi concorsi) ha realizzato il libro “Racconti Bellunesi. Cultura contadina e artigiana della Val del Piave, tra Belluno e Feltre, in fotografia”, editore l’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali oggi guidato dal prof. don Sergio Sacco, stampa Tipografia Piave, che documenta quanto concerne il mondo dei contadini e degli artigiani tradizionali, argomento che per lui è oggetto di costanti studi ed approfondimenti. Socio del Circolo fotografico bellunese, De Cian si interessa anche di naturopatia e radiestesia. Il suo libro, con fotografie che spaziano temporalmente dal 1975 al 1981, è presentato da Paolo Piccolo (collaboratore nell’appassionata ricerca di persone e situazioni nonché autore delle didascalie che accompagnano le immagini), ed ospita una introduzione del prof. don Gigetto De Bortoli. Il primo scrive fra l’altro: “…De Cian realizza documenti in bianco e nero perché la realtà popolare sia fissata sulla carta e provochi la gente d’oggi a rivedersi criticamente e poi a sperare nella rinascita dei valori, nell’uso della materia come mezzo per rinnovare l’antico spirito bellunese” e spiega che; “In tal senso forse possiamo dire che questa è fotografia religiosa, perché propone con il vigore della semplicità una via di salvezza per tutti noi: ritornare alla propria terra con spirito di sacrificio e con umiltà per ritrovare la nostra identità, per sentirci popolo con radici profonde, in una vera patria con la sua lingua, con la sua storia e con quelle tradizioni che l’assurda vita d’oggi vorrebbe cancellare per sempre”. Piccolo ricorda quindi che De Cian ha vissuto infanzia e giovinezza nella casa rustica fra prati e boschi “che ha condizionato un po’ tutta la vita del nostro fotografo, il quale, attraverso le immagini cerca di ritornare alle proprie radici, per conoscere meglio quella parte di sé che resta ancor oggi in ombra e per completare quel processo di conversione e di ricerca che egli ha sentito nascere dentro sette anni orsono…” e che lo induce a pensare che questa terra possa riconquistare la propria individualità riscoprendo e potenziando al massimo la propria anima montanara, contadina e artigiana, senza affidare ad altri la soluzione dei nostri problemi, ma iniziando una pacifica rivoluzione prima di tutto dentro noi stessi. La ponderosa introduzione di De Bortoli si conclude cosi: “La capacità di parlarci posseduta da queste foto e da queste didascalie è chiaramente proporzionata alla vicinanza psicologica, di sentimenti e di affetti, che i due autori sono riusciti ad avere con la gente. Ognuno constaterà da sé che De Cian e Piccolo, da questo mondo antico ed ancora presente, si sono lasciati accalappiare e permeare. Anzi nel loro intimo vogliono far parte di questo mondo. Sono consci di non aver visto tutto, ma hanno fatto la ricerca con tutta la passione possibile. Una autentica passione storica: Per me non c’è spettacolo più bello di vedere due ricercatori lavorare con passione. Situiamo pure questo lavoro, non chiediamogli più di quanto possa e soprattutto voglia darci. Ma poi lasciamoci prendere la mano. Sarà bello”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Racconti bellunesi”): la copertina della pubblicazione; Sartena di Santa Giustina: “ombreleta” aggiusta i ferretti del parapioggia ed un bimbo lo osserva meravigliato; a Malga Pradàn, nella località Pìsoi di San Zenon di Sospirolo, ecco Gildo Lise, “Barba Gildo”, detto “il solitario”, classe 1910; “nonna Rosa” mostra ai bimbi come si otteneva il filo dalla canapa; cardatura della lana con la macchina lignea opera di Germano Balest di Meano; Alconis di San Gregorio: Maria “Prana” alla “korleta”; Roncoi di San Gregorio: nonna Cadorin al suo antico filarino; ci vuole esperienza…; Lentiai: Assunta Savaris al telaio; Paola Tormen di Carfagnoi prepara con l’incannatoio le spole da inserire nella navetta del telaio; … e spiega la lavorazione al nipote; composizione di cesti; Bruno De Biasio, bellunese, un bravo battitore di ferro; la Nella che fa “inbotide”; Madeago di Castion: Mosè De Bona ha realizzato funi di pelle bovina.