di Renato Bona
Nell’agosto di 42 anni fa, il maestro Mario De Nale dava alle stampe per i tipi della tipografia Piave di Belluno e ad iniziativa del Centro sociale di educazione permanente di Tambre e dell’Associazione emigranti bellunesi, il libro “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi”. Due capitoli sono dedicati ad una nota famiglia pontalpina di Polpet, quella dei Boito, riservati uno a Silvestro, il padre, e l’altro a Camillo, il figlio, ma stranamente non viene citato l’altro figlio, Arrigo, a detta di molti il più famoso del terzetto. Così l’autore a proposito di Silvestro: “Di Silvestro (1754) e di Angela Menegaz (1788) nacque a Polpet di Ponte nelle Alpi il 31 luglio 1802 e fu battezzato da don Francesco Vigo. Rimase presto orfano di padre per cui la madre, rimasta priva del sostentamento economico, chiese ed ottenne di essere assunta come domestica presso la famiglia del celebre ingegnere Luigi Colle di Belluno, nato il 21 febbraio 1749 e morto il 7 dicembre 1828, il quale la sposò dopo che gli morì la moglie Marina Frigimelica che aveva sposato il 20 aprile 1785”. Il piccolo orfano attirò subito l’attenzione del padrino che “cominciò ad apprezzarlo per la sua grande bravura nel disegno” e che affidò ad un noto pittore della città affinché si perfezionasse nell’arte del dipingere, e Silvestro divenne esperto ritrattista e miniaturista. Ancora De Nale: Trasferendosi in varie città d’Italia e in Austria, Russia e Polonia, Silvestro riscosse ovunque successo anche in virtù della conoscenza di donne belle e famose attratte dal suo bell’aspetto giovanile. Si sposò con la nobile e ricca vedova polacca Giuseppina Radolinska, già madre di Tecla, e si trasferì quindi a Roma dove il pontefice Pio IX lo insignì della Croce di cavaliere per i grandi meriti artistici. Si trasferì poi a Padova e quindi, abbandonata la moglie per dissapori, si sistemò in solitudine a Venezia dove, nel 1848-49, “partecipò alla gloriosa resistenza di Venezia al comando di un battaglione di insorti, distinguendosi valorosamente e, sei anni dopo (1856) morì tragicamente nelle vicinanze di Padova”. L’autore ricorda quindi che nel paese natale vi è ancora la sua casa e che a lui sono state attribuite la Via Crucis della chiesetta di Vedoia e quella della chiesa di Cadola, in territorio di Ponte nelle Alpi. Ed eccoci a Camillo Boito; figlio di Silvestro e della accennata Radolinka, nacque a Roma nel 1936 e morì a Milano nel 1914. Laureatosi in architettura grazie alle conoscenze e alle buone condizioni economiche della madre, si perfezionò a Padova, Venezia e in Germania “diventando un colto di riguardo, storico, letterato, ritrattista, studioso dell’arte e quindi dei vari stili, commediografo e celebre architetto”. Insegnò all’Accademia della città lagunare, a Brera e al Policlinico di Milano. Progettò il Palazzo Debite, l’ingresso del Museo civico e i portoni della Basilica di Sant’Antonio a Padova e curò il restauro del Castel Sforzesco a Milano, la Casa di riposo “Giuseppe Verdi” per musicisti e, sempre a Milano, il palazzo in mattoni rossi di Piazza Buonarroti. Scrisse opere come “I princìpi del disegno e gli stili dell’ornamento”, “L’architettura del Medioevo in Italia (1880), “Il duomo di Milano”; come narratore scrisse nei volumi”Storielle vane”, “Senso o Nuove storielle”, “Gite di un artista”; come ritrattista si distinse con “La Carlotta”, la protagonista di una novella, “Un corpo”, la “Silvia” del libro “Senso”. Con Garibaldi partecipò alla terza guerra d’indipendenza combattendo nelle battaglie che ricacciarono gli austriaci verso Trento dal Ponte del Caffaro a Bezzecca. Per l’illustrazione della figura di Arrigo Boito facciamo riferimento alla libera enciclopedia Wikipedia; nacque a Padova il 24 febbraio 1842 e morì a Milano il 10 giugno 1918. E’ stato un letterato, librettista e compositore. Figlio di Silvestro e fratello minore di Camillo, è noto soprattutto per i suoi libretti d’opera, considerati fra i massimi capolavori del genere, e per il suo melodramma Mefistofele. Dopo gli studi elementari a Venezia, dal 1853 studiò violino, pianoforte e composizione al Conservatorio di Milano, dando precoce prova di affrancamento dalle convenzioni musicali e di apertura alle innovative culture d’oltralpe con la cantata “Il quattro giugno” (1860) e col mistero “Le sorelle d’Italia” (1861), dei quali scrisse anche il testo poetico, proponendosi da subito nella duplice veste di poeta-musicista. Nel 1861, a Parigi, conobbe, tra gli altri, Rossxini, Berlioz e Verdi. Per quest’ultimo scrisse il testo poetico dell’”Inno delle Nazioni”, eseguito all’Esposizione universale di Londra. Nel 1862, lasciata Parigi per la Polonia, patria di sua madre (morta nel 1859), vi scrisse il suo primo libretto, “L’Amleto” dall’omonima tragedia di Shakespeare, per la musica di Faccio. Tornato a Milano, strinse amicizia con Emilio Praga e aderì al movimento letterario della “Scapigliatura”, di cui fu uno dei principali esponenti. In questo periodo compose diverse poesie, poi in parte raccolte nel “Libro dei versi” (1877), e pubblicò quello che è generalmente considerato il suo lavoro più originale, il poemetto “Re Orso” (1864), una fiaba inquietante e orrida in forma di componimento con versi di varia misura. Nel 1864 insieme ad altri “cultori della buona musica”, promuove la fondazione della Società del quartetto di Milano”. Di notevole pregio sono anche le sue raffinate novelle (L’Alfier nero, Iberia, La musica in piazza, Il pugno chiuso e Il trapezio), pubblicate su varie riviste dal 1867 al 1874. E concludiamo, ricordando che “Rdn” per Bellunopress il 5 luglio 2016 postava un servizio intitolato “Ottantacinque anni fa a Polpet la celebrazione per la famiglia Boito, Silvestro, Camillo e Arrigo” richiamando la “Celebrazione solenne a Polpet di Ponte nelle Alpi, il 20 luglio del 1931 in onore dei fratelli Boito, Camillo, Arrigo e del padre Silvestro, le cui anime hanno fatto ritorno al paese d’origine della loro famiglia, ‘Populeto’ (dal latino pioppeto). Era questo, infatti, il vecchio nome della frazione di Polpet”. E spiegando in conclusione che “Dalla genialità paterna e dalla nobiltà d’animo della madre, Camillo ed Arrigo erediteranno il carattere e lo spirito eletto. Con la madre trascorsero più volte nell’infanzia le vacanze estive a Populeto, e bellunesi essi amarono sempre considerarsi, mai sottacendo le loro umili origini”.
NELLE FOTO: (Comune di Ponte nelle Alpi, Wikipedia, Hippost card, Google): la casa natale di Silvestro a Polpet di Ponte nelle Alpi; il padre ed i due figli in una cartolina; Arrigo; Camillo; un’opera di Silvestro; Le Poste italiane hanno ricordato Arrigo Boito con un francobollo.