di RENATO BONA
Nell’ottobre del 1993 il Comune di Belluno patrocinava (e concorreva nella spesa) la stampa, realizzata grazie all’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali con la tipografia Piave, il catalogo (che veniva dopo i precedenti “I Dipinti” e “I Disegni”) “Geologia della Provincia di Belluno” a cura di Luigi Caneve, anche per illustrare la sezione scientifica del Museo civico e l’opera scientifica del prof. Torquato Taramelli. Il sindaco dell’epoca, Maurizio Fistarol, esprimeva nella breve presentazione del volume soddisfazione per l’allargamento delle competenze e degli interessi del Museo verso un nuovo campo di studi con l’intendimento che la sezione scientifica, arricchita in futuro di nuovi reperti e degli erbari storici, possa rispondere alle richieste di studenti e appassionati”. Preziose le collaborazioni di Simonetta Civran per il progetto grafico, impaginazione e tavole geologiche; Maurizio Pierobon per la tavola “Serie stratigrafica delle Dolomiti Bellunesi”; Giancarlo De Santi per foto campioni e riproduzioni fotografiche; Giandomenico Tono per 4 fotografie; la prof. Emiliana Casol per l’organizzazione della sezione scientifica; i professori G.B. Pellegrini e P. Grandesso dell’Università di Padova che hanno garantito il rigore scientifico della pubblicazione. Proprio i due docenti universitari nella prefazione esordivano così: “In occasione della inaugurazione della ‘collezione geologica di T. Taramelli’, il Comune di Belluno – Museo civico – ha voluto ricordare l’opera dell’illustre geologo del Bellunese, invitando il dott. Luigi Caneve a riordinare la ‘collezione’, corredandola di un testo illustrativo redatto in forma divulgativa ma impostato su rigorosi criteri scientifici” sicché “il lavoro presenta una descrizione semplificata delle rocce, dei minerali e dei fossili, opportuna per una migliore comprensione sia della collezione sia della storia geologica dell’area bellunese”. Con la parte più significativa di questo volume che “tratta dell’evoluzione della paleografia e dei diversi ambienti succedutisi nel tempo, dando luogo alla grande varietà di formazioni rocciose e di paesaggi che oggi possiamo ammirare nella nostra regione”. Grandesso-Pellegrini non mancavano di dire che “Sono proprio le bellezze naturali e le preziose testimonianze geologiche che attirarono il Taramelli in quest’area e lo entusiasmarono fino a fargli scrivere, con quel suo stile, insolito per noi, ma senza dubbio poetico: ‘L’imponente magnificenza del paesaggio, la chiarezza delle differenze orografiche, che si davan l’un con l’altra risalto e la sintesi delle osservazioni scientifiche fatte, mi spingevano alla fantasia le successiva metamorfosi, per quella regione si ridusse a tal punto da presentare allo spettatore quell’estetica armonia di tante varie bellezze e quel ricco complesso di rarità naturali, che muoiono nell’ampio vallo della valle di Belluno”. E concludevano: “Il lavoro che il dott. Caneve presenta sembra un doveroso omaggio alla memoria del Maestro, interprete fedele della natura, a più di cento anni dalla pubblicazione della famosa ‘Carta geologica della provincia di Belluno’”. Concludiamo ricordando che il catalogo-libro è articolato nei seguenti capitoli: “La Sezione Geologica del Museo civico di Belluno”; “L’opera scientifica del prof. Torquato Taramelli”; “Minerali, rocce e fossili” (I minerali, Le rocce, I fossili e l’uomo: la Paleontologia; La geologia della provincia di Belluno); “Ere geologiche” (Paleozoica, Mesozoica, Terziaria, Quaternaria); Bibliografia; Inventario dei materiali. E che – lo scrive la libera enciclopedia Wikipedia – Torquato Taramelli compiuti i 4 anni di studio universitario a Pavia come alunno del Collegio Ghisleri, ottenne la laurea in scienze naturali a Palermo divenendo poi assistente di Antonio Stoppani al politecnico di Milano. Dopo la partecipazione alla terza guerra d’indipendenza divenne professore di storia naturale nell’Istituto tecnico di Udine. Dedicò i suoi studi al territorio del Friuli dove nel 1874 fu fondatore e presidente della Società Alpina Friulana, sezione locale del Cai. Lo stesso anno divenne professore all’Università di Genova trasferendosi però già nel 1875 in quella di Pavia, come professore straordinario di mineralogia e geologia. Insegnò anche paleontologia e geologia applicata e materiali da costruzione nella Scuola di applicazione per gli ingegneri a Pavia, città nella quale fu rettore dell’Università tra il 1888 ed il 1891. Fondatore dell’Istituto geologico italiano, presiedette le Società geologica italiana, fu membro fondatore della Società sismologica e componente della Commissione reale geodinamica. Dal 1887 al ministero dell’agricoltura, industria e commercio prese parte al’consiglio direttivo dell’ufficio centrale di meteorologia e geodinamica ed organizzò una rete di osservatori geodinamici. Tra i suoi lavori più importanti, la Carta geologica d’Italia e gli studi in sismologia, dedicati ai campi macrosismici di alcuni importanti eventi tellurici. Diede, fino alla scomparsa, un rilevante contributo a progetti di grandi opere di ingegneria civile e di sviluppo dell’agricoltura. Il gruppo di geologi di cui fece parte diede origine alla “nuova geologia” che portò a livelli europei la geologia italiana.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Luigi Caneve “Geologia della Provincia di Belluno”): la copertina del volume; immagine del prof. Torquato Taramelli il “geologo del Bellunese”; stralcio della carte geologica della provincia di Belluno rilevata negli anni 1877-81 da Taramelli; forni per la fusione del rame della miniera di Val Imperina, lo stabilimento della miniera di Argentiera ad Auronzo, imbocco della miniera a Valle Inferna nello Zoldano, imbocco di Valle Imperina; calcite della cava di Vich di Ponte nelle Alpi, pirite di Valle Imperina, calcite del Focobon a Falcaede, galena della miniera zoldana di Valle Inferna; parete dolomitica della Tofana di Rozes; serie stratigrafica delle Dolomiti Bellunesi; rocce metamorfiche; ammonite in dolomia, cespo di coralli, megalodon gümbeli, raibl; gesso rosa; placcs dentale di pesce, tre campioni di ammonite; impronte fossili;vertebre e costole di delfino fossile, vertebra di pesce, frustoli carboniosi e strobilo di conifera; mandibola di denticeto bellunese, denticeto ‘squalodon bellunensis” (tratto da G. Pilleri, 1985); dente di mammut, cranio di orso, osso del corno di bovide, incrostazioni calcaree con impronta di foglia.