A LUI UNA PIAZZA CON UN UNICO NUMERO CIVICO, QUELLO DEL MUNICIPIO O DEL NOF FILO’, CHE OGGI COMPIE 40 ANNI E IL NOME FU SCELTO DAL GLOTTOLOGO AGORDINO
Il sindaco, Mauro Soppelsa
A CENCENIGHE I FIGLI VALERIA, PAOLO E FRANCO
DI LUISA MANFROI
Un convegno pubblico per omaggiare il glottologo Giovan Battista Pellegrini nel centenario della sua nascita e il grande contributo che ha dato allo studio delle lingue. È quanto si è svolto sabato 18 settembre a Palazzo Bembo, a Belluno, in mattinata e nel pomeriggio Cencenighe, suo paese natale. Un incontro organizzato dalla Fondazione Giovanni Angelini, in particolare dalla direttrice Ester Cason e che nel capoluogo di provincia, ha visto l’introduzione di Laura Vanelli (Università di Padova) e una serie di relazioni alcune delle quali di docenti e ricercatori che sono stati allievi del Maestro nato a Cencenighe nel febbraio 1921 e il cui padre, Valerio, di professione farmacista, era originario di Rocca Pietore. Sono intervenuti a Belluno, Michele Cortelazzo (direttore Scuola Galileiana di Studi Superiori, Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università di Padova) che ha trattato della “Classificazione orizzontale e verticale delle varietà italiane. Il contributo di G.B. Pellegrini”. Giampaolo Salvi (Università “Eötvos Lorànd” di Budapest) che ha relazionato su “L’accordo parziale nel ladino cadorino”, Maria Teresa Vigolo (ISTC-CNR Padova, Fondazione G. Angelini) che ha riflettuto sul “Lessico e toponomastica nel ladino bellunese”, Franco Finco (Pädagogische Hochschule Kärnten – Istituto per il plurilinguismo e l’educazione transculturale, Fondazione G. Angelini) che ha esposto in merito alle “Note su alcuni nomi di monti e di acque in Friuli”, Enrico Castro (Università di Losanna) che ha ragionato su “Una nota di toponomastica feltrina ai piedi del Pizzocco” mentre Franco De Bon (consigliere provinciale, delegato alle “Minoranze linguistiche” della Provincia di Belluno) è intervenuto relativamente al ruolo della Provincia di Belluno per la valorizzazione delle varietà ladine bellunesi. A conclusione dell’incontro Federico Vicario (Università di Udine, Società Filologica Friulana) ha presentato la “Bibliografia degli scritti di Giovan Battista Pellegrini” a cura di Enzo Croatto raccolta in una pubblicazione. Dopo la pausa pranzo, nel primo pomeriggio il trasferimento a Cencenighe nella sala consiliare e culturale del municipio con il coordinamento di Luisa Manfroi, si sono succeduti i saluti del sindaco Mauro Soppelsa e del consigliere provinciale Franco De Bon, l’intervento del professor Federico Vicario, con la relazione esposta anche a Belluno e la presentazione del libro che raccoglie la bibliografia di Pellegrini e le parole di Mayra De Marco, presidente dell’Union ladina Val Biois. Ma non è mancata la partecipazione forse più significativa, quella dei figli del glottologo, Paolo, Valeria e Franco che hanno voluto essere presenti per ricordare il loro illustre padre che, al di là della enorme produzione di scritti, oltre novecento, non disdegnava di stare in mezzo alla gente e divulgare il suo sapere. Il fine principale dovrebbe essere proprio quello di rendere sempre vivo, conoscere e divulgare quanto lui ha fatto nel campo dello studio delle lingue. Come ebbe modo di spiegare lo stesso Pellegrini nel corso di un incontro della sezione agordina del Cai, negli anni Ottanta, “la glottologia non è una materia autonoma ma rientra nelle discipline linguistiche anche se ha una posizione del tutto particolare perché non è soltanto una disciplina di storia delle lingue ma è contemporaneamente una materia storico-archivistica e nello stesso tempo è una disciplina geografica perché si occupa di oggetti geografici. La storia del linguaggio non va confusa con la professione di insegnante di lingue”. A conclusione del convegno, il momento forse più importante della giornata: l’intitolazione della piazza limitrofa al municipio e al Nof Filò a Giovan Battista Pellegrini con lo scoprimento della targa a suo nome. Una dedica fortemente voluta dal sindaco Soppelsa ancora nel suo precedente mandato. Un lungo iter che finalmente ha potuto concretizzarsi a quattordici anni dalla morte del grande studioso e a quarant’anni dall’inaugurazione del Nof Filò il cui nome fu suggerito proprio da Pellegrini.