Qualche considerazione su “spagnola”, pandemia e via dicendo
Nel 1918 la “Grippe Espagnole”, com’era nota in tutta Europa, fu ribattezzata “spagnola” in Italia non tanto perché provenisse dalla Spagna, quanto perché il Paese iberico era stato l’unico a parlarne diffusamente essendo neutrale nella Grande Guerra. Negli Stati belligeranti, invece, la censura intervenne pesantemente e oggi si direbbe che, Italia compresa, il fronte dei negazionisti era ampio. Si badava soprattutto all’ordine pubblico e alla quiete sociale nei confronti di popolazioni stremate da quattro anni di guerra che aveva già prodotto milioni di morti. Dal par suo la “spagnola” registrò 40 milioni di contagiati in tutto il mondo con 40 milioni di morti tra i 15 e i 40 anni, mentre l’Italia contava 275.000 morti e 500.000 per cause correlate. Il “picco” arrivò il 20 ottobre e il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando inviò una circolare “ai prefetti, alla stampa, ai comitati di mobilitazione civile, ad ogni deputato e senatore” dove, su consiglio degli esperti, invitava a buttare acqua sul fuoco contestando quelle “voci arbitrarie, assurde, frutto di incompetenza e di fantastica sovraeccitazione” che turbavano la popolazione. Si parlava, infatti, di peste polmonare e morbi esotici, con “qualche caso eccezionale di complicanze polmonari particolarmente gravi”, e anche di colera, poiché si erano manifestate sporadiche “complicanze intestinali, con vomito e diarrea”. Orlando chiese ad ogni responsabile a qualsiasi livello di attivare “un’opera pratica di persuasione, di consiglio di indirizzo, di conforto” al fine di zittire quelle “voci che impressionano sinistramente le popolazioni, ne scuotono la resistenza morale, ne disorientano l’attitudine, rendono infine impossibili o meno efficaci i provvedimenti e i suggerimenti delle autorità competenti delle quali si sminuisce ingiustamente la fiducia con critiche sterili quanto infondate”. E i morti aumentavano di giorno in giorno… Nella vicina e neutrale Svizzera, nessuna censura. Alla popolazione furono raccomandati comportamenti responsabili che assomigliano molto a quanto sta accadendo, non solo in Italia, dal marzo scorso. A tal proposito basta leggere il seguente manifesto del competente Servizio del Dipartimento Igiene e Lavoro del Canton Ticino: Riducete la frequentazione delle osterie al minimo possibile! Evitate la frequentazione dei teatri, kursaal, cinematografi, ristoranti, caffè e concerti! Recatevi al lavoro a piedi, evitate tram e ferrovie per quanto possibile! Chi ha in casa ammalati, limiti le relazioni coi suoi simili all’assoluto necessario! Curate la più rigorosa e minuta pulizia personale! Non sputate nelle strade! Tralasciate l’abituale stretta di mano nel salutare! Cambiate frequentemente i fazzoletti! Arieggiate diligentemente le vostre abitazioni: isolate, curate e trattenete in casa nel miglior modo possibile i vostri ammalati! Rimanete in casa alla minima indisposizione per non esporre il vostro prossimo al pericolo del contagio! In caso di malattia, passate un periodo sufficientemente lungo di convalescenza! Guardatevi dagli innumerevoli sedicenti mezzi preservativi dalla grippe! I nostri nonni, fiaccati da bombardamenti, occupazioni, epidemie, fame e inedia, in qualche modo superarono la “spagnola” sulla quale in seguito calò il silenzio, soprattutto circa le cause, mentre la medicina era impotente. Si usava pure la mascherina, quella stessa che a tanti di noi dà fastidio, mentre qualcuno vorrebbe derubricare il Covid-19 a semplice influenza! Oggi non la chiamiamo più “grippe”, bensì pandemia: il termine è più scientifico, ma le terribili conseguenze rimangono le stesse. Chiedetelo agli ammirevoli medici e infermieri, ma soprattutto a chi ne è uscito e a chi ha perso un proprio caro. E mi fermo qui…
documento del 1918 circa