DI RENATO BONA
BELLUNO Nel precedente servizio, postato il 21 maggio scorso, ci siamo occupati della Società idroelettrica veneta ed in particolare delle opere di presa dal Piave, del lago-serbatoio di Santa Croce, dell’impianto di Fadalto e dell’impianto di Nove dei quali abbiamo letto sull’introvabile volume “La Provincia di Belluno in regime fascista”, edito con lo stabilimento tipografico “Panfilo Castaldi” di Feltre a cura della Regia Prefettura e della Federazione provinciale fascista di Belluno il 21 aprile 1934. Prima di soffermarci ad illustrare la Società idroelettrica Cismon, eccoci a ricordare che, all’epoca, l’impianto di Nove utilizzava, derivandola dal lago Morto, l’acqua di scarico dell’impianto di Fadalto. Il lago, con una oscillazione di 4 metri tra le quote 272 e 276 ha una capacità utile di invaso di tre milioni di metri cubi e consente quindi una notevole elasticità ed indipendenza di funzionamento alle due centrali fra le quali è interposto. La centrale ha schema elettrico analogo a quello di Fadalto ma il fabbricato trasformatori è situato a fianco della sala macchine. Anche questo è destinato al servizio di punta e quindi per utilizzare la portata media di 33 metri cubi al secondo sotto un salto medio di 99 metri, ed è attrezzato con macchinario di potenza quasi tripla. Veniamo all’impianto di San Floriano riportando dal libro accennato: “Le acque di scarico della Centrale di Nove si riversano direttamente nel laghetto artificiale del Restello, il quale, colla sua capacitò utile di mc. 800.000, fra le quote 174,50 e 180, costituisce un serbatoio giornaliero destinato a regolarizzare in modo quasi uniforme (come è richiesto dalla sottostante centrale4 di San Floriano) gli scarichi assai variabili di Nove”. Il serbatoio è ottenuto mediante un piccolo sbarramento in muratura nella gola rocciosa del fiume Meschio in corrispondenza della chiesa di San Floriano, circa mezzo chilometro a valle della centrale di Nove. Ed eccoci al canale adduttore agli impianti di Castelletto e di Caneva che “si svolge sul fianco meridionale del massiccio del Cansiglio attraversandone con numerose e lunghe gallerie i contrafforti: molti ed importanti sono i manufatti per gli attraversamenti stradali e dei torrenti”: la ripresa delle acque avviene dal Meschio, poco a valle del laghetto di Negrisiola, grazie ad uno sbarramento a paratoie automatiche che garantiscono anche la derivazione nel canale – che dalla presa e fino al pozzo piezometrico della Centrale di Caneva è lungo oltre 14 chilometri – della quantità di acqua richiesta e la competenza di 3 metri cubi al Meschio. Impianto di Caneva: oltre la presa per Castelletto, il canale continua per altri 8.750 metri quasi tutto in galleria e la valle del torrente Friga è attraversata con un grande sifone in calcestruzzo armato, sostenuto da pilastri, lungo circa 400 metri e con diametro interno di 4. L’ultimo tratto del canale, 440 metri, è in galleria forzata che termina al pozzo piezometrico di Caneva “scavato in roccia e munito di sfioratore per lo smaltimento dell’acqua eventualmente in eccesso”. Detto che per quanto riguarda l’impianto del Livenza l’edificio della centrale sorge in prossimità della sponda destra del corso d’acqua e che vi sono stati installati due gruppi con turbine ed alternatori, il canale di scarico lungo 70 metri porta le acque del Livenza a quota 13 sul livello del mare, ci occupiamo della Società idroelettrica Cismon, che all’epoca sovrintendeva all’impianto di San Silvestro (utilizza le acque del torrente Vanoi e dei suoi affluenti di sinistra per una superficie complessiva di 157 chilometri quadrati di bacino imbrifero) e di quello di Moline (le acque di Vanoi e Cismon vengono captate poco a valle dello scarico della Centrale di San Silvestro per un bacino imbrifero complessivo di 353 chilometri quadrati). A questo punto viene proposta nel volume una tabella riassuntiva con i dati delle varie centrali: Fadalto portata media continua 33, massima in punta 120, salti medi lordi 106 metri, potenza nominale 46.640 hp, macchinario installato 130.000 hp, produzione annua di energia 218.000.000 kwh; Nove: 33, 80, 99, 43.560, 90.000, 204.000.000; San Floriano: 33, 48, 13,75, 6.050, 6.000,19.000.000; Castelletto: 6, 10, 62,50, 5.000, 8.000, 15.000.000: Caneva: 25,5, 45, 105, 35.700, 55.500, 135.000.000; Livenza: 13,7, 34, 23, 4.200, 9.000, 15.000.000; totale potenza nominale 141.150; totale macchinario installato 298.500; totale produzione annua di energia: 606.000.000. La condotta forzata di San Silvestro è costituita da unico tubo in lamiera di acciaio saldata del diametro decrescente da 1,80 metri a 1,30 metri per la lunghezza di 533,67 metri e utilizza il salto di 208 metri. Nella centrale sono installati due gruppi turbine-generatori. Sul piazzale esterno vi è la stazione di trasformazione all’aperto con due trasformatori. Moline: il torrente Cismon è sbarrato con una diga a paratoie delle quali tre sono di 8 metri di larghezza per tre di altezza, ed una, presso la sponda destra, di 3,50 per 3,50 metri. Il primo tratto di canale in galleria, di 276,50 metri è largo 2 metri e 40 ed alto 3 e 25. Il salto utilizzato è di 143,10 metri; nella centrale due i gruppi di turbine-generatori; lo scarico delle acque avviene sotto l’abitato di Moline.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “La Provincia di Belluno in regime fascista”, Wikipedia, mapio.net, Turisti per caso, pescare in Trentino): impianti idroelettrici Piave-Santa Croce: la centrale di Nove; e quella di Caneva; Società idroelettrica Cismon: veduta d’interno dell’impianto di San Silvestro; dissabbiatore Dufour dell’impianto di Moline della Idroelettrica Cismon; veduta d’insieme della centrale di Moline; la tabella riassuntiva con i dati delle singole centrali; il torrente Cismon oggi; veduta del lago Restello; attualità del laghetto Negrisiola; il Livenza; il Vanoi