BELLUNO Una zia materna Emi, cui ero particolarmente affezionato, costretta ad emigrare in Svizzera per lustri, mi ha portato fin da fanciullo a coltivare grande interesse per il mondo dell’emigrazione tanto da essere divenuto, ormai giornalista professionista, semplice collaboratore prima e dirigente poi, dell’Associazione emigranti bellunesi, ora Bellunesi nel Mondo. A prescindere da tutto ciò, ero grande amico, come lo sono ancor oggi di Giorgio Fornasier, di Gianluigi Secco, recentemente scomparso (27 marzo 2020). Vengo al dunque: riordinando immagini e testi vari del settore emigrazione, ho rinvenuto una sorta di quadernetto (36 pagine copertine comprese) intitolato: La lunga Mèrica”. Si tratta del “diario poetico di un viaggio tra gli emigranti veneti del Sud America”, compilato proprio da Secco (finito di stampare nel febbraio1982 da Grafiche Antiga di Crocetta del Montello) per la Belumat editrice Belluno. Dopo una litografia di Franco Fiabane ed una prefazione del giornalista de Il Gazzettino di Venezia, Ivo Prandin, ecco l’introduzione a quattro mani curata da me che stendo queste note e dall’amico-collega Italo Salomon, e quella di Agostino Perale . Prandin a conclusione del suo contributo scriveva: “…non è stato un viaggio sterile: dell’emigrazione Secco ci ha mostrato anche l’immenso amore, il cuore di quella gente, il lavoro gigantesco, lo spirito da pioniere, la vita grande ed infinita, la ‘rinascita’ nei figli.. Sicché alla fine ci si può ben sentire, con il poeta, ‘sazi del ricevuto’ e la presenza non è più di un impossibile ritorno, di una ‘patria inesistente’ ma di una saldatura oltre lo spazio dell’oceano e oltre il tempo delle generazioni. La Patria non è solamente ‘un posto: è anzitutto un sentimento”. A firma Renato Bona e Italo Salomon si affermava fra l’altro: “… Poesia, quella di Gianni, detta con poche parole, spesso velate di tristezza; con brevi accenti di richiamo ad un’esistenza sofferta da tanti emigranti, dai nostri lavoratori italiani, dai veneti in primo piano che, attorno ad una tavolo ad ascoltarlo, godevano di un collegamento con l’Italia sempre più labile, sempre più debole, sempre più smunto… i versi di Gianni sono dunque una pellicola densa di avvenimenti, impressionata da taglio artistico; serie di foto sviluppate da un obiettivo che parte dalla cronaca per salire ai livelli più alti. Il sole, il caldo, i fiori, il paesaggio, i tratti somatici, l’ambiente, ‘quella’ vita, la generosità, il coraggio, il sacrificio ed il pianto dei nostri e degli altri gli hanno ispirato questi versi. Bravo a Gianni che ha colto una dimensione umana del tutto particolare, confezionando le realtà di sempre con il ‘cellophane’ dell’arte vera, con la a maiuscola”. Ed ecco il compianto Agostino Perale: “… Noi siamo andati e ritornati, restano le ore felici e piene, gli incontri, le lunghe sere passate a parlare, a cantare, talora a piangere. Resta la ricchezza morale acquisita. Resta la sete che abbiamo scoperto soprattutto nei figli degli amici, della nostra cultura: di questa ricchezza in più della storia dei secoli che comunque, volenti o no, ci portiamo dietro e dentro. Grazie, Gianni per aver saputo dire tutto questo con sincero rispetto della verità e con tanto amore: questo è il nuovo modo di fare poesia…”. Seguono le 48 poesie composte da Gianluigi Secco; la prima: “Verso BUE” (Roma Fiumicino 11.11.80): “Partiamo valigia in mano, con un brivido stretto di piccole memorie legate a storie nostre da ritrovare lontano. Merica, Merica; poche ore d’immaginario vapore; traverseremo il mare – distante più di un mese e un tempo, vasto – per risentire il cuore in sospensione: sommessamente preghiamo di ritrovarci insieme”. Nell’impossibilità di proporle tutte, ne abbiamo scelte altre due: “Dentro il Tempio del Tempo” (B.A. Consegna della copia della Madonna “Regina delle Dolomiti”, 16.11.80; si tratta dell’opera realizzata da Franco Fiabane e collocata nella grotta di Punta Rocca in Marmolada per ricordare la visita di quello che oggi è San Giovanni Paolo II, che salì sul ghiacciaio, e visitò Canale d’Agordo e Belluno, in onore del predecessore Albino Luciani il “Papa bellunese del sorriso” mancato dopo soli 33 giorni di pontificato – ndr.): “ Tempo del Tempio fermo sulle piume in cappelli d’alpino; aquile bianche di capelli e rughe, mani con calli, poche le curate! Croci e medaglie guadagnate tutte lassù lontano. Grigia Madonna, dotto vesti di bronzo ha mille cuori ed un solo pensiero; ritirata, lamento, dentro il Tempio del Tempo”. E “La Corrierina degli eroi” (B.A. 18.11.80): “ La corrierina del Bigi, come il padrone, sgangherata, aperta, ha il muso trafelato da un sorriso. Da chissà quanto rincorre la fortuna per i quartieri del Boca vivendo di poca, scrostata, illusione!Non tornerete, né tu né loro! Coltiverete l’eterna speranza dilaniati da spine dentro il petto e con la mente in fiore: eroi, imbecilli d’amore!”. Concludiamo ricordando, per esserne stati testimoni, che la trasferta sudamericana fu un grandissimo successo per tutta la comitiva partita da Belluno e lo fu in particolare per i “Belumat”, Gianni Secco e Giorgio Fornasier che, nati nel 1972, nell’arco di ben 35 anni – come opportunamente ricorda la libera enciclopedia Wikipedia – hanno composto un centinaio di canti in lingua bellunese che fanno ormai parte della tradizione musicale di tutta la Val Belluna e del Veneto; canzoni che sono state raccolte in cassette, dischi e cd. Il duo si è esibito, sempre meritando consensi unanimi, in ogni parte d’Italia e all’estero: Usa, Canada, Australia, Messico, Argentina, Uruguay, Cile, Svizzera, Francia, Belgio, Regno Unito e via elencando. Fra l’altro, hanno condotto la fortunata trasmissione televisiva su Antenna Tre Nordest “A marenda co i Belumat”; hanno svolto “un incommensurabile lavoro di ricerca etnomusicologica, storica e sociologica raccogliendo copioso materiale inerente ai melos di tradizione orale dell’area veneta, i balli, le filastrocche, le tradizioni carnevalesche, le ricette,gli usi e costumi della civiltà veneta agricola e fino ai giorni nostri”.
NELLE FOTO (Wikipedia, archivio Renato Bona e riproduzione dal libretto “La lunga Mèrica”): Gianni Secco; Giorgio Fornasier; I Belumat; copertina della pubblicazione di Secco dopo una trasferta del 1980 in Sudamerica; la litografia di Franco Fiabane; partenza da Belluno per visitare parenti oltreoceano; la statua in Marmolada della Madonna delle nevi di Fiabane: una copia è stata portata sul Cerro Torre in Argentina ad iniziativa di AbM; incontro a Buenos Aires di Renato Bona con Bigi, originario di Mel e ricordato da Secco in una delle sue poesie.