Tra moduli da compilare, certificati da produrre e adempimenti da espletare, la nostra Pubblica Amministrazione (PA) continua ad alimentare la malaburocrazia che nel nostro Paese ha ormai raggiunto una dimensione non più accettabile. Senza contare che, purtroppo, permane il grosso problema dei mancati pagamenti da parte della PA. Dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo:
“Secondo una nostra elaborazione, il costo che incombe sul sistema produttivo del Veneto per la gestione dei rapporti con la PA ammonterebbe a 5,2 miliardi di euro. Se a questi aggiungiamo i 4,5 miliardi di mancati pagamenti da parte dello Stato centrale e delle Autonomie locali che sarebbero in capo ai fornitori veneti, il cattivo funzionamento del nostro settore pubblico costerebbe al sistema produttivo regionale quasi 10 miliardi di euro all’anno”.
Sebbene stiamo parlando di stime, queste cifre confermano che le nostre aziende sono sempre più schiacciate da una burocrazia cieca e ottusa e da un cattivo funzionamento della PA che non sembra essere in grado di redimersi. Sebbene possiamo contare su punte di eccellenza della nostra Amministrazione pubblica, in buona parte concentrate a Nordest, in questa fase di COVID le cose, purtroppo, sono peggiorate. Sottolinea il segretario della CGIA Renato Mason:
“I decreti Cura Italia, Liquidità e Rilancio non hanno finora innescato gli effetti positivi che tutti auspicavano. All’opposto, hanno generato confusione, disorientamento e tanta irritazione da parte dei lavoratori e delle imprese nei confronti delle istituzioni pubbliche. I punti di criticità sono tanti, in particolar modo di natura burocratica. Sono stati approvati dei provvedimenti impossibili da gestire e da rispettare, perché scritti male e difficilmente decifrabili. Sicuramente saranno stati pensati con le migliori intenzioni, ma chi pensa di mantenerli è fuori dal mondo”.
L’Ufficio studi della CGIA ha provato a stimare a quanto ammonta il peso della burocrazia sulle imprese per province di residenza, calcolando l’incidenza del valore aggiunto sui 57,2 miliardi di euro di costo annuo in capo alle aziende italiane stimato dall’Istituto Ambrosetti. In questa simulazione, ovviamente, risultano essere maggiormente penalizzate quelle realtà territoriali dove è maggiore la concentrazione di attività economiche che producono ricchezza.
La provincia veneta dove il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione è superiore a tutte le altre è Verona con 1,034 miliardi di euro. Seguono Padova con 1,032 miliardi, Vicenza con 963 milioni, Treviso con 938 e Venezia con 877 milioni. Le realtà imprenditoriali meno “soffocate” dalla burocrazia sono quelle di Belluno (218 milioni di euro) e Rovigo (197 milioni).
Sul fronte dei tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione del Veneto, gli ultimi dati disponibili (riferiti al 1° trimestre di quest’anno e al dato medio del 2019) ci dicono che le nostre Aziende sanitarie, i Comuni capoluogo, le sette Province e la Regione del Veneto sono virtuosissime. Su 25 realtà monitorate, nel 2019 nessuno ha pagato i propri fornitori successivamente alla scadenza. Nel primo trimestre di quest’anno, invece, della platea di soggetti pubblici presa in esame, solo il Comune di Treviso ha onorato i propri debiti commerciali dopo la scadenza imposta per contratto, comunque con un ritardo lievissimo: 1,33 giorni (vedi Tab. 3).
Quali sono le proposte della CGIA per migliorare l’efficienza della PA ? Innanzitutto, bisogna diminuire le norme presenti nel nostro ordinamento. In questi ultimi decenni sono aumentate a dismisura, in quanto il legislatore nazionale ha ecceduto nell’approvazione di decreti legislativi che per essere operativi richiedono la successiva approvazione di provvedimenti attuativi.
Altresì, è necessario che queste leggi siano scritte meglio, cancellando le sovrapposizioni esistenti tra i vari livelli di governo, bandendo il burocratese e imponendo un monitoraggio periodico sugli effetti che queste producono, soprattutto in campo economico.
E’ necessario, inoltre, semplificare le procedure e introdurre controlli successivi rigidissimi, incentivando il meccanismo del silenzio- assenso, senza dimenticare che bisogna digitalizzare tutti i soggetti pubblici, agevolando il dialogo tra le loro banche dati per evitare la duplicazione delle richieste che periodicamente travolgono cittadini e imprenditori ogni qual volta si interfacciano con un ufficio pubblico.
Infine, bisogna “depenalizzare” il reato di abuso di ufficio che, purtroppo, “dissuade” tanti dirigenti pubblici ad apporre la firma, rallentando enormemente lo smaltimento delle pratiche soprattutto nei settori dell’edilizia, dell’urbanistica e degli appalti. Per contro, vanno premiati i dirigenti/funzionari che si comportano correttamente e rendono efficienti le proprie aree di influenza: l’aumento della produttività, anche nel pubblico, va riconosciuto economicamente.