di RENATO BONA
Il bresciano prof. Anselmo Palini di San Giovanni di Polaveno, docente di materie letterarie, ha recentemente dato alle stampe (Edizioni Ave, Roma, 2021, 252 pagine) il libro “Juan Gerardi. Nunca más-Mai più” (prefazione del cardinale guatemalteco lvaro Ramazzini Imeri) che propone la storia di un vescovo-martire di origini agordine (di Taibon): Juan José Gerardi Conedera (1922-1998) di cui quest’anno, il prossimo 27 dicembre, ricorre il centenario della nascita (è deceduto tragicamente il 26 aprile 1998),i cui nonni paterni partirono da Taibon Agordino nel 1879 in cerca di fortuna oltre oceano. L’iniziativa si inserisce, come numerose altre precedenti, tutte di notevole interesse, nell’ambito delle ricerche, studi ed approfondimenti che Palini ha portato avanti negli anni in particolare sui temi della pace, dell’obiezione di coscienza, dei diritti umani e, più recentemente, affrontando le problematiche connesse con i totalitarismi nel ventesimo secolo, ricercando in particolare – come spiega nel proprio sito telematico – “le testimonianze di chi si è opposto a tali sistemi dittatoriali”. Con l’intento di “presentare questi testimoni di pace, di libertà e di nonviolenza, persone che nella notte dei totalitarismi e delle dittature hanno tenuto accesa una piccola luce ed hanno dimostrato che nella storia l’ultima parola non spetta al male”. Onore al merito del prof. Palini, va ricordato che (lo ha fatto nei giorni scorsi il sito diocesano “chiesabellunofeltre ) il Museo bellunese delle Migrazioni ha realizzato e custodisce nella sede della “Bellunesi nel Mondo” presieduta da Oscar De Bona, una scheda proprio su Gerardi Conedera. E dunque vediamola la figura di questo presule, definito “testimone di pace e di giustizia”. Nel Guatemala della seconda metà del Novecento, oppresso da feroci dittature militari, la sua voce si è levata forte “a chiedere verità e giustizia per le migliaia di vittime della repressione e della violazione dei diritti umani” fino a quando “divenuta scomoda per il potere politico, militare ed economico che dominava nel Paese, è stata messa a tacere per sempre”. Ma… “La testimonianza di questo vescovo martire, ancora poco noto in Italia, continua oggi a interpellarci e indicare la strada per un altro mondo possibile, dove finalmente, come afferma il testo biblico, sia osservato il diritto e praticata la giustizia”. Il sito Wikipedia.org lo ricorda precisando che nacque da una famiglia bellunese emigrata in Guatemala verso la fine dell’800; frequentato il seminario minore di Città del Guatemala, proseguì gli studi di teologia a New Orleans negli Usa e fu ordinato sacerdote nel 1946. Inizialmente lavorò come parroco e con l’ordinazione episcopale gli vene affidata la diocesi di Verapaz (per un breve periodo fu anche vescovo ausiliare di Guardialfiera in Molise – ndr.) dove si dedicò principalmente agli indios dato che i discendenti degli antichi maya erano più della metà della popolazione. Collaborando con i benedettini organizzò una serie di iniziative per istruire e far crescere spiritualmente la popolazione, tra cui spiccava la fondazione del Centro per la promozione umana San Benito che oltre ad insegnare a leggere e scrivere e coltivare la terra, promosse la nascita di una radio cattolica oltre alla liturgia in una delle lingue maya. E’ del 1974 il trasferimento nella diocesi di Quiché, in un territorio ancora più povero e “più vicino ai focolai della guerra civile che dal 1954 stava distruggendo il Guatemala”. Nel 1976 protestò con i militari per la scomparsa di un centinaio di catechisti e attivisti parrocchiali, uccisi dai militari perché considerati vicini ai guerriglieri. L’uccisione il 31 gennaio 1981 di 37 indios bruciati vivi nell’ambasciata, che manifestavano per la violazione dei diritti umani, lo vide ancora una volta in prima fila nella protesta dato che la maggior parte delle vittime proveniva dalla sua diocesi. Poco dopo subì un attentato e a quel punto si recò in Vaticano, ricevuto da papa Giovanni Paolo II il quale indirizzò una lettera di condanna della violenza contro i civili in Guatemala. Dopo due anni di esilio, nel 1984 ebbe il permesso di rientrare in Patria, divenne vescovo ausiliare di Guatemala e nel 1988 attivò un Ufficio diocesano per i diritti e mediatore tra le parti in conflitto civile. Si dedicò poi alla raccolta di testimonianze per un memoriale sugli orrori della guerra civile: un volume “Guatemala Nunca más” di 1400 pagine circa con i nomi di 50 mila persone e la descrizione della loro morte, presentato alla stampa il 25 aprile 1998. A questo punto è giusto citare anche il sito “newsinquota.it” dove si può leggere in un servizio di Simone Tormen di Bellunesi nel Mondo : “… Nel 1980 gli fu impedito di rientrare in Guatemala di ritorno da un viaggio a Roma in veste di presidente della Conferenza episcopale guatemalteca ed ottenne asilo politico in Costa Rica… La pubblicazione di un rapporto in 4 volumi in grado di documentare oltre 55 mila casi di violenze, torture, mutilazioni, sparizioni, massacri e stupri fa sì che Juan José Gerardi Conedera venga fatto tacere per sempre il 26 aprile 1998, assassinato in maniera talmente barbara che il cadavere poté essere riconosciuto solo attraverso l’anello episcopale. Tre degli esecutori materiali del delitto furono individuati ed arrestati. Il volto dei mandanti invece è ancora avvolto nelle nebbie di depistaggi e omertà istituzionale”. Infine una curiosità appresa da “Il Gazzettino” del 4 dicembre 2020, servizio di Raffaella Gabrieli: “… le vicende dell’ ‘eroe degli ultimi’ non sono passate inosservate agli occhi di George Clooney che racconta in un docufilm la vita del vescovo eroe bellunese…”.
NELLE FOTO (sito “chiesabellunofeltre”; BBC Mundo; gettyimages; sito wikipedia.org.; Michele Ferrraris): tre espressioni del vescovo originario di Taibon Agordino, Gerardi Conedera; l’autore dell’ultimo libro dedicato al presule-martire: il prof. Anselmo Palini; la copertina del volume; il cardinale guatemalteco lvaro Ramazzini Imeri che ha scritto la presentazione; corteo del 26 aprile 2007 per ricordare il vescovo assassinato; manifestazione del 1999 nell’anniversario della barbara uccisione di Gerardi Conedera; libri dedicati al vescovo; la locandina che annunciava il film di Clooney; il presule con “la sua gente”; con il pontefice Giovanni Paolo II; i solenni funerali.