Riferisce anche della rivolta contadina contro Belluno del 12 marzo 1800 Raffaele Maria Tormen, perito elettrotecnico e grande appassionato di storia locale (autore fra l’altro dei tre volumi di poesie: “Endonauti” Gabrieli editore, Roma 1989; “Verso la luce”, Ursini editore Catanzaro 1990, “Piccole luci sul sentiero” Cultura Duemila editrice, Ragusa 1994), ha curato due capitoli del libro “Ambiente, storia e cultura di Limana” edito nell’aprile 1995 da Biblioteca civica e Comune di Limana con il contributo della Regione Veneto (stampa Castaldi di Feltre, foto di Roberto Bristot, Vittorio Bristot, Silvano Da Roit, Loris De Barba, Michele Talo, Stefano Trevisson, Raffaele Tormen, Mauro Vedana): “La nascita del comune di Limana” e “Alla radice dei nostri cognomi”. Ed ha contribuito – come scriveva in presentazione l’allora sindaco Renato De Fanti – a recuperare fedelmente e portare alla conoscenza di tutti la storia, che aiuta a definire nel vero il passato antropico del paese e le sue vicende, per trarne gli opportuni confronti ed ammaestramenti per il futuro e stimolare nel meglio la felice integrazione, quale base certa, per proseguire insieme nel cammino del progresso civile, sociale ed economico”. Nel primo esordisce ricordando che”Intorno al 1800 le famiglie nobili bellunesi i Bertoldi, i Biave, i Cambrucci, i Capellari, i Crocecalle, i Frigimelica, i Giamosa, i Miari, i Pagani eccetera – tanto per citare quelle che probabilmente avevano delle colonie o palazzi per la villeggiatura estiva nel nostro comune – godevano di grande agiatezza ed avevano in mano il potere di governare la città di Belluno con tutti i territori dipendenti, seppure alle dirette dipendenze dei Francesi prima e degli Austriaci poi, fino all’avvento del Regno d’Italia (1866)”. Aggiunge quindi che “I contadini lavoravano le terre del Conte e formavano il Contado: persistente residuo di istituzioni feudali (Conte-Contado-Contadini). Le condizioni di vita del contadino erano misere, le abitazioni malridotte, le famiglie numerose, l’alimentazione insufficiente, il lavoro dall’alba al tramonto, il ricavato scarso, le tassazioni alte”. Puntualizza quindi: “In quegli anni, fino al 1807, la Pieve di Limana faceva parte e dipendeva dal Comune della Cividal di Belluno, del quale ha sempre condiviso le vicende politiche e sociali. Ma fin dagli antichi tempi e durante la dominazione della Serenissima, le frazioni di Limana vennero gestite nella forma di ‘Regola’ rette da un corpo amministrativo, che era formato dal Marigo o Sindaco e da Massari, con una certa autonomia nella gestione di un proprio patrimonio (boschi e pascoli) e proprio Statuto o Regolamento o Regola, spesso scritto, altre volte trasmesso oralmente”. Col trascorrere del tempo i rapporti col Comune di Belluno e i circondari variarono portando all’istituzione di una sorta di Comune rustico o rurale o del Contado, che ad un livello più alto rappresentava le Regole di una pievania nei confronti del Comune cittadino, il vero depositario del potere. Il Circondario di Limana aveva sede nel palazzo “del Comune”, a Pieve. A questo punto Tormen spiega che “L’istituzione dei circondari risale, come riportato da Florio Miari, al 1557, anno in cui ‘vollero i territoriali del piano (i contadini della pianura) istituirsi in Pubblico Corpo’ e Sebastiano Giampiccoli dice che il territorio del Piano nel 1780 era composto dalla Regola della Terra, cioè la zona dell’immediata periferia della città e da10 Pievi che erano:Alpago (composto da 23 frazioni, luoghi: Fara, Tambre, Lamosan), Lavazzo (12 frazioni, luoghi: Longarone e Castellavazzo), Oltrardo (luoghi: Cusighe, S. Pietro in Campo), Pedemonte (luoghi: Libano, Tisojo, Bolzano), Mier (luoghi: Salce, S. Fermo, Orzes), Sedico, S. Felice (ora Trichiana), Limana (10 frazioni), Castion (13 frazioni), Frusseda (ora Cadola e Ponte nelle Alpi). Ciascuna di queste Pievi era rappresentata da un deputato”. Per quanto riguarda in particolare Limana, la sua Pieve e la sua Regola, rappresentata dal proprio Sindaco, ottenne poi nel 1577 la rinnovazione del privilegio di investitura sui beni di propria spettanza, potendovi così disporre al di fuori della ingerenza del Comune cittadino. E’ con questa formula – precisa l’autore – che la Regola risulta iscritta nel 1621 nel Catasto del beni comunali del Bellunese, fino a quando il Podestà di Belluno, Giulio Contarini, vi diede una nuova forma con dodici Capitoli. Che vennero approvati con ducale 28 giugno 1641, per cui ogni corpo aveva un Sindaco, un Cancelliere (segretario) e un deputato ai conti (cassiere), che duravano in carica due anni. Aveva il territorio, il proprio stemma, che componevasi di una croce nera in campo d’argento, con la leggenda ‘sigillum territori belluni’. La ricerca-racconto di Raffaele Maria Tormen si estende ad eventi passati alla storia come la pace di Campoformido e il ritorno degli austriaci, per ricordare che “I rapporti già precari tra Comune Rustico ed il Comune vero e proprio si guastarono quando il Maggior Consiglio dei Nobili di Belluno, in aggiunta alle nuove tassazioni rimise in vigore il dazio sul bestiame che costituiva la principale risorsa della popolazione rurale; dazio che consisteva nel versare un soldo per ogni lira del prezzo dell’animale venduto”. Complice poi una grossa epidemia bovina, i contadini si trovavano nella miseria più nera, al punto che “Approfittando del fatto che gli Austriaci non erano ancora giunti a Belluno, il 12 marzo1800 mossero contro la città armati di archibugi, di roncole, di forche, di bastoni, per reclamare giustizia. L’assedio durò cinque giorni durante i quali i capi dei rivoltosi e i consoli della città trattarono febbrilmente sulle proposte avanzate. Infine la Città dovette riconoscere i diritti dei contadini con l’abolizione del dazio sul bestiame e la riduzione di altre tasse”. Poi, i capi dei rivoltosi furono rintracciati e messi in prigione a Treviso da dove furono liberati quando arrivarono le truppe napoleoniche”. Per quanto riguarda il secondo capitolo. La ricerca sui cognomi presenti nel Comune di Limana dal 1724 al 1885 propone un elenco che riempie ben otto fitte pagine dalle quali emerge che i cognomi più datati (tutti anteriormente o proprio riferiti all’anno 1724) sono: Ambros, Battiston, Begnù, Bertoldi, Bianchet, De Bona, De Bon, Bona, Da Canè, Da Canei, Caviola, Cesa, Cescon, De Col, Da Dussoi, Fistarol, Gaperin, Isep, Mezzavilla, De Min, Perneol, Dalla Rossa, Rubbi, Savaris, Schiocchet, Sommacal e De Toffol.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Ambiente, storia e cultura di Limana): la copertina della pubblicazione; la vallata limanese; antico stemma del Comune; famiglia limanese del 1912; la trebbia; lavoro nei campi; lumìn a petrolio; antica abitazione di Sanbuga.