La pandemia di Covid-19 ha colpito a livello globale e non ha risparmiato nessun continente. È di questi giorni la notizia che il virus ha raggiunto i campi base dell’Everest, in Nepal. Non si può dimenticare del resto il dramma che sta vivendo l’India con record di casi che rendono la situazione fuori controllo ma anche altri stati, come il Brasile, stanno attraversando momenti difficili per il numero di contagi e vittime. Giornali e notiziari danno ogni giorno informazioni in proposito ma sentirle dalla voce di chi vive la quotidianità rende tutto più concreto. A parlare della situazione in Brasile, molto diversa da quella nostra, è Claucir Caus, avvocato e storico di Porto Alegre di origine bellunese e agordina. Il suo antenato, Angelo Manfroi era partito da Cencenighe con i suoi familiari nel dicembre 1881 alla volta del Brasile. Con lui la nuora Domenica Tremea, originaria di Lentiai e la nipote Maddalena, bisnonna di Claucir. Anche se lui è nato oltre oceano, ha un forte legame con la terra da cui sono partiti i suoi avi e costante è la ricerca e l’approfondimento delle sue origini. «Qui in Brasile, venerdì 7 maggio abbiamo raggiunto il triste traguardo dei 420mila morti. La pandemia che ha causato la sua prima vittima il 12 marzo 2020 sul suolo brasiliano, è cresciuta fino a raggiungere effetti inimmaginabili e mantiene una media di oltre 2.500 morti al giorno. Per tutto questo tempo è abbastanza prevedibile il desiderio di gran parte della popolazione di potersi vaccinare, ma allo stesso tempo ci sono i negazionisti che ignorano la letalità della malattia e ne minimizzano le conseguenze.» Da quanto testimoniato da Claucir sembra che il presidente del Brasile conduca politiche pubbliche che boicottano le campagne di prevenzione e si generano conflitti diplomatici con i leader dei paesi produttori di vaccini, il che rende certamente difficile per il paese avere accesso alle forniture. «Nello stesso modo in cui i nostri leader scommettono sulle politiche negazioniste, inducono la popolazione a seguire metodi che non sono quelli raccomandati dalle organizzazioni mondiali di sanità pubblica, principalmente dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).» Un esempio è quello della città di Manaus, capitale dello Stato dell’Amazzonia, dove si è lasciato che la popolazione si contagiasse in modo da raggiungere l’immunità collettiva. Le autorità sanitarie erano convinte che “l’immunità di gregge” potesse fare da scudo rispetto alla diffusione del virus, ma non è stato così visto che a febbraio la situazione nella popolosa città amazzonica era fuori controllo a causa dei contagi. «Qui a Porto Alegre, nello stato del Rio Grande do Sul, dove vivo, queste politiche sanitarie hanno creato attriti anche tra i difensori dell’isolamento sociale come mezzo di prevenzione. Io abito nel sud del Brasile, dove si trovano gli stati più ricchi e il problema di affrontare la pandemia è stato ridotto a due scelte: o adottiamo l’isolamento sociale per preservare la vita o scegliamo la libertà totale per non perdere denaro. Una scelta tra la vita e il profitto. Purtroppo gran parte della popolazione del Rio Grande do Sul ha scelto di non adottare le regole di prevenzione e in questo momento abbiamo raggiunto le 26mila vittime. A Porto Alegre, la capitale del Rio Grande do Sul, la più grande città e capitale finanziaria dello stato, la situazione non potrebbe essere diversa. Qui abbiamo gli estremi della disuguaglianza sociale. Ci sono persone molto ricche (che sono meno in percentuale) e quelle che non possono nemmeno consumare un pasto quotidiano a causa del loro sfortunato stato di povertà. È il quadro della disuguaglianza sociale presente nella maggior parte dei paesi del terzo mondo. Questo scenario, a causa della ridotta disponibilità di vaccini, ci ha portato a superare i 4.500 morti in città.»Numeri che non hanno un volto, non hanno una storia, come riflette Claucir ma il dolore della perdita, quando queste persone smettono di vivere, danno il senso della tragedia. «Per la pandemia ho perso otto cari amici. Sono persone che mancheranno a me e alle loro famiglie e che hanno avuto la vita interrotta per il disprezzo nei confronti della scienza da parte di chi governa i quali dovrebbero salvaguardare la salute dei cittadini. Mi addolora sapere che non rivedrò mai più Michele, Paulo Augusto, Alcides, Joana, Francisco, Marco, Ildegard e Giovanni. Amici con cui ho vissuto e condiviso le mie gioie, i miei desideri e i miei dispiaceri. Il negazionismo uccide. Solo vaccino e prevenzione salvano.»
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