DI RENATO BONA
ALPAGO La moglie Giacoma De Vivario detta la “Regina Mongai” e venerata dalla popolazione morì a causa del terremoto del 1348 Fra i “Personaggi illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi” (titolo del libro che ha dato alle stampe con la tipografia Piave di Belluno nell’agosto 1978, ad iniziativa del Centro sociale di educazione permanente di Tambre e dell’Associazione emigranti bellunesi, ed il concorso della Regione Veneto e della Cassa di risparmio di Verona, Vicenza e Belluno) il compianto maestro Mario De Nale ha dato giusto spazio anche alla figura di Endrighetto Bongaio. Chi era costui? Vediamo di sintetizzare quanto scritto da De Nale. Nipote di Hendrigetus de Bongaio (1220) e figlio di Federico “console” della città di Belluno nel 1291 e governatore di Mestre nel 1308 alle dipendenze di Riccardo da Camino e di Giovanna figlia di Gerardo Castello, nacque a Belluno intorno al 1290 nella contrada di S. Maria”. La leggenda lo indica discendente della stirpe romana Gaia anche in considerazione del fatto che una figura significativa della tribù, Gaius, avrebbe comandato il presidio romano dell’Alpago al tramonto della breve parentesi alemanna nel terz’ultimo decennio del quinto secolo dopo Cristo. De Nale scrive ancora che “Per dare un sicuro rifugio alla sua famiglia durante le successive incursioni di bande barbare, avrebbe fatto costruire un castello sul colle Bongaio a cavallo tra Quers e Alpaos, ospitandovi pure le famiglie degli altri limitanei romani suoi dipendenti, nei giorni di maggior pericolo, guadagnandosi così l’appellativo di buono ‘Gayus bonus’ da cui si ebbe poi ‘Bongayus’-Bongaio”. Non a caso – secondo la liberta enciclopedia Wikipedia – lo stemma comunale di Chies d’Alpago presenta sul campo di destra proprio la torre del Castello del Bongaio oltre che, sulla sinistra, la pecora, emblema della pastorizia che era il principale sostentamento del paese e che ancora oggi viene largamente praticata. Col passaggio delle terre del nord sotto il dominio di Teodorico, si sarebbe trasferito con la famiglia a Belluno ma i suoi discendenti mantennero il diritto di proprietà del castello che tornò ad essere abitato da Endrighetto, dopo il suo matrimonio, fino alla distruzione col terremoto avvenuto alle 5 del 25 gennaio 1348 (era di venerdì . ndr.). Endrighetto “fu uno dei più valorosi guerrieri e condottieri bellunesi che si distinsero al fianco degli Scaligeri nelle guerre contro la Repubblica di Venezia, allora alleata con Firenze e Milano e decisa ad estendere il suo dominio fino a Belluno”. Ed è proprio per i buoni servigi resi alla Signoria della Scala che il nostro ottenne nel 1324 da Cangrande “la contea dell’Alpago che a quel tempo era formata da una ventina di regole e svaldi appartenenti a due decanie ed abitata da circa 2000 persone”. L’autore del libro ricorda poi che “la Conca fu teatro nello stesso anno di una infame scorreria effettuata da ‘Rambaldo Guecello e Vicentio da Romagno’ che abitavano a Ceneda, i quali rubarono molto bestiame, distrussero il raccolto ed uccisero quanti tentavano di opporvisi”. Fu per evitare il ripetersi di altri misfatti che “Bongaio fece restaurare e fortificare il castello di Sant’Andrea con mura e ‘controscarpa’ di grossi massi, e quindi lo fornì di una forte guarnigione di armati al comando di Pietribuono, figlio del noto capitano Francesco Buzzellino”. La storia non è finita e riserva clamorose sorprese per le quali ci rifacciamo ancora a Wikipedia: “…Raggiunse l’apice del successo e si ritrovò al vertice del governo di Belluno sempre, ovviamente, per conto degli Scaligeri. Confermato signore dell’Alpago da Mastino II della Scala, nel 1330, e nel 1335 è documentato come podestà del Primiero”. Tuttavia con l’indebolimento della signoria scaligera, Endrighetto, politico abile quanto spregiudicato, decise di cambiare partito. Mentre era capitano di Belluno per conto di Mastino, nell’agosto 1337 prese il diretto controllo della città e si accordò con Carlo di Lussemburgo che era sceso in Veneto dal Tirolo. Poté quindi mantenere il governo come vicario di Giovanni e Carlo di Lussemburgo quando, il 31 agosto, il vescovo Gorgia investì questi ultimi del capitanato di Belluno e Feltre. Il 12 settembre successivo presenziava, in qualità di testimone, all’atto di sottomissione del Cadore”. Ma nemmeno un anno più tardi divenne inviso ai Lussemburgo, accusato di aver avviato delle trattative con Ludovico il Bavaro e di aver tenuto un comportamento autoritario nel governo delle due città. Venne dunque catturato e imprigionato in Carinzia e per circa un decennio di lui non si hanno notizie. Probabilmente si tenne lontano da Belluno, sebbene l’Alpago rimanesse possedimento della sua famiglia, amministrato per mezzo di un vicario”. E siamo all’agosto 1347 con Endrighetto nuovamente attestato come reggente di Belluno per conto di Carlo di Lussemburgo che, poco prima, era stato eletto sovrano del Sacro Romano Impero. Nell’anno successivo ebbe forse anche il vicariato di Feltre. Il ritorno del nobile nella politica locale provocò tuttavia la violenta reazione dell’aristocrazia locale e, a detta di Guglielmo Cortusi, venne assassinato nell’aprile del 1349 da un Iacobus de Guaigno (membro, forse, della rivale famiglia Avoscano). Quest’ultimo, dopo aver preso il controllo di Belluno, venne in brevissimo tempo rovesciato dalle truppe di Giacomo da Carrara che ristabilirono il governo del capitano imperiale”. Concludiamo le rievocazione di questa figura di alpagoto illustre, Endrighetti Bongaio, appunto, tornando a De Nale il quale ne ricorda la drammatica vicenda finale: “Nel 1358 fu nominato vicario imperiale di Belluno ma l’anno dopo la sua vita fu stroncata nella pubblica piazza dalla mano assassina di Giovanni de Fabris… il quale riuscì a sottrarsi alla cattura trovando rifugio a Treviso che in quel tempo era avversaria di Belluno” Qualche tempo dopo il giudice trevigiano Giuseppe Cavalieri “con abile tradimento” lo aveva consegnato ai bellunesi che lo decapitarono nella stessa piazza di Bongaio, ma… quando scoprirono il tradimento “l’amara sorte toccò pure al giudice”. Infine l’autore non omette di citare un’altra morte tragica: quella di Giacoma “Giacoba”, vittima del terremoto del 1348. Figlia del nobile Marco Bruno De Vivario di Vicenza, passata alla storia per aver sposato proprio Endrighetto Bongaio.Era conosciuta in Alpago come la “Regina Mongai” e la gente nutriva per lei grande venerazione. Il 20 ottobre 1340 con Endrighetto ancora carcerato in Carinzia, per interessamento di Carlo di Lussemburgo e Boemia “ottenne l’investitura della contea dell’Alpago da Gino da Castiglione, vicario generale di Feltre e Belluno, alla presenza di un gran numero di abitanti della Conca i quali considerarono quella cerimonia una vera e propria incoronazione della ‘regina’”.
NELLE FOTO (siti: mondi medievali net; alpago.club/it; wikipedia; dolomiti dolomiti.com): lo scomparso maestro Mario De Nale, autore del libro: immagini del Castello di Alpaos; panoramica di Chies d’Alpago; il borgo di Alpaos; lo stemma del Comune che, sulla destra, richiama il Castello.