di Renato Bona
Dobbiamo al presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, cui ci legano sentimenti di antica amicizia (tra l’altro, per singolare coincidenza, con suo padre Adriano eravamo compagni di banco alla scuola “Catullo” mentre lui era compagno di classe allo scientifico “Galilei” di mia figlia Michela e di mio genero Stefano Dal Pozzolo) la “scoperta” di una pregevole mini-guida intitolata “La pittura dell’Ottocento nel Bellunese”, che curata – proprio per la Provincia – da Emanuela Rollandini, propone sei itinerari: “Belluno e dintorni”, “da Feltre e Puos d’Alpago”, “Agordo”, “da Cortina d’Ampezzo a Villanova di Borca di Cadore”, “da Perarolo a Santo Stefano di Cadore, “da Auronzo di Cadore a Padola”. Il tutto in occasione di un breve, occasionale incontro in cui Padrin esprimeva soddisfazione per l’impegno di chi stende queste note, con quotidiani (o quasi) interventi su personaggi, luoghi e situazioni della Provincia di Belluno, concorrendo in qualche misura a portarla alla ribalta nazionale e magari anche internazionale (è accaduto!…). Qui si parla di arte ma prima bisogna dire che il coordinamento del lavoro è stato assicurato dal Servizio cultura di Palazzo Piloni, il progetto grafico e stampa dalla trevigiana Antiga di Crocetta del Montello, referenze fotografiche di: Giuliano Dal Mas, Marco Maierotti, della Rollandini, ancora: degli archivi di Provincia, Comunità montana Centro Cadore, Museo civico bellunese, Museo civico di Feltre, fotografo Vito Vecellio. Un ringraziamento per la collaborazione è stato rivolto a: Laura Carazzai, Tiziana Casagrande, Tiziana Conte, Letizia Lonzi, Giuliano Dal Mas, Giovanna Galasso, Marco Maierotti, don Giacomo Mazzorana, Giovanna Nepi Scirè, Cristiano Velo, Flavio Vizzutti, Marco Zucco, e in particolare ai parroci e ai proprietari degli edifici storici che hanno agevolato le ricerche per la guida, che nella presentazione curata dall’allora Presidente dell’ente provincia, Sergio Reolon, e dall’assessora alla Cultura Claudia Bettiol, i quali sottolineavano come: “In un più ampio contesto di rivalutazione critica dell’arte del XIX secolo, questa guida si offre come uno strumento agile per avvicinarsi agli autori e alle opere del nostro territorio, attraverso l‘analisi dei singoli dipinti, mettendo in luce scelte stilistiche e contenuti, spesso strettamente connessi con i desideri e la volontà della committenza. La collaborazione dei direttori dei musei, dei parroci responsabili degli edifici sacri e dei proprietari di ville e palazzi è stata costantemente sottesa a questo lavoro, nella comune convinzione che la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico siano strettamente connessi alla sua duratura conservazione”. E veniamo alla Rollandini la quale, sotto il titolo “La pittura dell’Ottocento nel Bellunese” ricordate le fasi storiche vissute nel tempo tra la caduta della Repubblica di Venezia del 1797 e l’annessione al Regno d’Italia del 1866 si susseguirono, anche per il Bellunese, dominazioni alterne fino alla restaurazione imposta dal congresso di Vienna del 1815, momento in cui “si formano i protagonisti del rinnovamento in campo artistico che caratterizzerà gli anni successivi, quelli che, fra l’altro, ebbero fra i principali protagonisti Giovanni De Min, Pietro Paoletti e Placido Fabris, pittori che si collocano fra radici neoclassiche ed esperienze romantiche maturate nei centri culturalmente più vivaci del panorama italiano”. Ricorda quindi le opere di De Min e Paoletti per Villa Patt di Sedico (costruita su progetto dell’architetto Giuseppe Jappelli); quelle di De Min per il Municipio bellunese e palazzo Berton di Feltre e poi quelle per le chiese di Agordo, Villapiccola, San Lucano ad Auronzo, di Dosoledo. Aggiunge che “Sulla scia dei pittori più famosi, lavorano anche molti altri di ambito locale, con interventi capillari in moltissimi edifici sacri e residenze private del territorio. Fra questi meritano una certa attenzione le tempere di Girolamo Moech che, nell’esempio di casa Monti a Candide, rivelano una pittura gradevole, rimasta ancorata a modelli del secolo precedente”. E non trascura, la Rollandini, di rammentare che “Sono del tutto sporadiche le presenze di pittori non bellunesi, tra i quali emergono Michelangelo Grigoletti e Antonio Zona, i cui interventi sono legati ai cantieri messi in opera da Giuseppe Segusini nelle chiese di Agordo e di Auronzo, mentre Tranquillo Orsi è presente con le sue decorazioni nel Teatro de la Sena di Feltre”. Poi precisa che accanto a queste opere si incontrano quelle di personalità forse meno note, come Alessandro Seffer, Tommaso Da Rin e Giuseppe Ghedina “che hanno avuto il compito di diffondere sul territorio i modelli del romanticismo pittorico, interpretandoli con aperture in chiave realista…”. E nella seconda metà del secolo? Per la Rollandini “Il panorama sembra dominato dagli artisti bellunesi ad eccezione degli interventi di Pompeo Marinio Mlmenti a villa Buzzati, di Pietro Pajetta a villa Valduga e dell’acquisto di un dipinto di Pio Sanquirico per il municipio di Feltre, giustificato dal soggetto dedicato a Panfilo Castaldi, di stretta pertinenza locale. A queste presenze va aggiunta quella del bolognese Contardo Tomaselli, attio in più occasioni in palazzo Guarnieri, insieme a diversi collaboratori fra i quali spicca un artista di rilievo da identificare probabilmente con Giacomo Casa”. Ed è solo nell’ultimo ventennio del XUIX secolo, in un panorama ormai attardato e piuttosto convenzionale, che si distingue la personalità di Luigi Cima, aggiornato sulle esperienze del ‘verismo lagunare’, che egli traghetterà ben oltre lo scadere del secolo. La sua notevolissima produzione ottocentesca, concentrata principalmente su soggetti di vita quotidiana, appartiene a musei nazionali e a collezioni private, mentre nel territorio restano i sui primi due dipinti a soggetto sacro, che inaugurano una produzione particolarmente apprezzata, verso la quale egli si orienterà negli anni successivi”. Conclude quindi spiegando che alcuni dei protagonisti nazionali e internazionali della svolta realista e simbolista “si incontrano poi alla galleria d’arte moderna ‘Rizzarda’ di Feltre, ma la loro provenienza dalla raccolta del celebre artista del ferro battuto apre un capitolo diverso e affascinante, strettamente legato al gusto eclettico del collezionista, vissuto fra il 1883 e il 1931” e sottolineando che “Da uno sguardo d’insieme al gruppo dei dipinti tardo ottocenteschi della Galleria Rizzarda sembrerebbe di poter cogliere un elemento unificatore, e quindi di un criterio di scelta, nella documentazione dei diversi aspetti dell’approccio al ferro, fino ai preamboli della sua messa in discussione che prelude al simbolismo”. Segue nelle pagine successive una selezione di affreschi, pale d’altare e dipinti di cavalletto – sulla quale avremo modo di tornare – “che vuole dare conto dei molteplici interventi pittorici ottocenteschi diffusi sul territorio, concentrando l’attenzione sulle presene artistiche di maggio pregio. E proprio per questo la guida considera anche alcuni fondamentali cicli di affreschi conservati in residenze privaste non accessibili al pubblico mentre, se non diversamente indicato, chiese e palazzi sono aperti e visitabili durante il giorno mentre l’accesso alle dimore private, quando consentito, ma concordato con i proprietari”.
NELLE FOTO (riproduzioni dalla guida “La pittura dell’Ottocento nel Bellunese”): la copertina della pubblicazione; il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin; “Aiace” olio su tela di Giovanni De Min (Museo civico di Belluno); Pietro Paoletti; Placido Fabris; “Neve a Venezia, 1841, olio su tela; “Esopo narra le favole”, affresco 1837 di Pietro Paoletti; “La disfatta di Romano d’Ezzelino”, olio su tela, 1869, di Alfonso Savini, Galleria Rizzarda di Feltre; “Cristo accoglie i fanciulli” di Giovanni De Min, arcidiaconale di Agordo; “Ratto di Doralice” di Pietro Paoletti, affresco, 1826, per l’agordina Villa Crotta-De Manzoni; “Predica di San Giovanni Battista”, affresco 1854, chiesa dei santi Filippo e Giacomo di Cortina; casa de “I Pupe” a Cortina di Giuseppe e Luigi Ghedina, allegorie, scene di gente, affresco dell’ottavo decennio del XIX secolo; Tommaso Da Rin: “Madonna con il Bambino e i santi Fermo e Rustico”, olio su tela 1876, chiesa di san Bernardino di Pelos; “Cacciata dei mercanti dal tempio” di Da Rin, olio su tela, 1880, chiesa di San Martino di Vigo; Michelangelo Grigoletti: “San Nicola da Bari e Silvestro, olio su tela, 1858, chiesa di Villagrande di Auronzo; Santi Silvestro e Fermo, olio su tela, 1970, di Tommaso Da Rin, chiesa di San Luca a Padola di Comelico.