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VENEZIA Relativamente alla richiesta di esprimersi rispetto all’interesse a partecipare al dibattito pubblico, la Regione del Veneto ha riscontrato manifestando la volontà di partecipare, anticipando nel contempo alcune richieste ed osservazioni preliminari. Tra di esse si è evidenziato che < per quanto riguarda la geologia sono note le criticità insite alla morfologia del sito in cui è prevista l’opera, sia nel territorio della Regione del Veneto sia nel territorio della Provincia Autonoma di Trento, classificato con grado di pericolosità idrogeologico elevato dalla pianificazione di settore, con evidenti fenomeni franosi già in corso sui versanti interessati. Riguardo questo aspetto la tragedia del Vajont, con il suo immane carico di perdita di vite umane e devastazione, è un monito indimenticato che guida la programmazione di tutte le future opere all’interno della Regione dei Veneto: le grandi opere infrastrutturali vengono realizzate solo quando possono essere considerate assolutamente sicure. Le analisi e le valutazioni condotte all’interno del DOCFAP depositato non forniscono questa garanzia. Solo a titolo esemplificativo devono essere risolte le seguenti questioni: la soluzione prescelta deve essere supportata da un’adeguata campagna di indagini geognostiche dirette ed indirette con prove in sito e di laboratorio su campioni; non viene chiarito quali siano gli organi/manufatti per la gestione dei sedimenti che si accumulano a monte della diga; non vengono approfonditi gli studi sulle perimetrazioni di pericolosità da frana censite dal PAI lungo la Val Cortella e potenzialmente interferite dall’invaso; non viene verificata la capacità della roccia di mantenere la risorsa idrica, ovvero che il substrato in fondazione non sia caratterizzato da valori particolarmente elevati di permeabilità per fratturazione o per carsismo; l’ipotesi di dam-break non è stata approfondita a valle sì da verificare l’impatto su tutte le strutture idrauliche che subiscono l’impatto dell’onda di piena, compresa la diga di Ponte Serra, né sono stati verificati gli effetti al suolo lungo la valle del Vanoi e la Valsugana rispetto ad insediamenti abitativi e infrastrutture considerando velocità e tiranti raggiunti dalle onde di piena; non è stato definito un piano di allertamento nell’ipotesi di dam-break che interessi non solo le aree potenzialmente interessate, ma anche tutta la catena di allertamento del sistema di protezione civile oltre che le considerazioni preliminari necessarie alla predisposizione e gestione del Piano Emergenza Dighe; non sono state fornite adeguate indicazioni preliminari su quali tipo di azioni verranno adottate per garantire la stabilità dei versanti.
Ciò solo a titolo esemplificativo ed anticipatorio, ma non esaustivo. Ed infatti è stato riscontrato che < all’analisi della ulteriore documentazione del DOCFAP, con riferimento ai quattro indicatori utilizzati per l’analisi multicriteria del macroambito “Geologia”, si evince che se il “Rischio residuale di crolli di massi e blocchi di roccia instabile” e il “Rischio residuale di frane all’imbocco del paleo-alveo di Case Bellotti” l’alternativa C è “neutrale”, mantiene cioè le attuali condizioni di rischio, lo stesso non può dirsi per il “Rischio residuale di instabilità delle conoidi detritiche” e il “Rischio residuale di frane censite dalla Provincia Autonoma di Trento”, che viene valutato come “lievemente negativo” in entrambi i casi. In definitiva le analisi e le valutazioni condotte non consentono di assegnare alla realizzazione dell’opera un livello di rischio “zero” e pertanto si manifesta la preoccupazione riguardo al potenziale rischio di stabilità dei versanti in quanto la Regione del Veneto deve garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio in merito alla realizzazione dell’opera.