TAIBON Un operaio…di quelli dalle mani nere e una ragazza piena di vitalità, mi raccontano fosse lei il generale della famiglia, che dava le consegne, gli ordini e attendeva i risultati, possibilimente immediati senza tanti giri di parole. Lui era mio padre, Adone, lei è mia mamma, la Bruna del “Piano” dal nonno Cipriano Dai Pra. Oggi le parole sono proprio dedicate a lei, non so se l’abbiamo ringraziata abbastanza in questi suoi 89 anni di vita, ma l’aver ritrovato questi documenti nel suo cassetto ha fatto riaffiorare i ricordi. I ricordi di quella donna, quotidianamente chiusa nella camera delle mie sorelle a far girare la macchina da cucire della Necchi. Era stata lungimirante da piccola, andando dai Rossi per imparare a cucire, a confezionare vestiti.
E’ stata la fortuna di noi figli, due sorelle e un maschio da vestire. E qui esce il grazie, perché non erano tempi di “vacche grasse”, uno stipendio per far studiare tre figli e pagare la casa da poco costruita – oggi anche sede di RADIOPIU – non era il massimo, e anche i vestiti avevano un costo. Per questo la Bruna si era inventata un fine settimana originale. Scendere a Bes dal fratello Bortoletto – tappa fissa al sabato – e poi giù dove oggi c’è il ristorante Carpenada, perché li’ vicino c’era la “Sanremo” e quindi s’acquistavano metri di scampoli dai quali venivano ricavati vestiti, camice, pantaloni, tende, tovaglie. Ogni tanto ci si perdeva in casa Mezzacasa, la gonna come le tende o, i pantaloni come uno strofinaccio, creavano in effetti un po’ di confusione, ma era bello si riusciva a mimetizzarsi come i camaleonti. Eravano tutti e tre sempre vestiti a puntino, alla moda, perché la Bruna riusciva anche a copiare i modelli… degli altri. La Necchi del 1953 – o meglio degli anni trenta – poi sostituita da una potente macchina da cucire per confezionare gli astucci per occhiali per i Riva da Voltago, i Mottes da Rivamonte o i caschi della Mpa per Parissenti. La casa era diventata un laboratorio e tutti noi a dargli una mano a tagliare fili, inscatolare e via discorrendo. Grazie a questo ulteriore impegno ho potuto studiare musica dal maestro Ernesto Bellus e portare tra le mura di casa quell’organo che ancora oggi sono pronto a fucilare chi lo tocca… Alain e Galvano Jr. i miei nipoti, cresciuti in via Paris Bordone, se la sono cavata perché usavano i tasti come tasti e non come tamburi della batteria, oddio c’è voluto un po’ a farglielo capire ma alla fine il risultato è stato ottenuto.
mirko
ps per l’amministrazione comunale di Taibon: i documenti ufficiali riportano RONCH DE BOS non ronc de buos….. sarebbe il caso di correggere un errore segnalato da tempo e che orami viene riportato in tutti i documenti… sbagliati.