LA SOFFERENZA DEL VECCHIO PASTORE
I palmi carnosi del vecchio pastore
sostenevano pazienti la fronte sudata
ormai stanca di gorgogliar pensieri.
Magro sollievo le carezze ruvide
elargite da una vita precaria,
ove ingiustizie cospirano arcigne
con illusioni tradite e innocenze derise.
E intanto passa il tempo
nello sforzo di padroneggiar il destino
o nell’attesa che accada un danno;
un tempo ch’è la misura dell’umana prigione
dove illusioni creano dèi
per sconfiggere l’ingiustizia.
Che vale esser saggi? -Si chiedeva deluso.
Chi ripaga le sofferenze del viver mio?
A che serve il pianto?
A sostenere la scena in un teatro
di miracoli e schiaffi?
Il mondo è ingiusto
-dapprima sentenziò-
è un brodo di speranze riscaldate
Perdendosi poi nell’orizzonte
realizzò che il particolare
da lontano si confonde col tutto
e nel Tutto si cela la verità.
Senza capo né coda,
i mondo semplicemente è.
Ammutolito e assorto, capì che
poteva aggrapparsi soltanto alla bellezza.