Davanti ad una tazza di biscotti e latte
severa mi esplodesti le parole matte.
Dinnanzi a quel profumo versai tutto il mio pianto
che sciolse allor per sempre tra noi, madre, l’incanto!
Lanciasti a me piangente la perfida minaccia:
“Dio mi farà morire! Non penso che a te piaccia!
Smettila con quel vizio! Non farlo tu mai più!
Potrebbe assai adombrarsi Nostro Signor Gesù!”
E invece ho continuato testardo ed ostinato
quasi sfidassi ostile quel ch’era minacciato!
Come se quelle frasi pesanti e ultimative
sancissero per sempre tutte le mie derive!
Ci siam riuniti, madre, con i singhiozzi rotti
ancora noi davanti a un latte coi biscotti
ed ero io stavolta che ti tenevo su
mentre invocavi ancora Nostro Signor Gesù,
chiedendo di salvare la vita rantolante
con il tuo cuor malato, grondante ed ansimante.
Cercavo di nutrirti con l’ultimo cucchiaio
ancora non presago dell’imminente guaio
che il tuo distacco vero stava per regalarmi
come trent’anni prima con te là a minacciarmi.
C’eran latte e biscotti quando mi sentenziasti,
c’eran di nuovo lì allorché te ne andasti!
Perché la vita nostra sempre scandisce un sema,
perché prima o poi arriva per tutti un anatema!