di Renato Bona
Biblioteca di Sospirolo, Pro loco Monti del Sole e Parco delle Dolomiti Bellunesi hanno fatto stampare nel dicembre di 23 anni fa dalla bellunese tipografia Piave il libro della benemerita Pieranna Casanova “Una storia, tante storie. La vita e la gente del Canal del Mis”. Numerosi e qualificati i collaboratori sotto varie forme: con le presentazioni il sindaco di Sospirolo Massimo Tegner, il presidente della Pro loco “Monti del sole”, Sandro Fiorot, il presidente del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, Valter Bonan, molti altri fornendo testi, esponendo ricordi e testimonianze, realizzando o mettendo a disposizione immagini o documenti. Largo spazio è stato dato alla realtà rappresentata dalla frazione Gena Alta e in questa occasione ci soffermiamo proprio qui per riferire in sintesi di un tragico episodio della seconda guerra mondiale a proposito del quale leggiamo in apertura: “Parlare di guerra significa andare al 18 novembre 1944, data profondamente impressa nel cuore della gente del Canal del Mis e che segnò nel tempo un lungo periodo di paura per l’occupazione tedesca e la presenza di covi di partigiani nella Valle”. Già prima di quel giorno c’erano voci di una imminente azionedi rappresaglia tedesca a Mis, dove “molti avevano svuotato le case dei loro averi, per salvarli dal fuoco”. Gli invasori, soldati altoatesini, giunsero invece a Canal del Mis e quindi a Gena quella mattina. Mario Casanova, che era con il cugino Vittorio Casanova ed Angelo Balzan aveva notato numerosi autocarri che trasportavano soldati entrare nella Valle e fermarsi alla Colonia Buzzatti dove c’era il comando militare. Mario, che era da poco rientrato dal servizio militare, si era reeso conto del pericolo ma, d’intesa con Angelo, decise comunque di rimanere in paese anche se potevano fuggire verso la montagna di cui conoscevano bene i sentieri per monte Gena e i Feruch. La loro fu, purtroppo, una decisione sbagliata che “lo condusse ad una fine tragica”. A casa, con le donne e i bambini, erano rimasti anche Riccardo, Servilio e Marcello Casanova. Arrivarono decine di tedeschi e subito picchiarono Modesto Balzan scambiandolo per un partigiano. Poi scelsero cinque uomini come ostaggi, salirono alla Pala del Cogol della Lorezza e quindi a Piscalor e Nandrina, siti dove sapevano esservi presenze partigiane. Più tardi tornarono indietro e Mario Casanova non era con loro! Gli altri ostaggi chiesero notizie col gergo dei ‘conza’, i seggiolai di Gosaldo, ed appresero così che era stato ucciso al Cogol della Lorezza con sette pallottole! Mentre alcuni tedeschi saccheggiavano le case e le stalle, i quattro ostaggi furono separati dal resto della gente disperata per quanto stava accadendo… Il fuoco distrusse tutto. E davanti ad un muretto, a Gena Media, furono passati per le armi Riccardo, Marcello e Servilio Casanova oltre ad Angelo Balzan. Più tardi tutti i corpi furono recuperati e composti nella chiesetta di San Remedio dove poi si svolsero i funerali con larga partecipazione di compaesani. Luigi Lise e suo nipote Lino trasportarono quindi le bare a Sospirolo. I due “frequentavano spesso il Canal del Mis perché erano fra i pochi a possedere un carro coi cavalli con cui trassportavano soprattutto legna, ma anche viveri ed armi per i partigiani che erano rifugiati in Val Falcina”. Al funerale presero parte anche alcuni soldati tedeschi della Todt ma non ci furono particolari azioni intimidatorie da parte loro… Casanova aggiunge: “Sfidando il pericolo partecipò alle esequie anche Angelo Sgobio, originario di Taranto, che, fatto prigioniero in Germania e poi rilasciato, si era rifugiato a Gena Alta. Era nascosto tra le montagne il giorno della tragedia e i tedeschi non lo avevano trovato, pur passandogli vicino durante il rastrellamento. Quando seppe cosa era successo si disperò ritenendo di essere la causa di tutto l’accaduto. Proprio la famiglia di una delle vittime, Mario Casanova, lo aveva aiutato ospitandolo prima in casa e poi portando rifornimenti al suo rifugio alla Pala del Cogol. Dopo la tragedia, la gente di Gena lasciò il paese distrutto e trovò ospitalità fino alla fine della guerra presso familiari o conoscenti”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Una storia, tante storie” curato da Pieranna Casanova nel dicembre 1999): panoramica di Gena Alta; Giovanna De Donà di ritorno dalla fontana di Gena Alta, tra le case rovinate dall’incendio del 1944 provocato dall’invasore nazista; Riccardo Casanova, 51 annio; Marcello Casanova, 49 anni; Servilio Casanova, 41 anni; Mario Casanova, 24 anni; Angelo Balzan, 18 anni; Emanjuela De Donà, moglie di Marcello Casanova da Gena Alta, con il figlio Orelio, nato nel 1920; a desatra della vecchia strada a Gena Bassa, dove c’è un gregge in transumanza, la chiesetta di San Remedio demolita; 26 maggio 1963: la nuova chiesa di San Remedio: cerimonia di benedizione presente il vescovo Gioacchino Muccin; sullo sfondo la chiesetta demolita e, sopra, la vecchia strada; cimitero di Sospirolo: onori alle cinque bare dei Caduti di Gena Alta
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