di Renato Bona
“La vita di una comunità è sempre costellata da tanti avvenimenti. Alcuni, come la nascita o la morte di una persona sono ‘fisiologici’ e in un certo senso normali; altri, come il rientro dei reduci da una guerra, o una frana che travolge parte del paese, o la visita pastorale del Vescovo, sono avvenimenti straordinari”. Esordisce così il selvese prof. don Lorenzo Dell’Andrea nel capitolo “Avvenimenti” del suo pregevole e prezioso libro “Selva di Cadore come era” (in ladino “Selva da nosakàn”) edito nel novembre 1993 dall’Union de i Ladiñ de Selva, stampato dalla bellunese tipografia Piave ed ora non più esistente. Ricorda quindi, prima di commentare la serie di ottime immagini (raccolte di: Tullio Da Rech, Amelio Monico, Filippo De Filippo, Aristide Bonifacio, Union Ladiñ de Selva, Antonio Bonifacio, Renzo Nicolai, Iole Monico Lorenzini, Fedele Chizzolin, Elide Cadorin) che “Un avvenimento che ebbe notevole incidenza sul paese è stata la prima guerra mondiale”: Selva, al confine con l’Austria, ebbe infatti la vita assai segnata: strade, accampamenti militari, un ospedaletto da campo e, soprattutto, i molti uomini sotto le armi, parecchi dei quali morti o dispersi. E dopo Caporetto, come per i restanti paesi della provincia, l’occupazione, le requisizioni (le campane di Selva e di Pescul portate via dagli occupanti per farne cannoni), la fame. L’autore prende atto che: “dopo ogni guerra, grande festa, grandi adunate di reduci, ricordi e monumenti, ma anche tanti problemi per la ripresa della vita, e precisa che nelle immagini proposte sono ricordati alcuni di questi avvenimenti, qualcuno triste (come il recupero della salma di una persona travolta da una valanga), altri lieti (come la posa della prima pietra di una scuola), altri rientranti nei fenomeni naturali ricorrenti nella nostra vallata e spesso accompagnati da gravi conseguenze (come le nevicate eccezionali e le frane)” Qui di seguito, le didascalie che accompagnano le singole fotografie ma prima la considerazione finale dal sapore amaro di Lorenzo Dell’Andrea: “Col passare del tempo i ricordi di questi avvenimenti si attenuano in quegli stessi che ne sono stati testimoni o addirittura protagonisti, mentre le nuove generazioni spesso non conoscono i fatti del passato nemmeno per sentito dire. Una volta era normale che i vecchi parlassero con i figli e i nipoti del passato, trasmettendone il ricordo. Oggi questo capita rarissimamente, perché nessuno ha tempo né di raccontare né di ascoltare e un pochino anche perché ci si illude che per ‘sapere tutto’ basti guardare la televisione!”. Questo il commento alla prima foto: “Saluto a Reduci della campagna di Eritrea (1895-96) alla fine del secolo scorso, forse nel 1896 o 1897, sulla piazza di Selva. Da notare la bandiera davanti al Municipio vecchio, la chiesa col campanile, la vecchia sacrestia, l’albergo con la scritta ‘Gasthof Valle Fiorentina’”. Tocca a: “Inaugurazione del monumento provvisorio ai Caduti della prima guerra mondiale davanti al Municipio, monumento che fu successivamente trasportato prima al centro della piazza, poi nell’attuale posizione nel parco a sud-ovest”. Seguono due immagini per l’inaugurazione del monumento ai Caduti negli anni ’20. Tocca quindi a quella del gruppo dei Reduci della guerra 1915-18 in festa con bandiere e coccarde appuntate al petto, probabilmente del 1919; e a quella per la festa dei Combattenti e Reduci della seconda guerra mondiale, presenti reduci, parenti dei caduti e dispersi, il vescovo Girolamo Bortignon, il parroco don Giovanni Longiarù, il sindaco Davide Cadorin. Altro gruppo: davanti al monumento, probabilmente nel 1946; i Reduci che avevano prestato servizio nel corpo dei Pompieri durante la seconda guerra mondiale. Non potevano certo mancare i “Ragazzi del ’99” e i Cavalieri di Vittorio Veneto: siamo nel 1969 in una celebrazione ufficiale; altra immagine dei “Ragazzi del ’99” in occasione delle celebrazioni per i loro 80 anni alla Pasadora, davanti alla lapide dei Caduti. Tocca a “Un gruppo di mamme con famiglia numerosa durante la consegna di un particolare attestato di benemerenza, davanti al Municipio; segue quella di sei ragazze di Selva nel tradizionale costume ladino, che fanno da madrine del gruppo alpini “Pieve di Cadore” a Belluno l’11 aprile 1954. Eccoci alla “Benedizione del cimitero dopo l’allargamento, il 21 dicembre 1922; il camposanto intitolato a San Lorenzo benedetto dal vescovo monsignor Giosuè Cattarossi. Conclusione della rassegna con immagini riservate al capitolo campane: benedizione dei nuovi broni della chiesa di San Lorenzo il 14 dicembre 1922; quattro bambini di Selva con il parroco don Giovanni Vidale il 14 dicembre di cento anni fa; quattro chierichetti con tonaca, cotta e caratteristica cappa lo stesso giorno; le campane di San Lorenzo che hanno dovuto essere rifuse a causa della rottura di una di esse, l’immagine risale al 1952; infine: un camion sul quale è salito anche il parroco don Giovanni Bedont, sul sagrato della chiesa di Santa Fosca con le nuove campane in sostituzione di quelle requisite dagli austriaci nella Grande Guerra.
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