di RENATO BONA
Ci siamo già occupati di don Umberto Trame (veneziano per nascita nel1881 ma originario di Chies, mancato nella città lagunare nel 1974) e del suo libro nel quale il sacerdote-scrittore si è mirabilmente occupato di un popolo, una civiltà, un territorio, vale a dire della conca alpagota e dei suoi cinque comuni (oggi, dopo i referendum per l’accorpamento sono rimasti tre). Intitolato “L’Alpago raccontato da Umberto Trame” il libro, stampato nel maggio del 1984 nello stabilimento tipolitografico Panfilo Castaldi di Feltre, è stato edito dalla bellunese Nuovi Sentieri di Bepi Pellegrinon, stampa della tipografia Piave (che da alcuni mesi ha cessato l’attività) ad iniziativa della Comunità montana dell’Alpago al tempo presieduta da Terzo Lorenzo Barattin, purtroppo scomparso. Col coordinamento di Eronda Graphic Design Studio, materiale illustrativo in gran parte proveniente dall’Archivio fotografico della Biblioteca Popolare di Chies e Codenzano, foto delle opere d’arte di De Santi Belluno e quelle relative alla montagna di Piero Fain e Flavio Bona. Hanno elaborato testi di qualità: Fiorello Zangrando, Giovanbattista Pellegrini, Mauro Lucco, Lino Sief, Giancarlo Bressan, Piero Fain. In questa occasione ci soffermiamo sul capitolo dedicato ai cinque comuni dell’epoca: Chies d’Alpago, Farra d’Alpago, Pieve d’Alpago, Puos d’Alpago e Tambre d’Alpago. Che, fra l’altro, offrono la possibilità di escursioni alla Forca Antander, ad Arcole, a Cima Messer, Barcis, Forcella Federola, Venal, Monte Crep Nudo, Monte Teverone, Cima Teverone o Busa Secca, Cima Valars, Claut, alla Depressione del Teverone, e non solo. CHIES: altitudine 705 metri, con superficie di 42 chilometri quadrati, comprende le frazioni: Alpaos, Funes, Irrighe, Lamosano, Molini, Montanes, Pedol, Codenzano, Palughetto, Carpineto; il capoluogo si distende di fronte al Messer e “fu molto danneggiato da una frana che inghiottì e travolse l’antica chiesa e parecchie case…”. Quanto alle opere d’arte, nella chiesa di Funes c’è un bellissimo “San Pietro” opera dell’insigne pittore ottocentista Placido Fabris di Pieve. FARRA: altitudine 395, superficie 42 kmq; frazioni: Spert, Lastra, Santa Croce, Villanova. Nel libro, a proposito del lago di Santa Croce si legge: “Nelle acque del lago evvi eccellente pesce che può costituire, oltre al paesaggio, richiamo ai gitanti; purché ne sia aumentata la produzione”. Il capoluogo è situato alla confluenza del torrente Runal con il fiume Tesa. Nell’antica chiesa di San Vigilio, certamente rifatta più volte, e nel terreno attiguo che fu del cimitero, “si rinvenne anni or sono un’arca sepolcrale in pietra che sta ora sotto la fontana di Castello”. Nella parrocchiale, il Crocifisso e le due statue della Vergine e San Giovanni sono attribuiti ad Andrea Brustolon. PIEVE: altitudine 692, superficie 23,495 kmq; frazioni: Curago, Garna, Plois, Tignes, Torch, Villa. Il capoluogo è rivolto a mezzogiorno, sulle falde del Monte Dolada (1939 metri) e si distende prevalentemente sui due lati della via Placido Fabris che porta a Tignes. E’ a Pieve la chiesa matrice di tutte le altre d’Alpago; non si conosce l’origine della parrocchia che deve essere antichissima e preesistente ai Longobardi. La chiesa attuale, “ad una navata, appariscente fin da lontano, è opera pregevole dell’architetto Giuseppe Segusini di Feltre, che progettò pure le chiese di Agordo, Cadola e Domegge…”. PUOS: altitudine 419, superficie 13,008 kmq; frazioni: Bastia, Cornei, Sitran, Valzella. Il capoluogo giace fra la sponde del Tesa da una parte e la collina di San Pietro di Valzella dall’altra e dista 4 chilometri da La Secca dove c ‘è la stazione ferroviaria. Una curiosità del paese: l’officina del maniscalco (“che pare un arsenale di ferravecchi”) sotto una grande tettoia, e adiacente alle ruote del mulino. Fra Bastia e La Secca sorgono il palazzo e l’Oratorio dedicato al Redentore, già proprietà di una nobile ed antica famiglia Gera, originaria del Comelico. E concludiamo, avendo osservato l’ordine alfabetico, con TAMBRE: altitudine 922, superficie 45,39 kmq; frazioni: Borsoi Alt, Civit, Broz, Lavina, Pianon, Tambruz, Valdenogher, Valturcana. Il bosco del Cansiglio, di cui un tratto è visibile da Tambre, occupa una parte del territorio di questo comune dove si producono cereali, granoturco, foraggi ed ottimo burro; vi stanno cave di pietra da costruzione e fornaci da laterizi e da calce. Nella frazione Borsoi, località detta “Le Zoppe” il chimico Zanon “scoprì alcune sorgenti d’acqua minerale chiara, trasparente, di un sapore salsugginoso, senza esalazioni, ne fece l’analisi e risultò ricca di solfato di soda, ma non ha alcun uso medico”. Per la sua altitudine e posizione, per le comodità che presenta, per la bellezza dei monti che si elevano alle sue spalle, inquadrati in un paesaggio pieno di suggestione e d’incanto, affluiscono in quantità i forestieri, che Tambre accoglie in gran numero. E volentieri!
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “L’Alpago raccontato da Umberto Trame”): Pieve d’Alpago nella sua dimensione di dignità rurale; Plois col Crep Nudo ed il Teverone; il capitello di Plois conferma l’attaccamento alla tradizione religiosa; il villaggio di Curago; Irrighe, fertile terra d’ingegni; panoramica di Lamosano e inaugurazione del nuovo campanile (1923); l’albergo tappa di un’autolinea; le case di Garna; architettura spontanea di pregio a Borsoi; Tambre con la maestosità delle prime Dolomiti d’Oltrepiave; scorcio di Valdenogher; e quello, purtroppo sfuocato, di Cornei; vicolo affollato a Spert; Puos, centro economico del territorio; dedizione al lavoro delle donne; la famosa trebbiatrice di Montanes; la Banca cooperativa dell’Alpago.