di RENATO BONA
“Un popolo una civiltà un territorio. L’ALPAGO raccontato da Umberto Trame”. E’ il titolo di un importante libro che voluto dalla Comunità montana dell’Alpago all’epoca guidata da Lorenzo Terzo Barattin, è stato realizzato nel maggio del 1984 – per il coordinamento grafico di Eronda Graphic Design Studio – nello stabilimento tipolitografico Panfilo Castaldi di Feltre con Nuovi Sentieri editore di Bepi Pellegrinon. Contiene testi di: Fiorello Zangrando, Giovanbattista Pellegrini, Mauro Lucco, Lino Sief, Giancarlo Bressan, Pietro Fain e contributi della Biblioteca popolare di Chies e Codenzano. In copertina: “Lake of Santa Croce” dal volume di Amelia Edwards, “A Midsummer Ramble in the Dolomites”, Londra 1873. Nella presentazione, il presidente comunitario Barattin scriveva: “… ho proposto al consiglio dell’ente che presiedo, ed esso l’ha accettata con entusiasmo, la ristampa del più completo, se non l’unico libro pubblicato sull’Alpago, dovuto alla penna di un oriundo affezionato quale fu don Umberto Trame. Pur essendo assai datato – compie infatti i cinquant’anni abbondanti – abbiamo ritenuto doveroso che fosse riproposto nonostante i limiti che presentava”. E aggiungeva: “Il volume è stato infatti per mezzo secolo un sicuro punto di riferimento per le conoscenze, nel senso più ampio, del nostro territorio”. Quindi precisava: “Per renderlo più attuale ed adeguato, con contributi di vario tipo, che tengono conto da una parte dell’evoluzione storica e dall’altra delle conoscenze che anche attorno all’Alpago si sono andate sviluppando, abbiamo ritenuto opportuno corredarlo di una serie di studi dovuti a specialisti ed appassionati. Riguardano la storia e l’arte, la glottologia e il turismo, l’ambiente e le nuove strutture”. Concludeva esprimendo l’auspicio che l’opera così elaborata “corrisponda non soltanto ad evidenti esigenze d’illustrazione della nostra zona ma serva anche a colmare, come si suol dire, una lacuna. L’Alpago ha ora una pubblicazione che ritengo degna e che contribuirà a far sì che cittadini ed ospiti la possano adeguatamente utilizzare per conoscere meglio una parte della realtà bellunese che non era ancora stata valorizzata”. A questo punto vediamo chi era Umberto Trame (cui il comune di Chies ha intitolato la scuola di Lamosano – ndr.). Originario di Chies ma nato Venezia l’11 novembre del 1881 (e battezzato a Santa Maria del Giglio il 27 novembre) è morto nelle prime ore del 24 settembre del 1974 nella città lagunare, è ricordato nella conca alpagota perché pur vivendo a Venezia si interessò molto, fra l’altro, per la realizzazione di una nuova strada che togliesse dall’isolamento il paese di quelli che definiva “i miei padri”, Chies, appunto. E si impegnò per il restauro della chiesetta vitalizia di Mont, la seconda chiesa filiale di Chies, intitolata alla Beata Vergine della Pace e documentata fin dal 1767. Ultimati gli studi in seminario, il 24 luglio 1910 fu ordinato sacerdote dal cardinale patriarca Aristide Cavallari; operò a San Giacomo dell’Orio prima e poi ai Santissimi Apostoli. Nel 1916 venne nominato cappellano dei profughi della Grande guerra e nel 1919 fu assegnato a Carole come coordinatore tornando poco dopo a Venezia come cappellano corale di San Marco. In campo civile e sociale fu l’ideatore del traforo dei Monti Lapissini per la congiunzione del “suo” Alpago con il Friuli. Ma torniamo al libro (sul quale avremo certo modo soffermarci in altro servizio) per il quale l’amico giornalista Fiorello Zangrando concludeva così la prefazione: “Sia questo libro, con le fotoincisioni che lo corredano nel testo e fuori in maggior numero possibile, incentivo ad una ulteriore e più vasta illustrazione e descrizione della bella conca dell’Alpago: l’antico Lapacum; le due decanie longobardiche; la contea dei Vescovi di Belluno e di Endrighetto da Bongaio. E quindi precisiamo che la parte terza, curata dalla Biblioteca Popolare di Chies e Codenzano, è riservata a “L’Alpago nelle immagini” da cui riproduciamo quelle a corredo di questo servizio precisando che la maggior parte sono appunto della Biblioteca popolare, quelle delle opere d’arte di De Santi Belluno e quelle relative alla montagna di Piero Fain e Flavio Bona.
NELLE FOTO: la copertina del libro di Trame; la scuola a lui intitolata a Lamosano; Pieve in un’immagine di un secolo fa; chiesa e municipio a Lamosano; Chies: motivo di curiosità una lussuosa automobile; Valdenogher: nel cuore di una comunità rurale singolare esempio dell’architettura veneta del ‘500; Puos, centro economico del territorio; la Banca cooperativa dell’Alpago; anno 1932: battuta di caccia a Spert; di primario rilievo e insostituibile il ruolo della donna; dedizione al lavoro delle donne che esprimono al meglio le loro qualità; “Ultima cena” di Francesco Frigimelica nella parrocchiale di Lamosano; chiesa di San Rocco a Torch: di Nicolò De Stefani “La Madonna col Bambino tra San Sebastiano, San Rocco e Angelo musicante”; gregge di pecore sulla montagna di Funes; villaggio di Campon in Cansiglio.