Ci porta nel Lamonese, a Quero e Santa Giustina la quinta tappa del “viaggio” in ambito provinciale accompagnati, si fa per dire, dalle immagini (157 in tutto) che gli storici Giovanni Fabbiani e Giuseppe Sorge hanno scelto e commentato per il libro”Belluno e provincia nelle vecchie cartoline”, edito nel dicembre 1975 ad iniziativa del Lions club bellunese da Canova di Treviso per i tipi delle officine grafiche Longo e Zoppelli, pure della Marca.
La prima immagine che ammiriamo è riservata a LAMON e Fabbiani-Sorge scrivono: “Il campanile di S. Daniele mentre gli austriaci asportano le campane”. Segue quella col titolo “Il Castello di Schenèr” e la dicitura: “Nel 1384 Feltre e la Val Sugana passarono ai Carraresi, ma gli arciduchi di Austria conservarono il loro dominio su Primiero. Così tra Feltre e Primiero sorse un confine: Feltre lo munì col castello dello Schenèr. Quelle che qui vediamo sono le muraglie in una cartolina del 1912”.
Ed eccoci a QUERO, in particolare a Castelnuovo. Così i due storici: “Sulla sinistra del Piave c’era un torrione che, congiunto a Castelnuovo con una catena, segnava il limite per passare il quale bisognava pagare un pedaggio. Costruito da Venezia nel 1375, nel 1412 il castello venne riconquistato dai veneziani, passò ai tedeschi nella guerra di Cambrai, fu ripreso da Giovanni Brandolino, poi riconquistato dai tedeschi, tornò a Venezia e Girolamo Miani lo difese eroicamente con 300 uomini nel 1511 da migliaia di tedeschi e guasconi del La Palisse. I tedeschi lo conquistarono e lo rovinarono facendo prigioniero il Miani: questi si votò alla Vergine Santissima che gli apparve e gli diede le chiavi per fuggire e lo guidò a Treviso: qui lasciò la carriera delle armi e fondò la congregazione Somasca. Girolamo Miani è santo dal 1767. Il Castello sotto cui passa la strada, rovinato anche nel 1917-18 dai tedeschi, venne restaurato dai Padri Somaschi. Per la galleria sovrastante passa la ferrovia per Feltre”.
Restando in destra Piave ci spostiamo a SANTA GIUSTINA BELLUNESE. La foto panoramica è così’ commentata: “Il centro del comune consisteva all’inizio del secolo (la cartolina è del 1917) nella chiesa parrocchiale e in alcuni gruppi di case intorno ad essa. Il paese è diviso in due da un torrente attraversato da un ponte in pietra dove sostano,in attesa della foto, i soliti curiosi. All’inizio del ponte una donna vende i prodotti della campagna”.
Poco più in la ed eccoci a MEANO: per illustrare l’immagine della contrada principale, gli autori del libro scrivono: “E’ arrivata la corriera nella piazza e si è fermata davanti la RR Poste. Ma è arrivato anche il fotografo e mentre sta armeggiando dietro la cassetta, i ragazzi guardano incuriositi e l’autista si mette in posa, mano sul fianco, appoggiandosi alla vettura”. Traguardo finale a FORMEGAN, di cui è stata scelta una foto che reca questa didascalia: “La scuola elementare realizzata nel 1928. Bambini giocano sulla strada”.
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Torniamo sul personaggio Girolamo Miani, in realtà Emiliani (la sua immagine compare nel sito santiebeati.it) sintetizzando la sua storia proposta nel sito della libera enciclopedia Wikipedia. Ultimo dei 4 figli di Angelo e di Eleonora Morosini, famiglia del patriziato veneziano, Girolamo cominciò la carriera militare nel 1509 e prese parte alla guerra della Lega di Cambrai; nel 1511 sostituì il fratello Luca, rimasto invalido durante il conflitto, nel ruolo di castellano del Castelnuovo di Quero, affiancato dal capitano Andrea Rimondi e da una guarnigione di 300 fanti, in seguito rinforzata con truppe inviate dal podestà di Belluno e dalle milizie di Lodovico Battaglia. Purtroppo, di fronte alle soverchianti forze nemiche, dovette capitolare dopo un solo giorno di combattimenti. Fatto prigioniero, venne rinchiuso nei sotterranei dello stesso castello con ceppi ai piedi, alle mani e al collo, una catena fissata ad una pesante palla di marmo; nei giorni di prigionia si avvicinò alla preghiera trovandosi, secondo la leggenda devozionale, improvvisamente libero il 27 settembre 1511; attribuì sempre la sua liberazione all’intervento speciale e personale della Madonna. Fuggì a Treviso dove, di fronte alla “miracolosa immagine venerata” nella chiesa di Santa Maria Maggiore sciolse il voto ponendo sull’altare le catene della prigionia. Terminata la guerra nel 1516 gli venne rinnovato l‘incarico di governatore di Quero che terrà fino al 1527 quando tornò a Venezia. Nel 1528 una carestia e la peste provocarono in Italia migliaia di vittime e il nostro spende rapidamente tutti i quattrini di cui disponeva per soccorrere la gente. Il 6 febbraio 11531 andò a vivere nella zona di San Rocco con 30 ragazzi di strada ai quali impartì istruzione di base e formazione cristiana. Si trasferisce poi nel bergamasco dove costituisce una comunità Somasca che papa Pio IV eleverà a Ordine religioso. Nel Trentino contrae la peste e domenica 8 febbraio 1527 muore. Fu dichiarato beato nel 1747 e canonizzato vent’anni dopo. Nel 1928 papa Pio XI lo proclamò “Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata”. Le sue spoglie sono custodite nel santuario di Somasca a Vercurago, in provincia di Lecco.